Le donne in dolce attesa sono considerate soggetti a rischio di complicazioni. Cosa fare con i vaccini? La pediatra del Meyer: «Il tema è molto dibattuto e non tutti i medici sanno come muoversi nel consigliare, occorre una formazione specifica…»
I vaccini, tema caldo dibattuto con insistenza negli ultimi tempi, rappresenta un terreno di scontro fra scienziati, medici, genitori e istituzioni. Le polemiche non riguardano solo le coperture vaccinali obbligatorie come l’esavalente, ma motivo di scontro è anche il vaccino anti-influenzale che i medici raccomandano a chi risulta essere a rischio, ma non tutti sono d’accordo. Tra le persone a rischio, oltre ad anziani, malati e bambini, l’Organizzazione Mondiale della Sanità include anche le donne in gravidanza. Infatti il malanno di stagione raramente causa problemi al feto, ma questa ipotesi non si può del tutto escludere. Infatti nel momento in cui la donna è incinta, il sistema immunitario è meno efficiente, dunque il rischio di complicazioni come la polmonite è più alto. Tuttavia, il numero di donne incinte che scelgono di sottoporsi al vaccino antinfluenzale, almeno in Italia, è basso rispetto al resto d’Europa e anche tra gli operatori sanitari non c’è totale accordo sull’utilità del vaccino e sulla sua inoffensività. Su questo tema interviene Leila Bianchi, pediatra e infettivologa dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze.
Vaccinarsi in gravidanza, quali sono i benefici e quali sono i rischi?
«Il tema della vaccinazione in gravidanza è un tema nuovo. Come tutte le novità si tende ad accoglierle progressivamente. Io ritengo che il vaccino anti-influenzale sia molto importante per le neo-mamme perché serve a proteggere sia la donna che il bambino. La donna in gravidanza che contrae l’influenza rischia che il virus si manifesti più gravemente a causa del sistema immunitario più fragile. Inoltre, vaccinando la mamma, la copertura si trasmette anche al neonato che, ricordiamo, nei primi mesi di vita non può essere vaccinato, dunque questo è il modo migliore per proteggerlo anche nei primi sei mesi dalla nascita. Stesso discorso vale per la pertosse. Un alto tasso di morti per pertosse sono proprio i bambini piccoli, soprattutto quelli sotto i 3 mesi di vita, quindi quando ancora non possono essere vaccinati. Anche in questo caso, se la madre si vaccina, gli anticorpi passano al neonato che di conseguenza sarà protetto anche nei primi tempi dopo la nascita. Parliamo di sicurezza dei vaccini in gravidanza, su questo argomento sono usciti tantissimi lavori: è ormai noto che i vaccini ‘inattivati’, cioè caratterizzati da microrganismi uccisi, sono assolutamente sicuri, in nessun modo possono dare danno né alla donna né al bambino. Per quanto riguarda i vaccini ‘attenuati’, con microrganismi vivi ma resi non patogeni, morbillo, parotite, rosolia, varicella, rimane ancora una controindicazione in gravidanza. Parliamo di un rischio teorico, quello del passaggio del virus al feto, ed in effetti questo evento non si è mai verificato: abbiamo verificato che su alcune donne per errore erano stati somministrati questi vaccini ma non si è mai verificato alcun problema. Tuttavia la raccomandazione rimane questa: nessun rischio per i vaccini inattivi mentre meglio evitare i vivi attenuati. Per quanto riguarda il vaccino contro il virus del Meningococco, tema attualissimo in questo momento, sfatiamo un mito: può essere fatto tranquillamente, così come tutti gli altri vaccini inattivati».
Sul tema vaccini, la formazione dei medici quanto è importante? Quanto il medico effettivamente influisce nella decisione del genitore?
«Il medico influisce tantissimo. Ad esempio, sul tema delle vaccinazioni in gravidanza abbiamo avuto delle grosse difficoltà con il gruppo dei ginecologi e ostetrici, talvolta anche medici generici, semplicemente perché, essendo un argomento parecchio dibattuto, a volte non vogliono rischiare di consigliare qualcosa che più volte è stato sottoposto ad analisi e approfondimenti. Io penso che la medicina è un campo del sapere sterminato, ci sono sempre più informazioni, progressi, scoperte, non possiamo sapere tutto, però sicuramente fare una formazione specifica sulle vaccinazioni può aiutare il medico nella sua pratica quotidiana a consigliare meglio i genitori che nello stesso tempo si sentirebbero più sicuri».