Lo sviluppo di un “Ecosistema Digitale Salute” internazionale, un approccio diretto alla tecnologia e un supporto psicologico obbligatorio per i più colpiti dal virus. Nelle “Iniziative per il rilancio Italia 2020-22” della task force di Vittorio Colao un nuovo approccio per la ripartenza
Un rapporto di oltre 50 pagine, denso di suggerimenti per aiutare l’Italia del dopo Covid-19. Il Comitato di esperti in materia economica e sociale guidato da Vittorio Colao, ha presentato ieri a Giuseppe Conte il suo “Iniziative per il rilancio Italia 2020-22”. Diviso in sei capitoli che esplorano le principali aree di miglioramento, dalle imprese al turismo e dalla ricerca all’istruzione, con una previsione di interventi sui prossimi 3, 6 e 12 mesi.
La sanità resta al centro del rilancio del Paese, con la necessità di sviluppare un “Ecosistema Digitale Salute” nazionale che metta in comunicazione tutti i protagonisti e faciliti la trasmissione di tutti i dati da paziente a professionista, per una cura che possa beneficiare della tecnologia. La telemedicina, vera riscoperta durante il lockdown, per la task force di Colao dovrà diventare normalità. Un approccio tech necessario a quella trasformazione digitale e universale di cui la sanità sente di avere bisogno e che risulterebbe impossibile senza l’aiuto dei mezzi moderni.
Una revisione dei processi sanitari che comincia con la digitalizzazione dei dati del singolo paziente e passa attraverso controlli e visite telematiche, con un monitoraggio da remoto. «Nello specifico – si legge – è necessario superare il Fascicolo Sanitario Elettronico, convergendo verso il “Digital Twin”, una vera e propria rappresentazione virtuale del cittadino». Cui si dovrebbe aggiungere una revisione dei processi normativi, volta all’inserimento di tecnologie come l’Intelligenza artificiale o i Big data.
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Tra le proposte la creazione di un sistema di “early warning”, basato sull’integrazione di Tessera Sanitaria e altre amministrazioni, fatta di: informatizzazione della rilevazione delle cause di morte, interoperabilità delle banche dati sanitarie e condivisione dei dati sui ricoveri ospedalieri. Tutto nel rispetto della privacy. Una soluzione che aiuterebbe a prevenire di essere sorpresi una seconda volta da una pandemia in arrivo.
Si profila inoltre, nel rapporto, la necessità di implementare il modello welfare di prossimità per le famiglie colpite maggiormente dalla crisi. Quello composto da luoghi di incontro, fisici e non, e dall’orientamento ai servizi disponibili. «I servizi sociali – recita il documento – sono infatti ancora concepiti come rivolti essenzialmente ai cittadini fragili: le persone che attraversano problemi “ordinari” (genitorialità, invecchiamento, malattia, conflitto etc.) non fruiscono di tali servizi e spesso improvvisano soluzioni individuali e costose».
Per questo la proposta riguarda una serie di “presidi comunali multiservizio” gestiti da Comuni con più di 50 mila abitanti con il coinvolgimento di ANCI, Ministero del Lavoro, della Salute e ordini professionali. Loro scopo dovrà essere la presa in carico delle situazioni di disagio e la prevenzione di fenomeni di distaccamento sociale.
Non si dimentica, infine, l’importanza del supporto psicologico alle tante famiglie colpite da Covid-19. Prevenire depressione, ansia sociale e disturbo post-traumatico da stress come priorità della ripartenza di tutti. Il team di Colao consiglia un pacchetto di quattro colloqui obbligatori per: chi abbia perso un familiare a causa del virus, chi abbia superato la malattia, i licenziati a causa della crisi e le vittime di violenza in genere. In via collaterale si propone anche di aumentare gli investimenti su salute mentale e dipendenze patologiche del 35%.
Discusso anche il dilemma sul “contagio Covid-19” come responsabilità penale del datore di lavoro per le imprese non sanitarie. La task force di Colao sottolinea la necessità di regolamentare la responsabilità penale del datore di lavoro in caso di contagio del dipendente, in quanto questo risulta uno dei principali fattori che frenano anche attualmente la ripresa. Il rapporto suggerisce, perciò, che qualora in azienda siano state attuate le regole di prevenzione e sicurezza necessarie, il rischio di responsabilità penale debba essere sostanzialmente escluso.
D’altro canto, al lavoratore che per recarsi sul posto di lavoro rischi il contagio nel tragitto o per l’eccessiva permanenza della struttura, va garantito il trattamento della malattia come infortunio sul lavoro. Per questo «peraltro si è già previsto che gli infortuni da contagio Covid-19 non vengano contabilizzati per l’azienda ai fini dell’andamento infortunistico, e quindi non hanno conseguenze sul piano dei premi assicurativi. Quindi il riconoscimento dell’infortunio sarebbe neutro per l’azienda». «La nostra parte l’abbiamo fatta – ha commentato Colao –. Volevamo aiutare il governo ad uscire dalla paralisi nella quale si trova il Paese, e ora possiamo dire “missione compiuta”. Adesso tocca alla politica».
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