Il contributo di Salvatore Scondotto, Presidente Associazione Italiana di Epidemiologia
L’Associazione italiana di Epidemiologia (AIE), in una lettera inviata alle istituzioni all’indomani dell’avvio della fase 2 ha raccomandato la costruzione di un quadro di insieme di tutte le attività considerate prioritarie per interrompere le catene dei contagi da applicare ovunque e un salto tecnologico a supporto della prevenzione.
Le capacità di identificazione dei casi sospetti di Covid-19 va rafforzata in modo sistematico e l’accertamento virologico va allargato anche a soggetti asintomatici con alto rischio di infezione. L’adeguamento della rete di laboratori può essere centralizzato, per assicurare analoghi e massimi livelli nelle capacità diagnostiche sul territorio nazionale.
I casi sospetti vanno posti in isolamento temporaneo e una volta identificati vanno isolati ricorrendo a strutture residenziali dedicate. Una rilevante quota di nuovi casi che registriamo ancora oggi è convivente di casi già accertati. Questi contagi vanno azzerati.
La capacità di identificare i contatti deve essere effettuata con procedure efficaci e omogenee nel territorio nazionale. Oltre al necessario e già richiesto potenziamento degli organici dei Dipartimenti di prevenzione, e al ricorso a risorse umane aggiuntive per l’emergenza, occorre anche un miglioramento degli strumenti tecnologici a supporto di tutte le attività di sorveglianza, ma in particolare di quella dei contatti dei casi, di esecuzione delle indagini epidemiologiche e di follow up. Non è, infatti, possibile immaginare nel nuovo scenario epidemico che si continui con la registrazione cartacea dei dati e la loro successiva digitazione nei sistemi informativi. Strumenti tecnologici per gli operatori di sanità pubblica corredati di software predefiniti, permetterebbe di armonizzare molte attività e trasmettere tempestivamente le informazioni. L’acquisizione centralizzata di tali strumenti per la prevenzione potrebbe salvare molte vite e ridurre i danni economici.
È necessario ampliare le informazioni minime richieste a livello nazionale indispensabili per la descrizione, l’analisi e la gestione dei focolai epidemici (luogo di esposizione, abitazione, luogo di lavoro, ospedale, RSA/RSSA, altro da specificare, attività lavorativa, data del provvedimento di isolamento, o altro).
Infine, occorre prevedere un sistema di gestione periferica delle informazioni derivanti dall’App Immuni con una chiara definizione dei percorsi delle persone che ricevono la segnalazione di esposizione, dei dati generati e delle responsabilità associate.
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