Sciomachen (ROI): «Dodicimila professionisti di nuovo a lavoro. Seguiremo le indicazioni del maxi ordine delle professioni sanitarie e le direttive delle singole regioni. Già redatte anche le linee guida per la sicurezza degli ambienti e la gestione dell’uso dei DPI con i pazienti»
Il lockdown non è finito per tutti. Mentre una parte del Paese speriementa l’inizio della fase 2, molti lavoratori si preparano ad affrontarla senza sapere con certezza quando comincerà ufficialmente. È il caso degli osteopati, un popolo di circa 12mila professionisti: «Sono oltre due mesi che abbiamo interrotto completamente la nostra attività – commenta Paola Sciomachen, presidente del Registro degli Osteopati d’Italia (ROI) -. La maggior parte di noi opera in regime libero professionale e, pertanto, come unico sostegno economico ha ricevuto il bonus di 600 euro riservato ai possessori di Partiva Iva. Ci prepariamo a riprendere la nostra attività – aggiunge la presidente Sciomachen – prendendo come riferimento le indicazioni del presidente del maxi ordine delle professioni sanitarie, Alessandro Beux, nonché i decreti delle singole regioni».
E se il numero di osteopati che ha dovuto interrompere le proprie attività professionali è stimabile, non è calcolabile, invece, quanti pazienti abbiano dovuto bruscamente rinunciare ai propri trattamenti: «L’osteopatia si integra bene nel processo di cura di malati che soffrono di più patologie, sopratutto con problematiche del sistema muscolo-scheletrico – spiega Marco Petracca, tesoriere e consigliere nazionale del ROI -. Per questo, i primi a pagare le conseguenze più gravi del lockdown sono stati senza dubbio i pazienti fragili e con malattie croniche. È difficile prevedere gli effetti di questa interruzione per la salute dei nostri pazienti: solo nel tempo, dopo un’attenta valutazione, ne capiremo gli eventuali danni. Di certo, ci siamo attivamente impegnati nel mantenere una certa vicinanza a tutti i nostri pazienti, tenendoci in costante contatto con loro e, ove possibile, offrendo dei consigli per continuare a gestire il proprio stato di salute».
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La riapertura di tutti gli studi di osteopatia sarà all’insegna della massima sicurezza: «I professionisti osteopati hanno vissuto con grande senso di responsabilità la fase di lockdown, ma ora – continua Petracca – siamo in grado di affrontare la riapertura dei nostri studi professionali. Il Registro degli Osteopati d’Italia ha redatto delle linee guida affiché tutti i profesionisti, rispettandole, siano in grado di offrire trattamenti in completa sicurezza sia per sé, che per i propri pazienti. Si tratta di un documento che, sulla base di tutte le conoscenze raccolte in questi mesi sul Covid-19, indica le precise modalità con cui gestire il distanziamento sociale, l’uso dei dispositivi di protezione individuale e tutte le procedure di sanifacazione necessarie alla prevenzione dei contagi sui luoghi di lavoro».
Intanto, mentre si preparano ad affrontare la fase 2, gli osteopati pensano pure agli obiettivi da raggiungere quando l’emergenza sarà rientrata: «La nostra priorità – dice Sciomachen – è ottenere quanto prima la piena regolamentazione della nostra professione. Una mancanza che si è sentita ancor di più in questo periodo di emergenza che, per molti aspetti, ha lasciato gli osteopati senza una guida. L’osteopatia, infatti, pur essendo individuata come professione sanitaria (dall’articolo 7 della legge n.3 del 2018, che ha riformato il sistema ordinistico delle professioni sanitarie), non ha ancora ottenuto un pieno riconoscimento, a causa della mancanza dei decreti attuativi. Per questo, il Registro degli Osteopati Italiani – conclude la presidente – si impegnerà a tirare fuori i suoi professionisti da questo limbo, sollecitando le Istituzioni a riprendere l’iter legislativo, arrivando ad una definitiva istituzione della professione».
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