Parla il nuovo presidente della Federazione delle Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti Fadoi per il triennio 2020-2022: «L’obiettivo è porre la medicina interna al centro del sistema sanitario, come vero baricentro dell’Ospedale. L’internista è il direttore d’orchestra, uno specialista della complessità che favorisce l’integrazione e il coordinamento tra le varie specialità»
Dario Manfellotto è il nuovo presidente nazionale della Federazione delle Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti (Fadoi), la principale Società scientifica della Medicina Interna che conta oltre 3.000 medici internisti in tutta Italia.
Manfellotto, Primario della UOC di Medicina Interna e direttore del Dipartimento della Discipline Mediche dell’Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma, guiderà la Fadoi per il triennio 2020-2022.
«Il mio obiettivo sarà in primis quello di tenere sempre più la Medicina interna al centro del sistema sanitario, come vero baricentro dell’Ospedale – ha dichiarato Manfellotto -. L’internista è come un direttore d’orchestra, uno specialista della complessità che favorisce l’integrazione e il coordinamento tra le varie specialità, allo scopo di favorire un’organizzazione moderna delle cure senza steccati e divisioni tra i reparti, così da porre concretamente il paziente al centro dell’assistenza. Basti pensare – ha continuato – che su circa 8 mln di ricoveri ordinari l’anno quasi 2 milioni sono in Medicina interna. Si tratta di pazienti molto complessi, anziani ma anche più giovani, con malattie e polipatologie che si complicano l’una con l’altra. Questa cifra in futuro è destinata a crescere. E in questo senso il nostro ruolo è fondamentale per il SSN, anche perché l’internista interagisce con i servizi di emergenza e poi con il territorio per garantire e seguire la presa in carico del paziente anche dopo la dimissione dall’ospedale».
«Il progresso tecnologico ha consentito di compiere grandi passi in avanti nel campo diagnostico e terapeutico, però ha anche generato il paradosso di una medicina capace di guardare sempre più all’interno del paziente, ma purtroppo rimanendo in molti casi, per eccesso di tecnologia, ‘esterna’, come lo era nell’800, per mancanza di strumentazioni e pericoli di contagio» ha spiegato il dottor Manfellotto.
Per questo – ha precisato il professore – è essenziale che la tecnologia venga utilizzata con sapienza e passi sempre al vaglio del clinico, tanto più se questi è capace di una visione di insieme della persona, superando gli steccati della medicina super-specialistica. Oltre all’affermazione del ruolo dell’internista – ha evidenziato il nuovo presidente Fadoi – la nostra mission sarà quella di proseguire incessantemente nel nostro lavoro di formazione e ricerca per migliorare le competenze cliniche, manageriali e la capacità comunicativa dei professionisti, tutti capisaldi per una buona assistenza» ha concluso.