Nel 2017 più della metà dei medici italiani in attività aveva un’età pari o superiore a 55 anni, la percentuale più elevata di Europa
Il numero di medici pro capite in Italia è superiore alla media europea: 4 rispetto al 3,6 per 1.000 abitanti nel 2017. Però, l’età dei medici attualmente in servizio in Italia “desta preoccupazioni circa la capacità del sistema sanitario di rispondere alle esigenze sanitarie della popolazione in futuro”. E’ quanto si legge nel rapporto State of Health in the EU: Italy. Country Health Profile 2019 presentato a Bari dall’Aress Puglia in collaborazione con Commissione Ue, Ocse e Osservatorio Europeo sui Sistemi Sanitari e sulle Politiche Sanitarie. Il rapporto analizza l’efficacia ed efficienza del Ssn paragonandolo a quello di 26 Stati membri Ue.
Nel 2017 più della metà dei medici italiani in attività aveva un’età pari o superiore a 55 anni, la percentuale più elevata di Europa (media 38 anni). L’Italia, inoltre, impiega meno infermieri rispetto a quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale (ad eccezione della Spagna) e il loro numero è notevolmente inferiore alla media dell’UE (5,8 infermieri per 1.000 abitanti contro gli 8,5 dell’UE).
ACCESSO ALLE PRESTAZIONI SANITARIE. Nel 2017, il 2% circa della popolazione italiana ha denunciato un bisogno sanitario non soddisfatto principalmente a causa di problemi connessi ai costi e a problematiche legate ai tempi di attesa. Emerge dal rapporto State of Health in the EU: Italy. Country Health Profile 2019″ presentato a Bari dall’Aress Puglia in collaborazione con Commissione europea, Ocse e Osservatorio Europeo sui Sistemi Sanitari e sulle Politiche Sanitarie. Il tasso di bisogno sanitario non soddisfatto è più elevato nella popolazione con reddito basso (5%) rispetto a quello con reddito alto (1%). “I dati sui bisogni sanitari non soddisfatti – si legge nel rapporto – indicano altresì notevoli differenze di accesso alle cure tra le regioni: i cittadini delle regioni meridionali, meno prospere, hanno una probabilità quasi doppia di riscontrare un bisogno sanitario non soddisfatto rispetto a quelli nelle più ricche regioni settentrionali. Nelle regioni meridionali sono superiori anche il tasso di bisogni sanitari non soddisfatti legati ai tempi di attesa e alle distanze da percorrere”.
POSTI LETTO. Tra il 2000 e il 2017 il numero di posti letto ospedalieri pro capite in Italia è diminuito di circa il 30%, arrivando a 3,2 posti letto per 1.000 abitanti, una cifra nettamente inferiore alla media dell’UE (5 posti letto ogni 1.000 abitanti). E’ quanto si legge nel rapporto State of Health in the EU: Italy. Country Health Profile 2019″ presentato questa mattina a Bari dall’Aress Puglia in collaborazione con Commissione Ue, Ocse e Osservatorio Europeo sui Sistemi Sanitari e sulle Politiche Sanitarie. Il numero di dimissioni ospedaliere è diminuito di pari passo con quello dei posti letto, mentre la durata media delle degenze ospedaliere ha subito un lieve aumento, dovuto almeno in parte al ricovero di pazienti con patologie più gravi e al maggiore ricorso all’assistenza ambulatoriale per i casi meno gravi.
Resta alto il ricorso al parto cesareo: nell’ultimo decennio c’è stata una riduzione, si è passati dal 39% nel 2006 al 35% nel 2016, ma rimane comunque più elevato della media europea (25%).
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