Il ragazzo, in terapia intensiva per gli effetti collaterali dell’immunoterapia con Car-T, è stato trattato con emoperfusione e dimesso dopo soli 15 giorni. Gabriella Bottari (Rianimatore pediatrico Bambino Gesù): «Nuova possibilità per i pazienti»
Per la prima volta al mondo, all’Ospedale Bambino Gesù di Roma un paziente di 14 anni affetto da leucemia acuta è stato trattato con una tecnica di depurazione del sangue che è riuscita a contenere e contrastare gli effetti collaterali infiammatori e potenzialmente letali della terapia Car-T, considerata la nuova frontiera nella lotta ai tumori del sangue.
La leucemia acuta è la forma più diffusa in età pediatrica: a livello nazionale si contano circa 400 nuovi casi l’anno. Ad oggi, l’immunoterapia con cellule Car-T è l’arma in più per il trattamento dei tumori del sangue refrattari alla chemioterapia. Nei bambini come negli adulti, però, si registrano gravi effetti collaterali, come la cosiddetta Cytokine Release Syndrome (CRS). È una risposta infiammatoria incontrollata e potenzialmente letale che è stata gestita, finora, con farmaci che non sempre riescono a controllare lo stato infiammatorio, oltre a sopprimere il sistema immunitario aumentando il rischio di infezione grave.
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«Oltre il 50% dei pazienti sviluppano questa reazione, anche se con diversa gravità – spiega a Sanità Informazione la dottoressa Gabriella Bottari che lavora presso la Terapia intensiva pediatrica Area Rossa dell’Ospedale Bambino Gesù. Ed è proprio quello che è accaduto, mesi fa, al giovane paziente: «Il ragazzo – precisa la dottoressa Bottari – a distanza di una settimana dall’infusione di CAR-T, ha avuto una complicanza legata alla terapia con l’immunoterapia che si chiama sindrome da rilascio citochinico, uno stato infiammatorio generalizzato che gli ha indotto una grave insufficienza respiratoria acuta ed è stato ricoverato in terapia intensiva pediatrica».
«Qui – sottolinea la dottoressa – è stato sottoposto alle terapie standard di terapia intensiva pediatrica dal team guidato dal dottor Cecchetti ed è stato trattato con una tecnica di depurazione del sangue chiamata emoperfusione con colonne ad assorbimento» con l’obiettivo di “ripulire” il sangue nella maniera più efficace e rapida possibile.
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La tecnica già esisteva, ma per la prima volta «l’abbiamo applicata in questo ambito, in relazione alla complicanza dell’immunoterapia». Il risultato è stato sorprendente: «Sono stati rimossi i mediatori dell’infiammazione e il paziente, in soli 15 giorni, è stato dimesso dalla terapia intensiva». L’approccio innovativo, per questo ambito, ha permesso di ridurre drasticamente i valori delle citochine fino a livelli di equilibrio impensabili con le attuali terapie farmacologiche. Tutto questo senza compromettere il sistema immunitario.
Lo studio apre nuove prospettive terapeutiche e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Critical Care Explorations: «È una nuova possibilità che va confermata – conclude la dottoressa Bottari -. Cercheremo di estendere lo studio a più pazienti».
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