Il monito di Fidelia Cascini, responsabile del programma di ricerca della Fondazione: «Nell’interesse di medici e pazienti, è necessario rendere facilmente consultabile tutta la migliore evidenza scientifica disponibile»
Poche, pochissime, le linee guida prodotte da società scientifiche accreditate ai sensi della Legge 24/2017. Tre, per l’esattezza, contro le 315 – di cui oltre 200 per la pratica clinica – del National Institute for Health and Care Excellence (Nice) inglese. In Italia c’è un grave ritardo e bisogna colmare questo gap che ha ricadute dirette non solo sull’attività del medico, che svolge il proprio lavoro con paura e incertezza, ma anche sulle cure e sugli esiti delle cure, oltre a quelli medico-legali e giudiziari.
Il confronto sul tema, tra tutti gli attori coinvolti, si è svolto a Roma, in Senato, nel corso del convegno “Il ruolo delle linee guida: dalla pratica clinica alle aule giudiziarie” promosso dalla Fondazione Italia in Salute.
«Noi come Istituto Superiore di Sanità stiamo facendo moltissimo per l’applicazione della Legge Gelli – ha sottolineato Andrea Piccioli, Direttore Generale dell’Istituto Superiore di Sanità – con l’attivazione del Centro Nazionale per l’Eccellenza Clinica. Il Sistema nazionale linee guida è estremamente complesso – ha precisato – ma avendo sistemato la parte organizzativa, d’ora in avanti potremmo produrre in maniera abbastanza rapida linee guida metodologicamente utili per il SSN: ne stiamo editando due su autismo e adolescenti e sul trauma maggiore».
Non è così ottimista la responsabile del programma di ricerca della Fondazione Italia in Salute Fidelia Cascini, che ai nostri microfoni ha dichiarato: «Nonostante l’impegno dell’ISS, ad oggi, dopo due anni dall’entrata in vigore della Legge 24, abbiamo solo tre linee guida disponibili». Ci sono in corso aggiornamenti di linee guida del 2018 e altre nuove proposte, è vero, ma è ancora troppo poco. «L’Inghilterra è molto più avanti di noi – ha precisato -. Ogni anno il Nice produce circa 35 linee guida: ognuna ha circa 350 raccomandazioni, raccolte di studi e revisioni sistematiche che portano all’attenzione di tutti, medici e pazienti, le migliori scoperte disponibili in ambito medico».
L’incontro in Senato è stato anche l’occasione per annunciare una partnership tra la Fondazione, l’Università Cattolica ed il Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio per rendere pienamente applicativa la norma. «Lanciamo un appello alle Società scientifiche – ha detto il Presidente Federico Gelli – perché si mobilitino: saranno loro protagoniste di questo percorso che dovrà dotare il nostro Paese di un sistema completo di linee guida».
La Fondazione, dunque, «supporterà l’Istituto Superiore di Sanità mettendosi a disposizione di tutti i soggetti eleggibili dalla Legge 24/2017 – società scientifiche, associazioni tecnico-scientifiche, organizzazioni sanitarie – nell’elaborazione nella redazione delle linee guida – ha spiegato a Sanità Informazione Fidelia Cascini -. C’è un’urgenza e un bisogno di avere più indicazioni basate sull’evidenza clinica più aggiornata e la migliore scoperta scientifica».
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La Legge Gelli, a due anni dalla sua emanazione, ha prodotto effetti molto positivi nelle Regioni in cui è stato adottato il modello previsto dalla norma, anche se «ci sono molte differenze che riguardano i tribunali. A Milano, ad esempio, il passo è stato più veloce rispetto a Roma nell’aver recepito la legge e nel vedere i suoi effetti positivi in ambito di contenzioso» ha sottolineato Fidelia Cascini, che ha aggiunto: «È fondamentale che i medici si aggiornino con figure esperte che conoscono la ricerca scientifica a livello internazionale. L’obiettivo deve essere – ha concluso – trasferire quelle che sono le scoperte più importanti e recenti della medicina alla pratica quotidiana».