All’incontro del luglio scorso, organizzato dai vertici della Sanità di Regione Lombardia, presenti gli ordini TSRM e PSTRP di Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Sondrio per delineare i passi da compiere nell’attuazione della Legge Regionale n. 23/2015 che regola il sistema sociosanitario lombardo
Sono stati mesi difficili per la rete assistenziale sul territorio lombardo, notevolmente colpita dall’emergenza coronavirus. Per questo, i vertici della Sanità di Regione Lombardia hanno organizzato per il 15 luglio scorso un incontro ristretto con i principali interlocutori istituzionali del settore Salute.
«L’obiettivo dell’occasione di confronto – si legge in una nota degli ordini TSRM e PSTRP di Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Sondrio, fra i soggetti interpellati in rappresentanza di ben 19 professioni sanitarie dell’area tecnico-diagnostica, tecnico-assistenziale, della riabilitazione e della prevenzione – era delineare i prossimi passi da compiere in vista di una piena attuazione della Legge Regionale n. 23/2015 che regola il sistema sociosanitario lombardo».
«Negli ultimi anni – proseguono gli ordini – questi fondamentali attori della sanità hanno conosciuto un alterno riconoscimento a livello legislativo, rischiando troppo spesso di essere assorbiti da diciture generiche e di non vedersi attribuire un ruolo attivo e ben definito nei rispettivi settori di competenza. La Legge n. 3/2018 ha rappresentato un importante passo in avanti per le professioni sanitarie, riorganizzate negli Ordini che sono chiamati a valorizzarne e tutelarne l’autonomia, l’indipendenza e la qualità tecnico-professionale, comprovata da titoli abilitanti a livello universitario. La strada da percorrere per un pieno riconoscimento, tuttavia, appare ancora lunga».
«Il panorama demografico della Lombardia è assai mutato negli ultimi anni, rendendo necessario un approccio a tutto tondo alla salute della persona – ha osservato Diego Catania, Presidente dell’Ordine TSRM e PSTRP di Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Sondrio, in occasione dell’incontro -. Non è più possibile limitarsi alla logica della ‘prestazione’, ma occorre prevedere una catena assistenziale ininterrotta a tutela del soggetto con bisogno di salute, dalla prevenzione, all’assistenza durante la malattia, ai percorsi riabilitativi post-dimissione. Una linea d’azione multiprofessionale che gli Ordini TSRM e PSTRP rappresentano in tutte le sue sfaccettature».
«La cura della persona non può limitarsi al momento dell’erogazione dell’esame, soprattutto se parliamo di malattie croniche – ha proseguito Catania, focalizzandosi su uno dei temi centrali della L.R. n. 23/2015, ossia l’assistenza nella cronicità e nella non autosufficienza – . La valorizzazione delle professioni sanitarie può portare a un rafforzamento della rete assistenziale di cui il primo beneficiario è il paziente stesso, che riscontra un miglioramento della qualità della vita ed è meno soggetto al riacutizzarsi della patologia, con ricadute positive anche sul servizio sanitario nazionale e sul primo nucleo assistenziale del nostro territorio: la famiglia».
«Fra le richieste avanzate dal Presidente alle istituzioni lombarde – specificano gli ordini – ci sono la possibilità di costituire équipe multiprofessionali all’interno delle ATS per coadiuvare gli altri operatori sanitari nelle funzioni di cura, formazione e controllo, la definizione del quadro dell’assistenza post-dimissione del paziente e la possibilità di offrire sostegno alle reti di prevenzione, ai consultori, alle reti materno-infantile, della salute mentale e della sanità penitenziaria. In sintesi, le professioni sanitarie mettono le loro competenze a sostegno del sistema socio-sanitario lombardo, ponendosi come punto di contatto fra il paziente e il territorio e colmando il gap fra presa in carico ospedaliera e ritorno in seno alle famiglie o alle strutture di accoglienza».
«Un altro tema importante – evidenziano – è la valorizzazione della capacità dirigenziale delle professioni sanitarie, posta come obiettivo sia nella sopra citata Legge Lorenzin sia nella L.R. n. 23/2015, ma ancora ben lontana dal trovare concreta attuazione all’interno del sistema socio-sanitario lombardo. «Sarebbe auspicabile – osserva Catania – la presenza di un Dirigente delle Professioni Sanitarie per ogni Azienda Socio-Sanitaria Territoriale, per ciascuna delle aree di competenza (tecnica, della riabilitazione, della prevenzione, delle professioni sanitarie infermieristiche e della professione di ostetricia). Tale soluzione porterebbe a una nuova prospettiva di governance dei processi aziendali e supporterebbe le Direzioni nella valorizzazione del complesso sistema di contributi che tutte le professioni sanitarie possono dare al sistema salute».
«Alla luce di questi mesi difficili – ha concluso il Presidente – che hanno messo in evidenza ogni possibile crepa all’interno del sistema e hanno rilevato, di contro, la strada da seguire per rafforzarlo, vorremmo venisse preso in esame e valorizzato l’apporto di tutti i professionisti che hanno garantito continuità di servizio o sospeso l’attività lavorativa, agendo sempre con coraggio e responsabilità».
Raccogliendo la proposta di confronto delle Istituzioni, gli Ordini TSRM e PSTRP della Lombardia hanno fatto richiesta formale di presenziare attivamente nelle sedi e nei luoghi opportuni, come il Comitato Tecnico Scientifico di Regione Lombardia, così da apportare al quadro della riforma sia la multi-professionalità che li contraddistingue, sia il loro concreto e fattivo contributo per il territorio e per le politiche regionali sanitarie. «Con l’obiettivo di costruire una rete assistenziale sempre più capillare, integrata e orientata alla persona nel suo complesso» concludono.
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