Buona fortuna a tutti noi che continuiamo a stare in prima linea e non abbiamo più tempo per noi stessi e per i nostri cari, figuriamoci per vedere i meme sul telefonino
Buona fortuna a tutti noi medici e operatori sanitari.
Buona fortuna a tutti noi che continuiamo a stare in prima linea e non abbiamo più tempo per noi stessi e per i nostri cari, figuriamoci per vedere i meme sul telefonino.
Buona fortuna a tutti noi che siamo troppo stanchi per ricordarci con simpatia i vari flash mob di solidarietà.
Buona fortuna a tutti noi che occasionalmente impattiamo nei messaggi televisivi di volti noti campioni di follower e di incassi pubblicitari e che dobbiamo sorbirci pure i loro inviti a non mollare. Magari dagli stessi personaggi televisivi che pontificano su tutto e che all’inizio di questa epidemia invitavano ad uscire, ad abbracciarci tutti, a bere in compagnia e postavano splendide immagini dai loro meravigliosi chalet alpini.
Buona fortuna a tutti noi che abbiamo assistito a pubblicità per tamponi fatti a politici, calciatori, uomini e donne dello spettacolo e siamo rimasti a bocca aperta e senza mascherina e soprattutto senza tampone.
Buona fortuna a tutti noi che troviamo stucchevole questa cantilena sui medici ed infermieri “eroi”.
A proposito, quanti sono gli “eroi” malati? E quanti sono gli “eroi” morti?
Siamo medici, sappiamo cosa dobbiamo fare di fronte a questa emergenza, e non molliamo ma mica perché ce lo chiedete voi, cari tuttologi da palcoscenico. Chiediamo dispositivi di protezione sapendo che potrebbero non essere sufficienti perché noi stessi, dopo ore ed ore passate a fare il nostro lavoro, potremmo diventare fonte di contagio anche a casa. Ed ora confidiamo sugli aiuti da Cina, Russia e Cuba con buona pace degli egoismi europei ormai sin troppo chiari.
E allora si può capire, non certo giustificare, anche chi preferisce fuggire dal fronte forzando sul proprio stato di salute. Non giudico, quando si ha paura può scattare di tutto dentro di noi.
La classe medica deve reagire. Molti di noi si sentono abbandonati dal sistema sanitario cui abbiamo dedicato la nostra esistenza professionale e anche la nostra vita. Non so se finita la tempesta troveremo la forza di reagire o se invece cercheremo di dimenticare tutto e in fretta.
Per adesso cari tuttologi televisivi se proprio volete aiutarci allora mettete le mani nei vostri portafogli e supportate concretamente la Protezione Civile e le Associazioni di volontariato. E se proprio vi pesa fare una beneficenza concreta almeno per ora, per dirla alla Camilleri, statevi zitti e non scassateci i cabbasisi.
Luciano Cifaldi, oncologo, Segretario Cisl Medici Lazio