Il segretario del Gruppo Oculisti Ambulatoriali Liberi: «Rivedere il programma dell’iniziativa in un’ottica di collaborazione con i medici specialisti e di miglior servizio alla popolazione»
Uno screening visivo in farmacia nell’ambito di una campagna di prevenzione delle malattie oculari degenerative quali glaucoma, retinopatia e maculopatia. È l’iniziativa promossa da Unico, il maggiore distributore farmaceutico in Italia di proprietà dei farmacisti, per una giornata dedicata alla cura dell’occhio. Il servizio, secondo quanto si legge nel programma, sarà eseguito da infermieri qualificati, dotati di tutti i dispositivi di sicurezza anti-contagio, dalle mascherine ai guanti, e con apparecchiature tecnologicamente all’avanguardia.
Un’iniziativa che ben si colloca nel più ampio progetto di farmacia dei servizi sul territorio, ma che nasce con una riserva: perché non affidare la visita a medici oculisti? A sollevare la questione e porre l’interrogativo è Danilo Mazzacane, segretario della società scientifica GOAL (Gruppo Oculisti Ambulatoriali Liberi) e segretario di Cisl Medici Lombardia: «L’infermiere, seppur qualificato, non può sostituire un oculista – commenta -. Pertanto il progetto nasce di fatto zoppo. Un vero peccato dal momento che tutto ciò si colloca in un ambito che vede sempre più il ruolo della farmacia e il dialogo con i medici del territorio il terminale di un percorso di integrazione e di collaborazione».
«Tra l’altro – aggiunge Mazzacane – nella brochure informativa si precisa che l’iniziativa è a pagamento con una varia modalità di offerta e la quota comprenderebbe la refertazione in remoto di non ben precisati medici specialisti».
La farmacia oggi è riconosciuta come presidio sanitario territoriale e nell’era del dopo Covid si candida proprio come sede ideale per vaccinazioni o screening, «ma il ruolo dei medici specialisti non deve venire meno – puntualizza Mazzacane -. La prevenzione secondaria e terziaria riguardante diagnosi e cura delle patologie oculari deve essere di esclusiva pertinenza del medico oculista che può certamente avvalersi della collaborazione di una figura sanitaria specifica abilitata come quella dell’ortottista. In particolare, le patologie citate nella brochure di Unico sono patologie oculari invalidanti e riconosciute come malattie sociali. Il percorso di screening può produrre gravi danni alla salute visiva, fuorviando la diagnosi e le conseguenti terapie se non gestito da medici specialistici».
«Il ruolo degli infermieri di comunità – aggiunge il segretario GOAL – può essere di collaborazione in più ambiti, a cominciare dalla gestione dei pazienti cronici fragili a domicilio. Di sicuro è fondamentale la sinergia tra medici di medicina generale, medici specialisti e farmacisti di famiglia, tenendo conto che il ruolo di questi ultimi è da valutare con attenzione perché potrebbero esserci compiti non in linea con le normative giuridiche».
Un monito del segretario di GOAL che chiede a Unico di rivedere il programma dell’iniziativa in un’ottica di collaborazione e di miglior servizio alla popolazione. «Ci appelliamo al buon senso e alla professionalità delle competenti organizzazioni rappresentative dei farmacisti e degli infermieri – chiosa Mazzacane – affinché respingano la proposta così formulata, e all’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri affinché vigili sull’operato di eventuali medici coinvolti, nella tutela della salute e nel rispetto della deontologia della professione medica».
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