Lavoro e Professioni 17 Marzo 2020 15:40

Coronavirus, parla il primo medico contagiato a Milano: «Ho avuto paura, ma ho vinto la mia battaglia»

Il professor Angelo Valerio Marzano, dermatologo al Policlinico di Milano, è tornato a casa dopo 16 giorni di ricovero al Sacco: «Contagiato a febbraio ad un congresso a Monaco, sono stato il primo infetto al di fuori del lodigiano». Poi aggiunge: «Possiamo farcela, sanità lombarda esempio per tutto il mondo»

di Federica Bosco

Il professor Angelo Valerio Marzano ha vinto la sua battaglia contro il Covid-19. Dopo 16 giorni di ricovero all’ospedale Sacco,, il dermatologo del Policlinico, primo caso di Coronavirus a Milano, è finalmente tornato a casa per affrontare l’isolamento domiciliare. Una storia a lieto fine che il professore collegato via Skype ci racconta con il sorriso.

«Ora sto bene, i sintomi sono regrediti, mi è rimasta solo una lieve tossetta e poi quella mancanza parziale del gusto e dell’olfatto che è tipica di chi ha il Coronavirus».

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Un percorso in salita contro una malattia sconosciuta che il Professore ha dovuto affrontare dopo un viaggio di lavoro: «Tutto è iniziato in Germania durante un convegno sulle malattie infiammatorie rare – racconta -. La notte del 20 febbraio ho cominciato ad avere forti brividi. Il giorno successivo con un semplice antinfiammatorio sono riuscito a terminare il lavoro e a prendere l’aereo per tornare a Milano, ma verso sera si sono manifestati febbre, tosse e raffreddore. Il giorno successivo la febbre è salita ed ho pensato, anche spinto dalla mia compagna, che valesse la pena contattare i colleghi del Sacco. Così mi sono recato in ospedale e ho eseguito il tampone, che è risultato positivo il 23 febbraio. Erano tutti sorpresi per il risultato, perché avevo rotto i criteri epidemiologici. Fino ad allora l’infezione era rimasta confinata alla zona rossa di Codogno, e l’altro fattore significativo di rischio era il contatto con persone provenienti dalla Cina. Quindi ho questo triste primato di essere stato il primo infetto al di fuori di questo circuito, e in un certo senso il testimonial di quella diffusione dell’infezione che poi si è avuta e che tutti purtroppo conosciamo».

Sono stati due i momenti particolarmente difficili durante il ricovero all’Ospedale Sacco, che il professor Marzano ci racconta con molta lucidità: «Il primo dopo l’aver realizzato di essere positivo. Quando la febbre è salita ho avuto paura, anche se i colleghi hanno dato un’interpretazione corretta, che poi è stata supportata da evidenze successive. Il rialzo febbrile è legato alla produzione di citochine, che sono molecole infiammatorie. Il secondo momento brutto è stato il 4 marzo, quando sembrava fatta ma la febbre è risalita e una lastra ha evidenziato una polmonite interstiziale non grave, perché io per fortuna non ho avuto sintomi respiratori acuti, quindi non ho mai avuto bisogno dell’ossigeno o della respirazione assistita. Il polmone però era sembrato indenne e invece poi una lieve polmonite c’era. Poi il 9 marzo sono scesi la febbre e l’indice di infiammazione (TCR), la lastra è migliorata, il tampone è risultato negativo e sono stato dimesso per l’isolamento domiciliare».

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Un ritorno a casa che ha il sapore di una vittoria resa possibile dopo una terapia a base di antivirali, come lo stesso Marzano ci spiega nel dettaglio: «Mi è stata fatta una terapia di associazione di due antivirali un tempo usati nella terapia contro l’Aids, e l’idrossiclorochina che è un antimalarico e antinfiammatorio. I due antivirali sono stati usati perché in laboratorio si è visto che sembrano inibire la replicazione virale di questo virus. La cosa importante sarà ripetere al termine dell’isolamento domiciliare, il 23 e il 24 marzo, due tamponi, nasali e faringei, che se risulteranno negativi mi consentiranno di tornare a lavorare».

«Voglio lanciare un messaggio positivo – conclude il dermatologo del Policlinico prima di congedarsi da noi -. Io sono convinto che alla lunga, anche se ora è difficile quando, ce la faremo. Tutta l’Italia ce la farà, ma vorrei sottolineare che la sanità lombarda ha dimostrato di essere da esempio per il mondo intero».

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