«È proprio a livello regionale che potranno essere portati avanti quegli interventi a livello organizzativo e strutturale che sono rimasti in secondo piano nel Disegno di Legge – continua Filippo Anelli -. Penso all’installazione degli impianti di videosorveglianza e all’istituzione di presidi di pubblica sicurezza nei pronto soccorso»
17 mozioni regionali, per prevenire e fare da deterrente alle aggressioni contro gli operatori sanitari. A promuoverle, mentre il Disegno di Legge dedicato sta per approdare in Aula alla Camera, Fratelli d’Italia, che ha presentato oggi le sue iniziative nella Conferenza stampa “No alla violenza sui camici bianchi. Dal Parlamento alle Regioni, la difesa sui territori”, che si è svolta presso la Sala “Caduti di Nassirya” del Senato. Tra i partecipanti, il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, il Segretario della Federazione italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg), Silvestro Scotti, il Portavoce della Federazione nazionale degli Ordini delle Professioni infermieristiche (Fnopi), Tonino Aceti. Per Fratelli d’Italia, Francesco Lollobrigida, Presidente dei Deputati e Luca Ciriani, Presidente dei Senatori del Gruppo Parlamentare. A trarre le conclusioni, la Presidente Giorgia Meloni. A moderare, Marta Schifone, Responsabile Nazionale Dipartimento Professioni.
«È importante che l’attività parlamentare vada di pari passo con quella delle Regioni – ha affermato il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. È proprio a livello regionale, infatti, che potranno essere portati avanti quegli interventi a livello organizzativo e strutturale che sono rimasti un po’ in secondo piano nel Disegno di Legge. Penso a provvedimenti mirati a rendere le sedi più sicure, ad esempio con l’installazione degli impianti di videosorveglianza e, soprattutto, con l’istituzione di presidi di pubblica sicurezza nei pronto soccorso».
«I numeri dati recentemente dall’Inail sono allarmanti: non solo ci parlano di 1800 aggressioni l’anno, contando solo quelle denunciate all’ente previdenziale – continua -. Ma, ciò che se possibile è ancor più grave, ci raccontano di 28.281 infortuni sul lavoro che, in un anno, coinvolgono gli operatori sanitari, circa ottanta al giorno. Questi dati parlano chiaro: c’è una carenza in termini di sicurezza sul lavoro. E ciò si ripercuote sulla qualità dell’assistenza, correlata alla sicurezza e alla serenità dei professionisti».
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«Il Disegno di Legge all’esame del Parlamento, pur sbilanciato sul versante organizzativo rispetto a quello della deterrenza, ha in ogni caso molti elementi positivi – ha concluso -. Introduce la procedibilità d’ufficio per alcuni reati e questo è un bene, visto che molti medici e operatori non denunciano, per motivi etici di portare a termine il lavoro, per paura, financo per una vergogna che non ha ragion d’essere, perché sono loro le vittime, del sistema oltre che degli aggressori. Soprattutto, porta avanti quella svolta culturale di cui sentiamo tanto il bisogno, con le attività di informazione e di formazione, con l’istituzione della Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari, con la formalizzazione dell’Osservatorio. Una svolta che non può che partire dal riconoscimento del ruolo dei professionisti della salute come garanti dei diritti costituzionalmente protetti. Per il vostro impegno in tal senso vi ringraziamo»
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