Salute 16 Gennaio 2020 18:48

Aggressioni e Consulta, al Ministero le prime riunioni. Speranza: «Da febbraio Ddl antiviolenza alla Camera»

Il Ministro ha convocato a Lungotevere Ripa i rappresentanti degli Ordini delle professioni sanitarie: cronicità e riforma della Formazione continua in primo piano. Sul Ddl aggressioni sottolinea: «Se tempi in Parlamento andranno per le lunghe non escludo decreto d’urgenza»

Aggressioni e Consulta, al Ministero le prime riunioni. Speranza: «Da febbraio Ddl antiviolenza alla Camera»

Fare presto cercando la massima condivisione. È questo l’obiettivo del Ministro della Salute Roberto Speranza che oggi a Lungotevere Ripa ha convocato una doppia riunione con i rappresentanti degli Ordini: prima la Consulta permanente delle professioni sanitarie e socio-sanitarie e poi l’Osservatorio permanente per la garanzia della sicurezza e per la prevenzione degli episodi di violenza ai danni di tutti gli operatori sanitari. Un tema, quest’ultimo, diventato di scottante attualità dopo gli episodi di violenza che hanno coinvolto numerosi operatori sanitari durante le festività. La risposta dello Stato sarà in primis sotto forma di una Legge, già approvata al Senato, e che sarà al centro dei lavori parlamentari a partire da febbraio: «Nei primi giorni dell’anno abbiamo riscontrato un fenomeno per noi inaccettabile – sottolinea Speranza -. Quando si fa violenza a chi lavora nei presìdi sanitari, negli ospedali, nelle corsie, nei Pronto soccorso siamo di fronte a un atto inaccettabile. Lo Stato vuol dare una risposta molto ferma. La vogliamo dare con il consenso di tutti gli attori del mondo della salute. La buona notizia è che è stata calendarizzata per il mese di febbraio la norma approvata già al senato all’unanimità e che ora andrà alla Camera. Ci saranno le audizioni nei prossimi giorni. Si lavorerà per migliorare il testo, per affinarlo anche sulla base di alcune proposte che oggi sono emerse. L’obiettivo è dare un messaggio».

Il Ministro ha ribadito che, se i lavori parlamentari dovessero andare per le lunghe, non esiterà a intervenire con un decreto d’urgenza. Un modo anche per fare pressing sui parlamentari: la legge ha iniziato il suo iter nell’estate 2018, ormai un anno e mezzo fa. Ma Speranza ha intenzione di lavorare anche su altri fronti, perché la repressione da sola non basta: «La norma prevede prima di tutto un inasprimento delle pene con una forma di aggravante che chiaramente farà scattare pene molto più severe. Le pene sono importanti perché costituiscono un deterrente ma non sono tutto. L’altra cosa da fare è continuare a mettere al centro queste figure, investire sul Servizio sanitario. Solo se lo Stato riconosce la centralità del comparto salute poi è nelle condizioni di difendere davvero chi lavora in quel comparto. Sono molto contento che il Parlamento abbia una sensibilità unitaria su questa materia. Il Senato ha approvato all’unanimità. Non ci sono bandierine di partito. L’auspicio è che il passaggio alla Camera possa avvenire nel più breve tempo possibile».

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«Le ostetriche hanno chiesto di rivedere la formazione pre-service in modo da poter dedicare in termini di crediti formativi universitari una quota parte alla formazione del professionista prima che entri nel sistema lavorativo – sottolinea a Sanità Informazione Maria Vicario, Presidente della FNOPO -. Questo perché correggere certi comportamenti può essere più difficile dopo, se invece vengono acquisiti nella fase pre-formativa dovrebbe essere tutto più semplice».

«Le proposte messe in campo oggi riguardano la prevenzione, l’inasprimento delle pene ma anche il non lasciare solo il professionista aggredito – chiarisce Gianmario Gazzi, Presidente del CNOAS, Consiglio Nazionale Ordini Assistenti Sociali -. Per la mia categoria stiamo parlando di nove assistenti sociali su dieci che nell’arco della loro vita professionale sono stati aggrediti, minacciati o hanno subito stalking. Un problema rilevante che questo ministro e il Parlamento vogliono affrontare nel minore tempo possibile».

AL VIA LA CONSULTA DELLE PROFESSIONI SANITARIE
C’era attesa anche per la prima riunione della Consulta delle professioni sanitarie, una sorta di ‘parlamentino’ della sanità italiana istituito pochi giorni fa dal Ministro Speranza. Rappresenta l’avvio di un processo che dovrebbe portare, nelle intenzioni del ministro, a una riforma del Servizio sanitario nazionale che venga incontro alle nuove sfide della modernità.

«C’è la disponibilità da parte di tutti a dare una mano per costruire la riforma del servizio sanitario di cui c’è bisogno – ha sottolineato il Ministro -. Da parte degli operatori c’è un forte elemento di spinta a sostegno del servizio sanitario nazionale e una piena sintonia sull’obiettivo di fondo: renderlo più forte. Concordiamo che per renderlo più forte servono più risorse, bisogna continuare a investire come abbiamo iniziato a fare in manovra di bilancio, chiudere la stagione dei tagli».

Ma non è solo una questione di soldi, sottolinea Speranza, che ha anche posto l’accento sull’importanza della Formazione continua: «Servono anche riforme. Abbiamo iniziato a discutere di una nuova modalità di programmazione della spesa che superi il modello di silos e tetti chiusi che è ancora vigente. Abbiamo ragionato sulla grande questione del rapporto ospedale territorio e su come rafforzare il territorio che è il luogo dove assumere la questione delle cronicità. Abbiamo infine ragionato a lungo sulla grande sfida della sanità digitale, per portare il servizio sanitario nazionale nel futuro. Ci sarà una riunione specifica su ognuno di questi temi, incluso quello della formazione: va riformato il sistema di formazione continua dei medici». Plauso all’iniziativa da parte di tutte le professioni rappresentate, dai medici ai veterinari, dai farmacisti agli infermieri.

«Ringraziamo il Ministro della Salute per aver istituito la consulta e per vedere nella stessa un organismo in grado di essere parte attiva non solo per il mondo professionale ma anche e soprattutto per la tutela della salute di tutti i cittadini – sottolinea Nausicaa Orlandi, Presidente della Federazione Nazionale dei Fisici Chimici -. Questa visione di una riforma del servizio sanitario nazionale dove al centro vi è l’uomo, inteso non solo come paziente ma anche come cittadino e lavoratore, e dove si vuole valorizzare l’importanza della prevenzione per la salute della collettività e dell’ambiente, vede sicuramente partecipi Chimici e Fisici».

«Cambiamenti climatici ed ambientali, nuovi alimenti, cosmetici, farmaci, materiali e tecnologie e molto altro richiedono accurata analisi in ottica di prevenire eventuali ricadute che possono nel breve e lungo periodo esserci sulla salute del cittadino e del lavoratore. Sono aspetti che vedono e richiederanno sempre di più la presenza di professionisti competenti come Chimici e Fisici», continua Orlandi. «È proprio per questo che abbiamo chiesto al Ministro di tenere conto della carenza dei nostri professionisti non solo nel Servizio Sanitario Nazionale, ma anche negli enti pubblici che operano in prima linea nella prevenzione, monitoraggio e controllo ambientale ed in materia di sicurezza sul lavoro; carenza legata alla difficoltà di accesso alle scuole di specializzazione e carenza delle stesse per le tematiche di interesse attuale dei chimici e dei fisici. Si è posta l’attenzione inoltre alla formazione del professionista che deve essere adeguata all’innovazione tecnologica, scientifica e digitale, realtà aumentata con cui lo stesso è sempre più chiamato ad operare, e pertanto alla necessità di una formazione sia in ambito universitario che post-lauream come la formazione continua ECM. Proprio per quest’ultima è stata sollecitata una riforma che tenga conto delle esigenze delle professioni tutte, in modo da renderla più concreta e più attinente all’ambito di attività del singolo professionista».

«Soltanto una visione di sistema, qual è quella rappresentata in questi incontri dal ministro, potrà davvero dare agli italiani una salute migliore, senza far distinzioni tra Regioni, città e aree interne. Il nostro ruolo è fondamentale, da sempre, ma ci sono momenti come oggi, in cui possiamo ribadirlo e ci viene riconosciuto» aggiunge il Presidente del CNOAS Gianmario Gazzi.

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