Miria De Santis, presidente dell’AsNAS, Associazione nazionale assistenti sanitari, sottolinea il traguardo del nuovo maxi Ordine TSRM e PSTRP nel quale è confluita la categoria: «Prevenzione, promozione della salute, educazione per la salute sono la nostra mission»
Una sanità efficiente ha bisogno anche di professionisti che si occupano della promozione e dell’educazione alla salute: solo incentivando comportamenti virtuosi si possono prevenire alcune malattie e, di conseguenza, alleggerire il peso dell’assistenza sulla casse dello Stato. Lo sanno bene gli assistenti sanitari, professione che proprio quest’anno ha compiuto i 100 anni di storia. Del resto, chi meglio dell’assistente sanitario può pensare alla salute della popolazione con una visione di lungo raggio e di programmazione: opera principalmente a livello territoriale nell’ambito della medicina sociale, della tutela dell’igiene e sanità pubblica e ambientale, della ricerca epidemiologica, dell’assistenza sanitaria, della prevenzione e dell’educazione alla salute. «Chiediamo alla politica di sostenere l’aspetto professionale, chiaramente aumentando questi professionisti. In questo momento c’è bisogno di una attenzione particolare alle esigenze non solo di prevenzione» sottolinea Miria De Santis, Presidente AsNAS, Associazione nazionale assistenti sanitari, che abbiamo incontrato in occasione del Primo Congresso Nazionale del maxi ordine delle professioni sanitarie TSRM e PSTRP.
Presidente, si è svolto il primo Congresso della Federazione degli ordini TSRM e PSTRP. Con che spirito avete vissuto il Congresso?
«È veramente un obiettivo raggiunto con professionalità, con lavoro di grande spessore e di grande sentimento da parte di tutte le associazioni, di tutti i presidenti e di tutte le persone che hanno collaborato. Anche chi è rimasto a lavorare nel territorio ma che chiaramente è stato raggiunto dalle informazioni che costantemente tutti quanti abbiamo con grande sforzo cercato di far passare e di sostenere».
Quanti siete come categoria professionale?
«In Italia siamo poco più di 6mila».
Come categoria, cosa chiedete alla politica?
«Di sostenere l’aspetto professionale, chiaramente aumentando questo tipo di lavoro, questo professionista. In questo momento c’è bisogno di una attenzione particolare alle esigenze non solo di prevenzione, perché questo è il campo della nostra professione. Prevenzione, promozione della salute, educazione per la salute sono la nostra mission. Ma questo aspetto ora risente della mancata numerosità e individuazione del professionista. Ne servono di più, come chiaramente in questo momento gran parte delle professioni sanitarie, proprio per sostenere quello di cui oggi si parla tanto, cioè il guadagno di salute. Questo è il nostro campo».
Lavorate più nel pubblico o nel privato?
«Abbiamo in questo momento una richiesta da parte del privato, ma prevalentemente lavoriamo nel pubblico».