«Chirurgia refrattiva soluzione più adatta», spiega Vincenzo Orfeo, Direttore dell’unità operativa di Oculistica della Clinica Mediterranea di Napoli e docente per la Superficie Oculare all’Università di Trieste
«Chi indossa lenti a contatto giornaliere, che getta la sera, ha un rischio molto basso di infezione: ne è colpito circa 1 ogni 10mila persone. Basso anche il rischio per chi porta lentine rigide (1 su 10mila). La percentuale sale moltissimo, di circa 10 volte (quindi 10 infezioni ogni 10mila persone), nei portatori prolungati di lentine morbide, che sono purtroppo la stragrande maggioranza dei portatori. Il rischio poi sale ancora di 8 volte in chi dorme con le lenti a contatto. Ad aumentare ulteriormente il rischio è anche il fumo. Chi invece si sottopone a chirurgia refrattiva ha un rischio circa 3 volte inferiore del portatore prolungato di lentine a contatto».
Sono questi i dati forniti da Vincenzo Orfeo, Direttore dell’unità operativa di Oculistica della Clinica Mediterranea di Napoli e docente per la Superficie Oculare all’Università di Trieste, sui rischi che si corrono facendo un uso non corretto delle lenti a contatto. «I consigli per evitare tutto ciò – continua Orfeo – sono due: usare bene le lentine, non dormire mai con le lentine indossate e preferire senz’altro l’uso giornaliero; per chi invece fa un uso smodato delle lentine, valutare il ricorso alla chirurgia refrattiva laser, la quale è molto più sicura, poiché riduce di 3 volte il rischio di infezione corneale rispetto ai portatori prolungati di lentine. Senza criminalizzare l’uso delle lenti a contatto che, se usate con attenzione, costituiscono un ottimo presidio, dobbiamo tener conto tuttavia che statisticamente i rischi di una cheratite infettiva microbica determinata da una lente a contatto sono decisamente superiori al rischio infettivo dopo un intervento di chirurgia refrattiva. Questa chirurgia, secondo studi internazionali, eseguita con una buona diagnostica e una buona tecnologia, crea pochissimi problemi ed è quindi sempre più sicura».
Professor Orfeo, perché sottoporsi alla chirurgia refrattiva laser?
«La chirurgia refrattiva, grazie alle nuove tecnologie, è diventata ancora più sicura, quindi non deve spaventare. È vero che qualsiasi tipo di intervento chirurgico porta con sé alcuni rischi, però dobbiamo considerare che le persone che vanno a sottoporsi all’intervento portano, come minimo, le lenti a contatto. Va tenuto conto che coloro che portano continuamente le lentine sono proprio quei soggetti che poi si rivolgono alla chirurgia refrattiva perché non vogliono indossare mai, o quasi mai, gli occhiali. Ecco, queste persone hanno un rischio di infezione tre volte superiore. Il concetto, dunque, è che l’intervento viene eseguito su persone che corrono già dei rischi».
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Che tipo di danni può provocare un’infezione?
«Le infezioni possono avvenire quando il paziente porta troppo le lenti a contatto e possono essere anche molto gravi. Certo, esistono forme anche molto leggere, ma ciò non toglie che ogni anno curiamo diversi episodi di cheratite severa. In particolare, si rischia di più, ad esempio, nel periodo estivo, quando si va al mare: lì, ovviamente, non si indossano gli occhiali ma le lenti a contatto, anche sulla spiaggia e quando ci si fa il bagno. In questo modo si corre il rischio che pericolosi germi si infilino tra l’occhio e la lente a contatto e che penetrino nella cornea senza che il paziente se ne accorga. Può dunque capitare che l’infezione, iniziata magari dalla mattina, venga scoperta solo la sera, quando la persona in questione toglie le lentine. È un esempio, ma non va assolutamente sottovalutata la questione: ci sono anche pazienti che, dopo una situazione del genere, devono essere sottoposti a trapianto di cornea. Certo, dipende tutto dal tipo di germe che entra. Ci sono differenti tipi di infezione, molte delle quali trattabili, con prognosi molto diverse. Non bisogna spaventarsi ma con le lentine bisogna rispettare delle precise regole igieniche».
Ce le può quantificare? Quante persone vede ogni anno, in media, con infezioni di questo tipo?
«Ne vedo qualche decina. I casi più gravi per fortuna sono episodici, solo 2 o 3 persone, ma questi sono casi che si dovranno curare per mesi o anni e, dopo che l’infezione si è spenta, essere sottoposti ad un trapianto di cornea. Le forme leggere, da intolleranza alle lenti a contatto, sono invece numerosissime. Si tratta di piccole infiammazioni della cornea e della congiuntiva, ed in questa fase costituiscono un danno reversibile. Ma per recuperare da queste intolleranze il paziente deve fare una terapia specifica ma deve assolutamente sospendere l’uso delle lentine a contatto per molti mesi o anni. Più spesso queste intolleranze sono legate alla riduzione dello strato lacrimale che lubrifica l’occhio e dove le lentine “navigano” senza toccare la superficie dell’occhio. Quando lo strato si riduce e le lentine vanno a contatto con la superficie oculare si crea una infiammazione. Una riduzione dello strato lacrimale può succedere facilmente quando stiamo per troppo tempo davanti al Pc. Al lavoro, al Pc, decisamente meglio indossare dei comodi occhiali».
Con la chirurgia refrattiva laser il problema della vista viene risolto e dunque non c’è più bisogno di portare le lenti?
«Esatto. Lo scopo della chirurgia refrattiva è quello di eliminare gli occhiali e nella stragrande maggioranza dei casi ci si riesce, a patto che sia fatta bene, entro certi limiti, con una diagnostica precisa che va fatta prima dell’intervento. In qualche caso ci può essere qualche minima imprecisione refrattiva, in genere talmente piccola che non richiede un ritocco. E’ comunque sempre possibile reintervenire in caso di risultato insoddisfacente ma nella mia esperienza questo è un evento molto raro».
Il trend delle persone che si rivolgono a questo tipo di intervento, negli ultimi anni, è in aumento o in diminuzione?
«Oggi riscontriamo un incremento di richieste verso questa chirurgia che sta dando risultati sempre più entusiasmanti per il paziente. E’ importante usare laser di ultima generazione ma è cruciale la selezione del paziente. Oggi abbiamo tecnologie sofisticate che ci permettono in anticipo di capire se quel paziente è idoneo al trattamento laser e se dopo la chirurgia sarà contento. La selezione corretta è fondamentale. Deve essere chiaro che non si possono operare tutti i pazienti. Se, ad esempio, una persona ha più di 10 gradi di miopia, non possiamo usare il laser ad Eccimeri ma possiamo procedere invece con un impianto di una speciale lente intraoculare che riesce a risolvere il problema con tranquillità e sicurezza. Quindi accurata selezione del paziente sempre entro i parametri della massima prudenza. Così facendo avremo solo pazienti più che soddisfatti del nostro intervento».
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