Francese: «Un’ordinanza di Regione Lombardia vieta il test, quindi facciamo processare i campioni fuori regione. Gli immuni potranno andare al Policlinico San Matteo di Pavia a donare il sangue per salvare i malati più gravi»
Test sierologico a tutti i cittadini. Succede a Robbio, piccolo Comune di 5800 abitanti in provincia di Pavia, dove il sindaco, Roberto Francese, 35 anni, imprenditore, ha deciso la scorsa settimana di porre fine alle richieste inascoltate di fare il tampone ai suoi abitanti, ed ha predisposto un ambulatorio nel palazzetto dello sport cittadino con l’obiettivo di individuare guariti e immuni al Coronavirus.
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Sindaco, perché ha deciso per il test sierologico?
«È un’esigenza di sopravvivenza di questo Comune, perché abbiamo una cinquantina di persone con i sintomi classici del Covid, ma non vengono né contattate per il tampone a domicilio, che non è stato fatto a nessuno, né viene attivata la cura domiciliare. E allora io mi chiedo, come mai in una Regione come la Lombardia, che ho sempre apprezzato dal punto di vista sanitario, un’eccellenza, con medici che sono i migliori al mondo, è così in ritardo da un punto di vista organizzativo? Abbiamo famiglie intere che hanno chiesto il tampone, non gli è stato fatto, e da un malato ora ne hanno ricoverati tre».
Allora avete attivato un ambulatorio che è fuori regione, è corretto?
«Noi avevamo trovato anche otto laboratori della regione Lombardia disponibili a fare questo test, il problema è che la Regione ha emanato una ordinanza che lo vieta, quindi facciamo il prelievo in Regione e poi facciamo processare il test fuori regione. È un controsenso, ed è un peccato: diamo lavoro alle altre regioni quando i nostri laboratori regionali sono all’avanguardia, hanno in casa i reagenti e sarebbero tranquillamente in grado di fare questo lavoro».
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Come vi siete organizzati per fare il test a tutti i cittadini?
«Abbiamo iniziato la scorsa settimana. Coloro che hanno i sintomi da Coronavirus sono sottoposti al test in casa, perché devono stare in quarantena. Gli imprenditori hanno deciso di farlo nelle proprie aziende per garantire la continuità produttiva, le Rsa presso le loro sedi; per tutti gli altri è stato allestito un ambulatorio di emergenza all’interno del Palasport. Lì sono venuti medici, infermieri, forze dell’ordine, volontari, soccorritori, tutte persone che ci hanno riferito di aver richiesto più volte di fare il tampone presso la loro sede di lavoro, ma gli è sempre stato negato. Abbiamo visto il grido di disperazione della gente che ha pagato le tasse una vita e che si vede abbandonata da questo Stato. In più, tutti i positivi al test, che quindi sono guariti, possono recarsi a Pavia, al San Matteo, a donare il sangue che viene utilizzato come cura per i malati gravi. In questo modo gli anticorpi di chi è guarito possono salvare la vita a qualcuno che invece sta male».
Quanto è costato il test?
«L’abbiamo trovato a 45 euro ed è un test completo perché dice il valore dell’infezione in corso e della memoria dell’infezione, e quindi è molto sofisticato. Visto che non è validato dalla Regione, non abbiamo voluto spendere neppure un euro dei soldi comunali, perché avrebbero potuto dirci che avevamo creato un danno, ed allora io ho voluto dire a tutti i cittadini di fare il test e che avrei pagato io personalmente a chi non poteva permetterselo. La mia provocazione ha fatto sì che i miei cittadini hanno tirato fuori ancora una volta il loro cuore, che è straordinario, e ogni persona che è andata, ha pagato per due o per tre, perché non volevano che nessuno rimanesse senza».
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