Ricerca italiana promettente per i tumori gastrointestinali: «Supportare la ricerca fa parte della mission della nostra Azienda e vogliamo continuare su questa strada», sottolinea Rita Cataldo, Amministratore Delegato di Takeda Italia
L’”Open Innovation Award” è un concorso nato con lo scopo di premiare l’innovazione e l’originalità di progetti rivolti all’area terapeutica della gastroenterologia che hanno come obiettivo il miglioramento della gestione delle patologie e della qualità di vita del paziente.
L’azienda giapponese presente in oltre 80 Paesi concentra la sua attività su Oncologia, Malattie Gastrointestinali, Neuroscienze, Malattie Rare, Terapie Derivate dal Plasma e Vaccini; in Italia opera anche in ambito cardiovascolare e diabetologico. Il premio promosso da Takeda si rivolge a due categorie: “Ricerca”, destinato alle strutture ospedaliere e alle società scientifiche, e “Community”, rivolto alle associazioni di pazienti e agli enti no profit. Il riconoscimento ammonta a 35mila euro per la categoria Ricerca e 15mila euro per la categoria Community.
«Siamo da sempre orientati in progetti che mirino a migliorare la qualità della vita non solo del paziente ma anche del caregiver – sottolinea Rita Cataldo, Amministratore Delegato di Takeda Italia. – Ci è sembrata una logica conseguenza di questa nostra filosofia sostenere un progetto di innovazione come questo. Supportare la ricerca fa parte della mission della nostra azienda. Infatti investiamo a livello mondiale 4,5 miliardi di dollari in R&D e ed è nostra intenzione continuare su questa strada».
Per la categoria “Ricerca” la giuria ha assegnato il premio al progetto “Modello integrato di matrice extracellulare-organoidi derivati dal paziente per predire la risposta chemioterapica nei pazienti affetti da metastasi epatica da cancro colo-rettale”, presentato dall’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza, Padova. Obiettivo del progetto vincitore è sviluppare un modello tumorale 3D in vitro, da poter studiare in laboratorio, per migliorare le terapie e, di conseguenza, la qualità di vita del paziente.
«La chemioterapia di prima linea dà una risposta solo nel 64% dei casi – spiega Marco Agostini, ricercatore autore del progetto. – Il restante 36% deve sottoporsi a un nuovo ciclo di cure, con efficienza molto più bassa. Per studiare un modello cellulare più completo è necessario realizzare una terza dimensione che prenda in considerazione il microambiente del paziente stesso. Per questa operazione abbiamo prelevato il tessuto tumorale dal paziente e ne abbiamo mantenuto solo la struttura, su cui va riprodotta la risposta al farmaco somministrato. In altri termini, simuliamo in laboratorio il trattamento. Se riuscissimo ad arrivare a una correlazione tra il modello in vitro in laboratorio e il modello umano, potremmo conoscere in anticipo gli effetti del trattamento e valutare la miglior combinazione possibile di farmaci. L’innovazione del modello 3D permetterà di scegliere la miglior combinazione di farmaci, offrendo al paziente una migliore qualità di vita, situazione di cui si potrà giovare anche il SSN».
Per la categoria Community si è aggiudicato il premio il progetto “Misurazione del fabbisogno energetico tramite calorimetria nel paziente oncologico con compromissione del tratto gastrointestinale”, presentato da Fondazione ANT Italia Onlus. Il progetto ha lo scopo di migliorare l’assistenza del servizio nutrizionale ANT con un supporto nutrizionale in pazienti oncologici con compromissione del tratto gastrointestinale seguiti dal programma di cure palliative domiciliari di Fondazione ANT Italia ONLUS.
«Il progetto prevede l’utilizzo di uno strumento idoneo a valutare il fabbisogno calorico ed energetico, diverso da un soggetto normale, nei pazienti affetti da tumore – spiega Enrico Ruggeri, responsabile del progetto – L’aspetto della nutrizione è molto importante, in quanto correlato con l’aspettativa e la qualità di vita. La malnutrizione è assai frequente, tanto che colpisce l’80% di questi pazienti, che sono spesso affetti da disfagia o da occlusione intestinale. Queste condizioni li portano a non alimentarsi a sufficienza e a dimagrire, generando in ultima istanza un peggioramento della qualità di vita e una minore aspettativa di vita».
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