«Per poter parlare di insonnia è necessario che il soggetto che ne soffre lamenti dei problemi anche durante il giorno: disturbi dell’attenzione, della memoria, irritabilità e, in casi più rari, anche sonnolenza diurna»
C’è chi fatica ad addormentarsi, chi si risveglia nel cuore della notte e chi si alza al mattino troppo presto. In Italia 9 milioni di persone non riescono ad avere un sonno tranquillo e restauratore, compromettendo, in modo più o meno determinante, la qualità della vita durante il giorno. «Oggi, infatti – specifica Giuseppe Plazzi, neurologo, responsabile dei Laboratori per lo studio e la cura dei disturbi del sonno al dipartimento di Scienze biomediche e neuromotorie dell’università di Bologna e presidente dell’Associazione Italiana Medicina del Sonno (AIMS), affiliata alla Società Italiana di Neurologia (Sin) – per poter parlare di insonnia è necessario che il soggetto che ne soffre lamenti dei problemi anche durante il giorno, come disturbi dell’attenzione, della memoria, irritabilità e, in casi più rari, anche sonnolenza diurna. Tutte conseguenze di una scarsa qualità e quantità del sonno notturno».
Disturbi del sonno che, stando allo “stressometro”, l’ultima fotografia post-lockdown, scattata dall’Istituto Piepoli per il Consiglio nazionale Ordine degli Psicologi, sono anche peggiorati: il 24% degli italiani ha disturbi del sonno a seguito della pandemia.
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«Molte persone – continua lo specialista – durante il lockdown si sono adagiate su un ritmo sonno veglia che non è quello compatibile con la vita di tutti i giorni. Il nostro sonno ha dei sincronizzatori importantissimi: da una parte c’è la luce, dall’altro la vita sociale. La pandemia ha totalmente compromesso quest’ultimo sincronizzatore».
In questo periodo, l’esplosione del gran caldo non ha di certo migliorato la situazione. Una delle prime regole per dormire bene, infatti, è trascorrere la notte in una stanza dalla temperatura mite: «Se necessario, anche il condizionatore può essere di aiuto a mantenere una temperatura costante per tutta la notte, ma che non sia troppo fredda. Pure la luce della camera da letto deve essere controllabile», suggerisce il presidente AIMS.
«Dobbiamo cercare di coricarci sempre alla stessa ora, né troppo presto né troppo tardi, tra le ventitré e mezza notte e trenta. La sveglia – continua Plazzi – va fissata dopo un sonno non più lungo di 7-8 ore. Restare a lungo a letto, anche soltanto durante il weekend, peggiora la qualità del sonno del giorno successivo. Tra i rituali più consigliati: ascoltare della musica o leggere un libro. Entrambi devono rispecchiare il gusto personale dell’individuo, ma devono avere un contenuto non attivante dal punto di vista cognitivo».
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«È importante evitare l’uso di tablet, telefonini, così come l’attività fisica prima di andare a letto», aggiunge il neurologo. E se regole e rituali non dovessero essere sufficienti è possibile ritrovare un buon sonno anche attraverso alcune terapie specifiche: «Il trattamento cognitivo comportamentale è la terapia psicologica più efficace. Altrimenti – spiega l’esperto – esistono validi farmaci e sostanze naturali».
«L’insonnia ha una preferenza di genere: colpisce molto più le donne che gli uomini, soprattutto tra i 35 e i 45 anni. Ma per entrambi i sessi – dice Plazzi – un progressivo deterioramento del sonno con l’avanzare degli anni fa parte del naturale processo di invecchiamento. Allo stesso tempo, però l’insonnia può presentarsi anche nei bambini e diventa un problema quando il sonno di cattiva qualità determina un’irritabilità diurna, difficoltà di attenzione o aggressività. I bambini hanno bisogno di dormire circa due ore in più degli adulti ed è bene che si abituino a compiere dei rituali prima di andare a letto: lavarsi, cambiarsi, leggere un libro dal contenuto rilassante. Ovviamente – conclude Plazzi – rispettando orari regolari sia per addormentarsi che per risvegliarsi».
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