La psicosi per la malattia genera sempre più panico. Roberto Burioni, il noto microbiologo e virologo dell’Università San Raffaele di Milano: «Non si tratta di epidemia ma la situazione della Toscana è anomala e va tenuta sotto controllo»
Meningite, non c’è un’epidemia in corso. Così il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità rassicurano i cittadini. Ma il tentativo delle istituzioni di calmare l’allarme in corso è servito a poco e la corsa ai centri vaccinali e alle Asl continua. La preoccupazione non diminuisce e sono tanti i cittadini che si chiedono come comportarsi. È consigliabile vaccinare solo i bambini o anche gli adulti si dovrebbero sottoporre alle coperture? Lo abbiamo chiesto a Roberto Burioni, il noto microbiologo e virologo dell’Università San Raffele di Milano in esclusiva per Sanità Informazione.
«È sbagliato fare allarmismo. La situazione non deve far paura, perché per quanto riguarda la Meningite meningococcica, i numeri del 2016 sono più o meno in linea con quelli degli anni precedenti». Non è in corso nessuna epidemia, ribadisce Burioni «ma merita attenzione, senza fare panico, l’aumento di casi in Toscana, questa l’anomalia su cui occorre riflettere».
«Ripeto – prosegue il virologo – non c’è alcun motivo per farsi prendere dal panico. È pur vero però che in questo momento non c’è una situazione di panico per gli incidenti stradali, ma comunque guidiamo con prudenza, allacciamo le cinture. Dunque, non c’è motivo di allarme ma bisogna tenere in considerazione la pericolosità della meningite, una malattia molto seria che è difficile da diagnosticare e che non sempre risponde alle cure. Infatti, una percentuale non trascurabile di casi non risponde positivamente alle terapie e quindi dobbiamo vaccinare i nostri figli perché vaccinando i bambini contro il meningococco c, la malattia, non solo sparisce nei bambini ma anche negli adulti».
È dunque doveroso vaccinare i piccoli, invece per gli adulti cosa consiglia?
«Non c’è un consiglio generalizzato per tutti i pazienti. La regola per i bambini è il vaccino, a meno che non esistano controindicazioni, per gli adulti bisogna valutare caso per caso, stimare la situazione clinica del paziente e la sua possibile esposizione al rischio, non c’è un consiglio generale».
Meningite e immigrazione, girano voci su una connessione fra la malattia e gli immigrati. Cosa risponde?
«Lo spostamento di persone inevitabilmente sposta anche gli agenti patogeni, è di pochi giorni fa la notizia di un uomo austriaco di sessant’anni che è andato in vacanza per un mese nello Sri Lanka e tornato a casa, ha riportato in Austria il batterio che causa la difterite. È anche vero però che questo batterio è stato identificato in alcuni migranti in Svezia, in Germania. I batteri e i virus non hanno il passaporto, non fanno distinzione tra barconi e non fanno distinzione dal colore della pelle, sono molto democratici. Ma è il caso di dire che, nel caso specifico della meningite da meningocco, i ceppi che circolano in Africa, sono diversi da quelli che circolano in Italia, per cui possiamo escludere categoricamente che i migranti possano avere avuto un ruolo nei casi di meningite recenti e passati».
A proposito la diffusione di queste notizie, la fonte è il web. Crede che internet e in particolare i social, possano esser un mezzo di diffusione di informazioni errate e tendenziose?
«Io penso che sia dato un oggettivo che su internet girino informazioni errate. Quando ero un bambino se volevo studiare cosa fosse un vaccino, consultavo una enciclopedia oppure cercavo una persona che i vaccini li conoscesse. Il ragazzino di oggi apre internet, scrive ‘vaccino’ e può trovare qualunque cosa. È giusto dire che internet, facebook e i social media, sono un fantastico mezzo per la diffusione di informazioni corrette, per la diffusione della cultura, della musica e della letteratura ma purtroppo possono anche essere gestiti male e rappresentare la fonte di bugie e informazioni errate».