Il nuovo contratto, arrivato dopo dieci anni di attesa, è stato sottoscritto nella sede dell’Aran e riguarda circa 130mila dirigenti medici, veterinari, sanitari e delle professioni sanitarie
Via libera per il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dell’area Sanità relativo al triennio 2016-18. Il nuovo CCNL, arrivato dopo dieci anni di attesa, è stato sottoscritto definitivamente nella sede dell’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) e riguarda circa 130mila dirigenti medici, veterinari, sanitari e delle professioni sanitarie confluiti nella nuova Area dirigenziale della Sanità.
«I nostri medici sono una risorsa preziosa per il Paese» ha commentato il ministro della Salute, Roberto Speranza. «Si riparte con gli aumenti salariali (circa 200 euro lordi in più in busta paga), con la valorizzazione della carriera, con le tutele ai più giovani e alle donne e con il sostegno per le situazioni di disagio. Si è andati a migliorare – continua il Ministro in un lungo post su Facebook – e in alcuni casi a raddoppiare, le indennità per i medici che fanno le guardie notturne e festive e che lavorano nei pronto soccorso. Poi ci sono gli aumenti del tabellare, gli arretrati contrattuali, l’aumento della posizione fissa e molto altro ancora. Ora i giovani medici precari possono cumulare i periodi di lavoro diversi e ottenere dopo 5 anni il primo scatto di 5500 euro all’anno. E per i medici più anziani c’è la possibilità di essere esonerati dalle guardie».
«C’è ancora tanto da fare – prosegue Speranza – ma con le risorse per il personale e le nuove assunzioni sbloccate in questi giorni abbiamo dato risposte concrete per migliorare la situazione nelle corsie. Va superato il ricorso ai turni massacranti per garantire a tutti i medici l’effettivo riposo di 11 ore tra un turno e l’altro, va affrontato il nodo della RIA (retribuzione individuale di anzianità) e va approvata la legge contro le aggressioni al personale sanitario. Lo faremo tutti insieme per valorizzare e difendere il nostro SSN e la salute di tutti».
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«Dopo l’intesa di ieri sul Patto per la salute un altro traguardo è stato raggiunto» hanno dichiarato il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Stefano Bonaccini, e il presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità, Sergio Venturi (Assessore della Regione Emilia-Romagna), commentando la firma odierna. «Si tratta di un risultato molto importante per una categoria di professionisti che rappresenta un ‘presidio’ di qualità e un fiore all’occhiello del nostro Servizio sanitario. Un ringraziamento particolare, per l’apporto fornito, va sia allo staff dell’Aran che alle organizzazioni sindacali».
«All’inizio dell’anno – sottolineano il presidente della Conferenza delle Regioni e il Presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità – sembrava impossibile che si riuscissero a conciliare le diverse posizioni e che si potesse arrivare alla firma entro la fine dell’anno. È davvero un segnale importante per il Servizio sanitario e per i cittadini. Sappiamo – concludono Bonaccini e Venturi – che il contratto non risponde a tutte le aspettative delle categorie interessate, ma rappresenta davvero un passo in avanti importante e tutt’altro che scontato. Lo consideriamo il preludio migliore per l’apertura della nuova stagione contrattuale».
Il testo affronta in modo più sistematico i principali istituti contrattuali, dovuti a diversi interventi legislativi che si sono susseguiti nel tempo. Sono stati risolti diversi nodi, a partire dalle relazioni sindacali con una regolazione semplificata ed unitaria della materia. Sono state ampliate ed innovate alcune tutele, ad esempio quelle concernenti le gravi patologie che necessitano di terapie salvavita, le misure in favore delle donne vittime di violenza, le ferie e i riposi solidali per i dirigenti che debbano assistere figli minori bisognosi di cure. Un rilievo particolare è dato alla specialità di questa dirigenza, con un nuovo sistema degli incarichi per valorizzare la carriera dirigenziale, anche professionale, e nel relativo sistema di verifica e valutazione.
Sotto il profilo economico, il contratto prevede incrementi a regime del 3,48%, corrispondenti ad un beneficio medio complessivo di poco più di 190 Euro/mese. C’è poi una rivalutazione degli stipendi tabellari a regime di 125 Euro mese per tredici mensilità a cui si aggiungono gli ulteriori incrementi che hanno interessato la parte accessoria del salario, con una particolare attenzione agli istituti retributivi più direttamente correlati alla erogazione dei servizi (guardie mediche e retribuzione di risultato).
LE REAZIONI
ANAAO – «È un contratto di ripartenza, che finalmente chiude una fase buia lunga 10 anni che ha determinato ripercussioni negative sulle condizioni di lavoro dei medici e dirigenti sanitari con uno svilimento del loro livello economico. Ora possiamo guardare in avanti, al contratto 2019-2021 e auspichiamo di aprire le trattative del triennio in tempi rapidi». Con queste parole il Segretario Nazionale Anaao Assomed, Carlo Palermo, commenta la firma del Ccnl 2016-2018 avvenuta oggi all’Aran.
Ora il sindacato dei medici guarda avanti. «I prossimi passaggi ci vedranno impegnati a completare il lavoro a livello della contrattazione integrativa aziendale – sottolinea l’Anaao – cui tocca recuperare le risorse economiche sottratte nel passato, ed esercitare un ruolo da protagonista e non da spettatore passivo nel determinare molti istituti economici, ma soprattutto nel prossimo rinnovo che è già alle porte, preparando per tempo piattaforme unitarie ed innovative e ripensando a modalità di contrattazione appropriate per professionisti del Ssn, in modo da portarli fuori da vetuste logiche aziendaliste, care in particolare ad alcune regioni- sottolinea il sindacato – nel tentativo illusorio e scellerato di retribuire al massimo ribasso, precarizzandola, una professione a cui privato e Paesi esteri oramai costruiscono ponti d’oro per accaparrarsene le sofisticate conoscenze e capacità tecniche».
CIMO – «Costretti a firmare ma convinti a non cedere. Con questo spirito oggi la Federazione CIMO-FESMED ha posto una sigla in ARAN all’atto conclusivo di accordo sul contratto dell’Area Sanità, mettendo a verbale una dichiarazione che non fa sconti e anticipa future azioni di contestazione su un testo giudicato peggiorativo per la dignità e la qualità lavorativa dei medici e la cui attuazione concreta mette a rischio il livello dei servizi pubblici per la salute dei cittadini». È quanto si legge nella nota diffusa dal sindacato CIMO-FESMED.
«In particolare – prosegue la nota – la Federazione preannuncia ricorsi e cause sul tema della retribuzione individuale di anzianità (RIA), sull’orario di lavoro, sulle condizioni vincolanti alla scelta di un legale e sui diritti dei medici in extramoenia. Inoltre, in una dichiarazione che CIMO e FESMED hanno già chiesto di allegare al verbale della riunione odierna in Aran, sono sintetizzati i punti che si considerano inaccettabili e che saranno oggetto di un controllo capillare dei rappresentanti CIMO-FESMED nell’applicazione del contratto azienda per azienda».
«Fa molta rabbia essere costretti a firmare un contratto di lavoro atteso da oltre dieci anni con incrementi economici del tutto marginali ma, soprattutto, con una normativa che penalizza fortemente i medici che lavorano nel SSN pubblico», spiega Guido Quici, presidente della Federazione CIMO-FESMED. «Abbiamo più volte denunciato come questo testo, proposto da Aran e Regioni, non faccia che peggiorare la tutela legale, l’orario di lavoro, la progressione di carriera unica per tutta la dirigenza senza fondi e senza regole certe, la perdita di alcuni diritti a favore dei portatori di handicap, e anche le prerogative sindacali, che vengono fortemente svilite e depotenziate».
FP CGIL – «Dopo 10 anni di attesa e molte difficoltà nella contrattazione – afferma il segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Andrea Filippi – siamo riusciti a restituire un contratto a 130mila professionisti che, con le poche risorse disponibili, ristruttura tutto il sistema degli incarichi, coniugando il riconoscimento delle carriere professionali all’offerta di salute per la cittadinanza».
Per Filippi, «ora sono fondamentali le risorse per il prossimo contratto, relativo al triennio 19/21, in discussione nella legge di Bilancio, ma soprattutto è indispensabile quel piano assunzionale straordinario che la Cgil richiede da mesi, necessario per salvare i servizi sanitari. Le soluzioni trovate nel Patto della salute appena sottoscritto, non sono sufficienti a colmare la grave emorragia di personale che abbiamo subito in questi anni», conclude il dirigente sindacale.
FASSID – «Dopo una traversata nel deserto durata dieci anni ed un faticoso tira e molla iniziato il 23 ottobre 2017 con l’Atto di Indirizzo della Conferenza Stato Regioni, siamo arrivati alla conclusione della prima tappa di un percorso che comprende aggiornamenti normativi, riconoscimento del lavoro atipico, defiscalizzazione, adeguamento degli organici» commenta Corrado Bibbolino, Coordinatore Nazionale Fassid.
«Ma occorre ripartire subito con la trattativa senza attendere oltre. La Conferenza Stato Regioni deve inviare il nuovo atto di indirizzo – continua Bibbolino nella sua riflessione – e noi risederci al tavolo senza perdere tutto il tempo che si è voluto far trascorrere in passato. Il 3,48% può essere una base economica, gli adeguamenti normativi ed il ristoro del disagio anche grazie alla defiscalizzazione pure. La difesa della dirigenza medica e sanitaria, il riconoscimento delle sue giuste prerogative, non portato a termine da questo contratto, sono baluardo del SSN sotto attacco. Chi dice di volerlo difendere fa invece accordi sindacali di assistenza integrativa che di fatto lo smantellano. Ma se spendiamo meno della media ed abbiamo il miglior SSN sarà un caso o sarà perché tanta gente per bene si sacrifica quotidianamente? Avanti ora con l’applicazione del contratto in periferia e con la nuova trattativa».