“La lettera inviata giorni fa dai centomila medici di tutte le branche della professione, che, come FNOMCeO, abbiamo condiviso, ha ribadito che la gestione del Covid-19 deve avvenire, in primis, sul territorio”, ha spiegato il Presidente Anelli
Ottantamila sentinelle che, sul territorio, monitorino la popolazione per evitare recrudescenze dell’epidemia di Covid-19, anche in vista di una corretta programmazione della Fase 2. Sono i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta che, già oggi, costituiscono una rete capillare e prossimale ai cittadini e che potrebbero e dovrebbero essere coinvolti, sin da subito, nella gestione della pandemia.
È questa una delle proposte scaturite questa mattina dalla riunione, in teleconferenza, del Comitato Centrale, l’Organo di Governo della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), che ha condiviso, sull’argomento, una serie di punti. In primo luogo, la rivendicazione di un maggior coinvolgimento degli Ordini delle professioni sanitarie, in veste di Enti sussidiari dello Stato, e, in particolare, dell’Ordine dei Medici quale garante di tutte le specializzazioni e delle diverse espressioni della professione.
“La gestione di questa epidemia ha mostrato una delle sue più gravi criticità proprio nella frammentazione dei modelli adottati, che non ha consentito un approccio pragmatico, efficiente e sinergico – spiega il presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli -. E non mi riferisco solo alla frammentazione dei diversi modelli regionali, che, almeno all’inizio, hanno affrontato, ognuno a suo modo, quanto stava accadendo. Va ricomposta la frammentazione tra i diversi sistemi di cure, quelli ospedalieri e quelli sul territorio, che devono sempre più integrarsi e potenziarsi. Come? Attingendo alle competenze di tutti gli attori impegnati sul campo, che per i medici sono, tra gli altri, gli epidemiologi, gli igienisti, gli pneumologi, gli anestesisti-rianimatori, gli altri specialisti, i medici di medicina generale, quelli degli altri servizi territoriali, come le RSA, le carceri, le guardie mediche. La Professione non è mai stata così unita, ed è proprio in questa unitarietà che può trovare la forza e gli strumenti per assumersi la responsabilità di trovare, nella messa a disposizione in maniera funzionale e sinergica di tali competenze, la chiave per risolvere l’emergenza e camminare, insieme, verso la Fase 2”.
“La lettera inviata giorni fa dai centomila medici di tutte le branche della professione, che, come FNOMCeO, abbiamo condiviso, ha ribadito che la gestione del Covid-19 deve avvenire, in primis, sul territorio – continua Anelli -. Questo sia per affrontare al meglio la prevenzione del contagio, ed eventualmente il percorso di cure a partire dall’esordio dei sintomi, prima che si renda necessario il ricovero; sia per decongestionare gli ospedali, in maniera che possano tornare a dedicarsi in maniera ottimale e a pieno regime alle cure delle acuzie non dovute al Covid-19”.
“In quest’ottica, i sessantaseimila medici di famiglia, i settemilaottocento pediatri di libera scelta e gli altri medici di medicina generale possono diventare vere e proprie sentinelle sul territorio, per avviare, insieme alle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale, composte sempre da medici di medicina generale e da infermieri, un monitoraggio, rapido, capillare e mirato, della diffusione del virus nella popolazione – prosegue Anelli -. Monitoraggio che può essere fatto, in stretta integrazione con i dipartimenti di prevenzione, con i nuovi test rapidi e tamponi, senza tralasciare, soprattutto in questa stagione in cui l’epidemia di influenza si è esaurita, i criteri diagnostici di tipo clinico. Vanno poi definite, insieme ai Sindaci, le misure di quarantena”.
“La gestione dell’epidemia sul territorio, per essere efficace, deve essere accompagnata da una semplificazione delle procedure per l’utilizzo dei farmaci – prosegue -. L’intero arsenale delle cure ammesse oggi dall’AIFA deve essere messo a disposizione dei Medici di Medicina generale, per la prescrizione ai loro pazienti”.
“Tutto ciò al fine di garantire, nella maniera più estesa ed efficace, il diritto alla salute dei cittadini. Diritto che non può essere disgiunto da quello alla sicurezza degli operatori, ma che vi si interseca e vi si poggia, come su una base ineludibile e fondamentale – conclude Anelli -. Tutelare tali diritti indissolubili significa assicurare ai medici convenzionati forniture adeguate, per numero e qualità, di Dispositivi di protezione individuale. E, ai liberi professionisti, canali dedicati e prioritari di fornitura, a prezzo calmierato. Per tutti, infine, prevedere un monitoraggio tramite tamponi e test rapidi e, appena validati, anche sierologici, per escludere casi di positivi asintomatici tra i sanitari e anche tra i pazienti affetti da altre patologie”.
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