«Quello che è importante è valutare attentamente l’indicazione all’intervento e saper dire no, se la richiesta non è corretta», spiega il presidente della Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica
C’è chi vorrebbe nascondere un naso “aquilino”, chi vorrebbe lineamenti più “levigati” o chi, semplicemente, vorrebbe risolvere problemi legati alla respirazione. Sono in tanti gli italiani che ricorrono alla rinoplastica, con una crescita esponenziale, nell’ultimo periodo, di uomini che si sottopongono a interventi di chirurgia estetica per migliorare i tratti di naso e volto.
Secondo i dati più aggiornati, relativi al 2017 e diffusi dalla Società internazionale di chirurgia plastica estetica, nel 15% dei casi i pazienti che si presentano alla porta del chirurgo estetico per un “ritocchino” sono maschi. E di questi l’11% richiede un trattamento di rinoplastica. Per quanto riguarda la fascia d’età poi la correzione del naso è un desiderio soprattutto dei più giovani. La rinoplastica che, con i suoi circa 25.000 casi l’anno, è tra gli interventi più richiesti di chirurgia plastica, ha lo scopo di rimodellare il naso per dare armonia al viso. Questa procedura consente di eliminare un inestetismo molto difficile da nascondere e che spesso è motivo d’imbarazzo e mancanza di autostima. Le moderne tecniche, a differenza di qualche anno fa, quando era riconoscibile al primo sguardo un “naso rifatto”, permettono di ottenere risultati assolutamente naturali.
La rinoplastica consente infatti di armonizzare i contorni del viso correggendo difetti del profilo e della punta del naso e, quando presenti, anche disturbi funzionali della respirazione. La richiesta sempre più crescente da parte di entrambi i sessi è legata al fatto che si tratta di una struttura anatomica che si trova al centro del viso ed è prominente rispetto alle strutture circostanti. Per cui risulta difficile camuffare difetti e disarmonie, anche di piccola entità. Inoltre in un’epoca in cui imperano i selfie l’attenzione alla propria immagine è ulteriormente aumentata.
«Quello che è importante è valutare attentamente l’indicazione all’intervento e saper dire no, se la richiesta non è corretta», spiega Francesco D’Andrea, presidente della Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica. Altro fattore importante è considerare il naso nel contesto del viso e adattare la tecnica ad ogni singolo caso. «Non esiste infatti una tecnica ideale, ma un insieme di tecniche che, di volta in volta, vengono utilizzate per rispettare un concetto base che è quello della naturalezza – aggiunge D’Andrea – I nasi tutti uguali erano una caratteristica del passato che l’evoluzione delle tecniche e il nuovo concetto “bellezza uguale naturalezza” hanno superato». Essendo purtroppo una chirurgia delicata, che presuppone un’adeguata preparazione i casi di insuccesso, legati a incompetenza e mancanza di professionalità sono in crescita e le cosiddette rinoplastiche secondarie, cioè interventi volti a correggerne altri sbagliati sono in continuo aumento. L’allarme lanciato dal presidente Sicpre è di «tamponare con regole precise un fenomeno del nostro Paese, dove tutti possono fare tutto senza una specializzazione nel settore, alimentando la crescita dell’improvvisazione, le cui conseguenze poi sono pagate dai cittadini», conclude.
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