«Agli adolescenti bisogna saper parlare: evitando reazioni emotive e conflitti acuti, mostrando rispetto per il loro punto di vista e comprensione dei loro bisogni, trascorrendo del tempo insieme e soprattutto stabilendo i giusti confini del loro comportamento» sostiene Gabriella Pozzobon, pediatra e presidente Sima
«Come ha ben inteso il governo con le misure restrittive contro l’emergenza Covid-19 contenute nei vari Dcpm pubblicati negli ultimi giorni, si rende indispensabile un “contenimento rafforzato” della diffusione dei contagi in tutta Italia, per evitare che l’attuale ritmo di crescita esponenziale dei contagi sovraccarichi a tal punto le strutture ospedaliere da mandare in tilt il sistema di assistenza sanitaria del Paese». Così la Società italiana di medicina dell’adolescenza in un comunicato.
«Per far questo – spiega la Sima – è necessario che il popolo faccia un appello collettivo al proprio senso di responsabilità, impegnandosi nello sforzo di rinunciare alle proprie abitudini e “restare a casa”. I ragazzi sono la fascia di età probabilmente più riottosa ad adeguarsi alle regole di salute pubblica, affamati come sono di socialità e libertà. Inoltre potrebbero non percepire adeguatamente il rischio del contagio, non avendo il virus un impatto virulento nei bambini e giovani. Perciò è importante raggiungerli con messaggi che li convincano a non mettere a repentaglio la salute di genitori, nonni e di tutta la loro comunità, andando in giro e affollando punti di ritrovo senza rispettare il limite posto alla distanza tra le persone».
«La Società italiana di medicina dell’adolescenza ha pensato pertanto di rivolgersi proprio a loro, agli adolescenti, con un video che si presenta sottoforma di una sorta di sfida per convincerli a “stare in casa” attuando il “distanziamento sociale”. “Io ho trovato cinque buoni motivi per restarmene a casa e combattere così la diffusione del Coronavirus, provate a trovarli anche voi!”, dice la giovane e bella protagonista del video, con gli hashtag #IORESTOACASA, FERMAIAMOLOINSIEME, #STOPCOVID19, l’attrice Chiara Chiavetta, palermitana trapiantata a Bologna, laureata in Pedagogia Teatrale».
«Il Coronavirus SARS‐CoV‐2 – chiarisce la dottoressa Gabriella Pozzobon, pediatra dell’Ospedale San Raffaele di Milano e presidente Sima, in una nota associata alla diffusione del video – è un virus a RNA della famiglia dei Coronaviridae (genere Betacoronavirus), che si presenta, dopo un’incubazione media di 6,4 giorni (range 2,1-11,1) con sintomi respiratori ad ampio raggio di gravità, comunemente febbre, tosse, mal di gola, congestione nasale, respiro affannoso, affaticamento, dolori muscolari, sintomi gastro-intestinali, frequenti anche polmonite, linfopenia, aumento dei marcatori di infiammazione (proteina C-reattiva e citochine pro-infiammatorie). In base ai dati a disposizione, l’80% dei casi si presenta con quadri di bassa gravità o asintomatici, il 15% con gravi infezioni, il 5% in forma critica che richiede la somministrazione di ossigeno. Casi asintomatici o pauci-sintomatici sono riportati soprattutto nella fascia di età 0-19 anni, che appare anche meno colpita, mentre sono a maggior rischio di progressione in forme gravi i pazienti > 60 anni o con patologie sottostanti».
«La diffusione di SARS-CoV-2 – continua la dottoressa – avviene da persona a persona, o con goccioline respiratorie (tosse, starnuti) entro 1,8 metri, o con le mani contaminate (da qui la raccomandazione di lavarsi regolarmente le mani con acqua e sapone o un gel a base alcolica), o da superfici inanimate, dove il virus può rimanere attivo fino a 9 giorni e viene neutralizzato entro 1 minuto con soluzione di ipoclorito di sodio 0,1% o acqua ossigenata 0,5% o etanolo 62-71%. Ogni soggetto infetta in media 3.28 persone (da 1.95 a 6.49); anche soggetti non sintomatici diffondono il virus durante il periodo di incubazione (24-48 ore prima di manifestare i sintomi), ma le persone infette asintomatiche costituiscono una parte meno cospicua ed efficiente di diffusione dell’epidemia. La malattia ha un decorso piuttosto lungo (settimane) e una mortalità non trascurabile (in media 2-3%, specificatamente: 0,9% in soggetti sani, 0,1% tra 50 e 59 anni, 3,6% tra 60 e 69 anni, 8% tra 70 e 79 anni, 15% > 80 anni e con co-morbidità)».
«A tutti i soggetti con sintomatologia da infezione respiratoria e febbre (maggiore di 37,5° C) è fortemente raccomandato di rimanere presso il proprio domicilio e limitare al massimo i contatti sociali, contattando il proprio medico curante o i servizi di emergenza, senza recarsi di persona in ambulatorio o in pronto soccorso, per evitare di esporre il personale e gli altri pazienti a contagio; qualora si accertasse la positività al virus o il contatto stretto con soggetto infetto, è fatto divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione o dimora. Benchè l’11 marzo l’Organizzazione mondiale della sanità abbia dichiarato lo stato di pandemia da Covid-19 – conclude il presidente Sima – l’evoluzione si può ancora fermare: evitando i contagi esponenziali. A cominciare dai nostri ragazzi, che possono farsi veicolo di infezione ai più fragili della famiglia, anziani e malati cronici. Agli adolescenti bisogna saper parlare: aspettando il momento giusto per ragionare, lontano da momenti di crisi e scontro, evitando reazioni emotive e conflitti acuti, mostrando rispetto per il loro punto di vista e comprensione dei loro bisogni, trascorrendo del tempo insieme nel forzato isolamento in casa, e soprattutto stabilendo i giusti confini del loro comportamento».
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