Per il ministro della Salute, Roberto Speranza, la chiave per sconfiggere l’epidemia è la determinazione. A lavoro per tornare a scuola sicuri, ma bisogna ancora rispettare le regole di distanziamento. Sulla proroga dell’emergenza: «L’orientamento del Governo è che non siamo fuori da questa vicenda»
Contenere l’epidemia è la parola ordine. Ora che l’Italia figura tra i Paesi con i casi di Covid-19 sotto controllo, mentre i casi in Francia e Spagna sembrano aumentare. La determinazione è la chiave per non lasciare che il coronavirus torni a chiuderci in casa nei mesi invernali. Lo è secondo il ministro della Salute Roberto Speranza, che ne ha parlato ai microfoni di Radio24 in “24 Mattino”.
«Questi mesi difficili, in cui i cittadini hanno imparato a combattere il coronavirus, ci hanno insegnato tante cose. E tra queste, quella di essere molto determinati. Possiamo provare a contenere la seconda ondata se sapremo essere veloci e determinati nell’isolare i casi, individuare i focolai e contenerli immediatamente», ha esordito. A chi vuole essere rassicurato sul futuro Speranza ricorda che «non possiamo avere certezze su settembre-ottobre. In alcuni Paesi la seconda ondata è avvenuta, è avvenuta in epidemie precedenti. Non è certa, ma dobbiamo considerarla come possibile. E quindi dobbiamo tenerci pronti».
Sono passati sei mesi da febbraio, da quel primo impatto con il virus che ci trovò impreparati. «Oggi l’Italia è più forte. In primo luogo perché conosce meglio l’avversario con cui si confronta. Abbiamo acquisito conoscenze sul campo. Determinazione e velocità di intervento – ha ribadito Speranza – sono fattori essenziali».
Non bisogna però dimenticare le regole che ci hanno accompagnati in questi mesi, ha proseguito il ministro. «Nei luoghi chiusi il pericolo di contagio è sempre maggiore, tant’è che l’obbligo di mascherine vige nel nostro Paese nei luoghi chiusi aperti al pubblico. Dopo di che, anche all’aperto bisogna evitare assembramenti: che sono ancora vietati».
Le tre regole rimangono essenziali: igiene delle mani, distanziamento sociale e uso della mascherine quando non è possibile mantenerlo. Mascherina pure all’aperto senza distanza di sicurezza, quindi, «anche se è chiaro che all’aperto è più facile rispettare la distanza di un metro che non in una stanza chiusa, in un autobus o in un vagone della metropolitana», ha osservato il ministro. «Gli italiani sono stati davvero straordinari – ha puntualizzato -. Noi non siamo ancora in un porto sicuro, ma siamo usciti dalla tempesta, dalla fase più difficile. E questo è avvenuto soprattutto grazie al comportamento corretto della stragrande maggioranza delle persone. Questo va riconosciuto».
Sulla possibilità di prolungare lo stato di emergenza al 31 ottobre, il ministro della Salute ha detto: «L’orientamento del Governo è che non siamo fuori da questa vicenda. Stiamo molto meglio di prima, non siamo più nella tempesta di marzo, ma ancora c’è bisogno di tutta una serie di norme, regole, elementi di sicurezza che sono connessi a questa stagione straordinaria».
«La proroga dello stato di emergenza – ha comunque precisato – è una valutazione che proprio ieri sera in Consiglio dei ministri abbiamo deciso di fare solo dopo un ulteriore confronto con il Parlamento, perché il Parlamento per noi è evidentemente la fonte della forza del Governo attraverso il rapporto di fiducia, ed è giusto – ha ribadito Speranza – che ci sia un ulteriore confronto e poi si assuma una decisione finale».
«Oggi l’obiettivo straordinario del Governo è aprire tutte le scuole, alla metà di settembre, e riaprirle in piena sicurezza. Riapriranno tutte e in massima sicurezza. Per farlo sto anche lavorando a ripristinare un rapporto più organico, più strutturato, tra Servizio sanitario nazionale e scuole», ha ribadito Speranza.
«Noi non possiamo scaricare solo sulle spalle di presidi, insegnanti, operatori scolastici una vicenda che è prettamente sanitaria. Quindi sto lavorando per costruire questo rapporto organico. Faremo test sul personale che lavora nelle scuole prima della riapertura. E poi avremo una fase di campionamento, di verifica e monitoraggio molto costante. Scuola e sanità devono affrontare insieme questa della riapertura», ha assicurato. La decisione di chiudere le scuole, ha concluso, «è stata una scelta necessaria, ma la più dolorosa tra le scelte fatte. Ho firmato tutti gli atti di questi mesi, ma questa è stata la scelta più dolorosa. Ma intorno alla scuole girano 10 milioni di persone. E in quel momento il nostro Paese non poteva consentirsi una mole così significativa di persone in movimento».
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