Il tempo è scaduto. I medici non possono più lavorare oltre l’orario consentito. Lo dice la legge, la categoria e migliaia di ricorsi in tribunale. Lo dice la tutela della loro salute e la sicurezza dei pazienti…
Il tempo è scaduto. I medici non possono più lavorare oltre l’orario massimo consentito. Lo chiedono loro per primi, a tutela della loro salute e, soprattutto, a tutela di quella dei pazienti. Lo chiedono i sindacati e la politica, che i medici e tutti i cittadini rappresentano.
Lo esigono da questo momento anche l’Europa, con una direttiva del 2003 finora inapplicata, e la Repubblica italiana, con una legge (la 161/2014) appena entrata in vigore. Lo pretendono migliaia di ricorsi che per quella violazione comunitaria si sono accumulati e si accumulano di ora in ora e che vedono i giudici sempre più propensi a far scattare i rimborsi. Si unisce al coro, ai microfoni di Sanità informazione, anche il capo dei medici italiani, Roberta Chersevani, Presidente FNOMCeO: «È ora di dire basta e restituire tempo e salute ai camici bianchi e ai pazienti».
«L’articolo 20 del codice deontologico parla di relazione di cura e descrive molto bene questo rapporto speciale di qualcuno che si affida ad un’altra persona per un bene che è così fondamentale come la salute. L’ultimo paragrafo dice che il tempo dedicato al paziente è tempo di cura. Se vado a vedere certi turni in cui torniamo all’ambito ecografico che è un ambiente che conosco, in 20 minuti si deve fare l’esame, refertarlo, vedere il paziente e comunicare il risultato; molto spesso la comunicazione diventa problematica, tanto più quando le situazioni sono serie (malattie importanti, malattie che richiedono grande dialogo, tarpato perché si è di corsa). Questo è fondamentale da recuperare».
L’Italia in questi giorni si adegua, almeno formalmente, alla normativa europea sul rispetto dei riposi e degli orari settimanali della classe medica. Che succede concretamente?
«Io sono un po’ preoccupata ma d’altra parte noi su tutto ciò che arriva dall’Europa abbiamo un ritardo cronico per cui è verosimile che anche questo diventi cronico. Staremo molto attenti e valuteremo».
Ma un medico che per senso di responsabilità e per tempo dedicato ai pazienti spesso e volentieri si sobbarca turni massacranti quali strumenti ha per tutelare la sua di salute?
«Tornando al codice, cui sono vicina perché ci ho lavorato durante il periodo di revisione, ci sono dei punti in cui effettivamente si dà importanza allo “star bene” del medico. Io arrivo a dire che potrebbe venire a Gorizia, presso l’Ordine di cui sono presidente, e dire ‘Guarda Roberta, io non ce la faccio più’ e probabilmente sarebbe il caso che l’Ordine si attivasse, sentendo la direzione generale e dica ‘guarda, questo ragazzo è in queste condizioni…‘. Se il pilota ha necessità di dormire il giusto e il volo viene rimandato, lo stesso può farsi per il collega medico».