Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’emergenza Coronavirus ha dimostrato che «ora più che mai il mondo ha bisogno che gli infermieri lavorino al massimo della loro istruzione e formazione»
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato l’ultimo rapporto sullo stato dell’assistenza infermieristica. E lo fa in un momento in cui il mondo intero è testimone di un impegno senza precedenti dei governi di tutti i Paesi per garantire la tenuta dei vari sistemi sanitari. Fondamentale, in questo quadro generale, risulta la figura dell’infermiere: «Ora più che mai – si può leggere nel documento dell’OMS – il mondo ha bisogno che gli infermieri lavorino al massimo della loro istruzione e formazione».
Ma se da un lato il rapporto mette in risalto diversi aspetti su cui «festeggiare», si continuano a vedere «nella distribuzione del personale infermieristico nel mondo». Per questo motivo c’è ancora molto da fare e l’anno internazionale dell’infermiere e dell’ostetrica (quale è, per l’appunto, il 2020) cade nel momento giusto. Secondo l’OMS infatti è necessario che i governi e tutte le parti interessate intervengano fattivamente su tre diversi aspetti.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità «tutti i Paesi possono agire a sostegno di questa agenda». La maggior parte di loro «può farlo con le proprie risorse», mentre per quelli che richiedono assistenza da parte della comunità internazionale è necessario «dirigere una quota crescente di capitale umano e investimenti nell’economia della sanità e dell’assistenza sociale». Questi investimenti possono anche guidare il progresso attraverso «obiettivi di sviluppo sostenibile, con dividendi per equità di genere, emancipazione economica delle donne e occupazione giovanile».
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MANGIACAVALLI (FONPI): «IL NOSTRO FINE E’ LA SALUTE DEI CITTADINI»
«Il nostro fine – commenta il presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche Barbara Mangiacavalli– è assistere i pazienti, individuarne le necessità ed essergli vicini, incidere nel processo organizzativo e decisionale del sistema e dare risposte mirate alle contingenze economiche e ai bisogni che emergono dall’attuale scenario demografico ed epidemiologico. E nella pandemia lo stiamo dimostrando: tra gli infermieri c’è il maggior numero di operatori sanitari positivi a COVID (circa il 52%). Tra gli infermieri c’è chi muore di COVID per assistere ed essere vicino ai pazienti, ma lo fa comunque senza il minimo tentennamento. Tra gli infermieri il principio è uno solo: prendersi cura, perché il loro obiettivo assoluto è la salute di tutti».
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