Gli infermieri: «Un passo avanti importante con qualche ombra, che andrà ben declinato a livello locale». E i medici chiedono di poter contribuire
Per i professionisti sanitari arrivano dalle Regioni le prime indicazioni che riconoscono loro le “competenze avanzate” previste dall’ultimo contratto, ma non ancora regolamentate.
Il documento regionale, approvato oggi all’unanimità dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni, specifica come le aziende sanitarie dovranno riconoscere le competenze avanzate e prevede tre livelli in base all’esperienza professionale maturata e/o alla formazione per i professionisti specialisti/professionisti:
«Il risultato – spiega Franco Vallicella, componente esperto del Comitato centrale della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche – è una mediazione che raccoglie non totalmente la nostra proposta. Infatti, lascia ancora margini alle Regioni per identificare ‘propri ambiti di competenze avanzate/specialistiche’ mentre si auspicava un elenco chiaro dell’ambito di esperto e specialista». Tra gli aspetti problematici evidenziati da Vallicella rientrano, oltre all’assenza di un elenco certo di riferimento per le competenze avanzate/specialistiche che rischierebbe una frammentazione di competenze a livello aziendale, la mancanza di un puntuale riferimento pratico relativo alla differenziazione delle competenze ed il tenere uniti, in questa prima applicazione, esperti e specialisti.
«Un documento che per noi rappresenta un passo avanti – afferma Barbara Mangiacavalli, presidente della FNOPI – e tra gli esempi degli ambiti di incarichi possibili e nelle quattro aree che prevede ci sono sempre, se non esclusivamente (come nella metà delle tipologie clinico-assistenziali) gli infermieri. Ed è importante quando si rifà a modelli esteri di Regno Unito, Scozia e Usa in cui il cosiddetto ‘Advanced Practice Nurse’ acquisisce competenze specialistiche con l’esperienza clinica e la partecipazione a percorsi formativi di secondo livello: master, corrispondente come livello di istruzione alla laurea magistrale, e dottorato, che consentono non solo di acquisire abilità e conoscenze specialistiche, ma anche di aumentare le competenze relative al ragionamento clinico e alla gestione di problemi assistenziali complessi. Dopo l’approvazione del documento – prosegue la Mangiacavalli – la Commissione Salute potrà avviare interlocuzioni con le rappresentanze degli Ordini nazionali delle professioni sanitarie (FNOPI, FN TSRM-PSTRP, FNOPO) e con il Consiglio nazionale degli Ordini degli Assistenti Sociali e i sindacati del comparto sanità per la presentazione dello stesso documento e il confronto su possibili tematiche di carattere generale per la formazione complementare regionale».
Il presidente della Federazione degli ordini dei medici Filippo Anelli questa mattina ha inviato una lettera al presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, per chiedere di posticipare l’esame del documento e dar modo anche alla FNOMCeO di poter contribuire. Nella lettera, Anelli richiama i principi del Protocollo d’Intesa firmato dai due Enti nel dicembre 2018, che istituiva, tra l’altro, un Tavolo di confronto permanente.
«Riteniamo che il nostro contributo possa essere fondamentale per raggiungere l’obiettivo comune di migliorare la qualità dell’assistenza al cittadino – spiega Anelli -. In questo senso, la Consulta delle Professioni, recentemente istituita dal ministro della Salute, Roberto Speranza, è uno strumento fondamentale per esplicitare, su tali questioni, la sinergia tra i diversi attori e le peculiari competenze di ciascuno. Lo rappresenteremo al presidente Bonaccini non appena convocherà il Tavolo permanente di confronto che abbiamo questa mattina sollecitato».
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