La paura del meningococco continua ad ingolfare le Asl di tutta Italia: siamo andati a visitarle con le nostre telecamere. Festività natalizie, ferie del personale sanitario e grande rilievo mediatico per i casi di meningite: «Anche gli anni scorsi c’era folla, ma mai come in questi giorni»
«Uno scandalo. C’è gente in fila dalle 5 del mattino e non ha la certezza di prenotarsi in tempo per le vaccinazioni». Perché al tagliandino di prenotazione che chi si è alzato all’alba prende dopo una prima fila (già bella corposa) quando il sole ancora non è sorto, né va aggiunto un altro con il numero di prenotazione definitivo. Se il numero è troppo alto, ovvero se c’è troppa gente prima, la prenotazione non serve e si deve tornare il giorno dopo. E, il giorno dopo, la storia si ripete.
È quanto sta succedendo nelle ultime settimane in praticamente tutte le Asl d’Italia che effettuano vaccinazioni contro il meningococco, ovvero il batterio che causa la meningite. Le cause di questa corsa al vaccino? «Tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio – ci dicono le persone in fila –, si crea una situazione particolare: i bambini non vanno a scuola, i genitori sono più liberi e buona parte del personale sanitario, giustamente, è in ferie». In aggiunta a tutto questo, la sua parte l’ha fatta anche l’enorme (e spesso ingiustificata) eco mediatica che ha trasformato una patologia di certo pericolosa, ma tutto sommato non diffusissima, nel nemico pubblico numero 1 in Italia. Ciò è avvenuto nonostante sia il Ministero della Salute che l’Istituto Superiore di Sanità abbiano cercato di tranquillizzare tutti confermando che non esiste alcuna emergenza, in quanto i dati relativi a contagi e morti non sono sostanzialmente diversi da quelli degli anni passati.
«Anche gli altri anni – ci conferma una madre che, insieme al marito, ha portato i propri bambini in ospedale per le vaccinazioni – abbiamo trovato molta gente in fila per le prenotazioni. Certo, mai così tanta, ma è comunque scandaloso che non riescano a garantirci il servizio». «Siamo venuti la prima volta a dicembre – ci racconta invece un padre con il proprio piccolo in braccio –, ma non abbiamo potuto far niente. Siamo tornati oggi e dovremmo riuscire a farcela. In ogni caso – rivela – so che a partire dal 15 gennaio cambieranno le modalità di prenotazione e le code dovrebbero scomparire».
Resta il fatto che, dopo anni di declino e scetticismo, l’attenzione verso i vaccini sembra tornata ai livelli di un tempo. «Il medico ci ha consigliato di fare questo tipo di vaccino, ma non ce n’era bisogno: lo avremmo fatto comunque. Sappiamo che c’è gente che non la pensa come noi. Per questo serve più informazione, sia tra i medici che tra i pazienti».
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