Il deputato Giorgio Silli porta in Parlamento le analisi del gruppo di lavoro del professor Pierfrancesco Belli (Incer Institute), anticipate da Sanità Informazione: in particolare chiede all’esecutivo perché non sia stato attuato il Piano pandemico (fermo al 2010). Poi chiede di rendere pubblici i verbali del CTS
Tre interrogazioni parlamentari per far luce su quanto accaduto, ad ogni livello, in questi tre mesi di emergenza Covid19 e che ripercorrono il lavoro del professor Pierfrancesco Belli, presidente della Commissione rischi ed etica sanitaria di Incer Institute e della Commissione rischi sanitari e disabilità di Cisa – Centro inter-accademico per le scienze attuariali e la gestione, e del dottor Riccardo Panerai.
Temi in larga parte anticipati da Sanità Informazione negli articoli “Avvisi ignorati, zero scorte di dpi, scarsa sorveglianza epidemiologica: il flop del Piano pandemico fermo a dieci anni fa” e “Dal CNESPS al CIRI, così il taglio di alcuni enti ha indebolito la sorveglianza epidemiologica e la lotta al Covid-19” che riguardano l’inadeguatezza del Piano pandemico attualmente in vigore, fermo al 2010, e la sua mancata applicazione dopo la proclamazione dell’emergenza, oltre alle falle nel sistema di sorveglianza epidemiologica, depotenziato da anni di spending review.
A presentarle è stato il deputato Giorgio Silli di “Cambiamo”, movimento politico fondato dal governatore della Liguria Giovanni Toti.
Tutte le interrogazioni sono rivolte alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministro della Salute e sono ‘a risposta scritta’, non saranno cioè discusse in Aula.
Ruolo del CTS e Piano pandemico. Nella prima ci si interroga sulla scelta dei membri Comitato Tecnico Scientifico e sulla mancata applicazione del Piano pandemico. Si chiede infatti «quali siano stati i reali parametri scientifici per la scelta dei componenti dei vari Comitati tecnico scientifici che in questi mesi di emergenza hanno indirizzato la politica governativa» e c’è la richiesta di «rendere pubblici i verbali delle riunioni degli esperti» proprio per fugare ogni dubbio sulle scelte prese dall’esecutivo. In un altro passaggio dell’interrogazione si fa riferimento alla «stretta parentela con i virus SARS-CoV del n-CoV2 poi denominato SaRs-CoV-2». Un legame che avrebbe imposto l’adozione del Piano pandemico elaborato anni fa per fronteggiare la Sars: «Non è chiaro – si legge – perché non si sia intervenuti sulla base delle procedure esistenti quali, ad esempio, il piano di prevenzione e risposta a pandemia, 2005-2010, redatto dal CCM – Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie considerando che dal 24 gennaio risulta ufficialmente la prova della trasmissione uomo-uomo e si fa riferimento alle precedenti outbreaks di Sars e Mers per la trasmissione».
LEGGI LE INTERROGAZIONI AL GOVERNO DI SILLI
Covid Hospital e sorveglianza epidemiologica. Nella seconda interrogazione, sempre a firma Silli, si fa riferimento alle falle nel sistema di sorveglianza epidemiologica delle malattie infettive. Secondo Silli il virus si è abbattuto come uno tsunami «anche per colpevoli omissioni interne ed internazionali e ha trovato terreno fertile in una politica inappropriata, nella sua miopia, inadeguatezza, mancanza di rapidità; nella inefficacia della prevenzione, nelle pieghe di interessi economici diffusi, nella inesistente capacità di visione strategica».
«Nonostante i tagli pesanti – si legge – il Sistema sanitario disponeva e dispone di norme di riferimento e di strutture specifiche, articolate, finalizzate alla sorveglianza, prevenzione e risposta alla diffusione di malattie infettive».
Alla luce di ciò Silli vuole sapere «perché non si è disposta subito la sollecita riconversione dei piccoli ospedali dismessi, in aree per le terapie intensive invece di procedere con nuove strutture mobili, inutili su un piano di programmazione ordinaria di posti letto, considerando anche l’aumento delle criticità legato all’invecchiamento della popolazione». Contesta il mancato accoglimento (in data 22 febbraio) dell’indicazione su «l’urgente necessità di allestire degli ospedali esclusivamente riservati a ricoverati per COVID-19, così da evitare promiscuità con altri pazienti e quindi diffusione del virus nelle strutture ospedaliere». Inoltre «non è stato richiesto dall’inizio, viste le caratteristiche della infezione riportate nelle prime notizie circa una possibile origine da laboratorio BLS4, l’intervento ed il coordinamento con gli specialisti medici delle Forze armate, anche in base a quanto previsto ex legge n. 138 del 2004 e successive modificazioni».
Zona rossa ad Alzano e precedenti casi di polmonite. Nella terza interrogazione il deputato di Cambiamo si chiede perché, «nonostante le comunicazioni dall’OMS e/o da altri enti e/o da autorità cinesi direttamente, su specifiche dei primi casi di infezione e sui primi studi in merito» e del fatto che si era a conoscenza dei numerosi casi «anomali» di polmonite riconosciuti nel mondo anche nei mesi precedenti allo scoppio dell’epidemia di Sars-Cov-2 (Settembre 2019 – polmonite alto mantovano; Ottobre 2019 – polmonite Stati Uniti; Ottobre 2019 – polmonite nella bergamasca; Novembre 2019 – polmonite Mongolia), non si sia a conoscenza «di provvedimenti presi in merito all’attivazione del sistema di sorveglianza». Infine il riferimento alla zona rossa di Nembro e Alzano, mai istituita, e su cui sta indagando la Procura di Bergamo: «Non è chiaro sulla base di quali documenti/studi/ricerche il Governo ha deciso di operare in tal senso. il Governo avrebbe dovuto fornire immediatamente al Parlamento: a) la nota riservata dell’Istituto superiore di sanità che evidenziava, appunto, dal 2 marzo, «l’incidenza di contagi da Covid-19 nei comuni bergamaschi di Alzano Lombardo e Nembro, e anche in quello bresciano di Orzinuovi, raccomandandone l’isolamento immediato e la chiusura, con la creazione di una zona rossa come quella di Codogno».
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SANITÀ INFORMAZIONE PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO