Claudio Seddio, medico radiologo, ortopedico e medico dello sport, elenca i traumi tipici degli sport estivi, tra rimedi e precauzioni: «Questi incidenti possono capitare a chiunque. Tra i bambini è l’insolazione quello più diffuso»
Nonostante l’inesperienza sfidano l’altezza e il pericolo, tuffandosi da ripide rocce senza conoscere il fondale sottostante, né la sua profondità. «È tuffarsi l’attività sportiva tipicamente estiva che espone ai rischi più gravi, mettendo a repentaglio anche la vita di chi la pratica», dice Claudio Seddio, medico radiologo, ortopedico, medico dello sport e membro della Società italiana di Radiologia medica (SIRM). Durante l’estate, infatti, non è raro che ci si improvvisi atleti anche quando di sportivo si ha solo l’abbigliamento. E, purtroppo, da dilettanti allo sbaraglio è facile che si finisca per farsi male.
«Windsurf e beach volley – aggiunge lo specialista – sono gli sport tipicamente praticati al mare. Nel caso del windsurf i principali incidenti sono dovuti a cambiamenti improvvisi delle condizioni atmosferiche che, per la loro natura, possono capitare sia a persone preparate che alle prime armi. Le parti del corpo che maggiormente risentono di questa pratica sportiva sono la schiena e le spalle, molto sollecitate dalla postura necessaria a tenere l’attrezzo in posizione corretta. Per quanto riguarda il beach volley, invece – aggiunge Seddio – è il terreno di gioco a causare la maggior parte dei traumi, soprattutto distorsioni della caviglia».
È probabile che chi va in vacanza in alta quota sia appassionato di trekking: «Come nel windsurf la prima condizione da considerare è quella atmosferica – suggerisce l’ortopedico -. Poi, indossare scarpe che proteggano le caviglie, prevenendo traumi distorsivi. La seconda articolazione più colpita è il ginocchio: in salita aiutarsi con il quadricipite per non sovraccaricare l’articolazione e in discesa evitare di essere troppo rigidi, per traumatizzare al minimo le strutture interne come i menischi. Anche l’anca e, più in generale, gli arti inferiori sono a rischio trauma durante il trekking».
Sebbene si pensi che l’infortunio estivo sia collegato all’imprudenza, non è una prerogativa di adolescenti e giovani. «Ormai – sottolinea il medico radiologo – lo sport si esegue nell’arco di tutta la vita, quindi questi incidenti possono capitare a chiunque. Non esiste una fascia di età particolarmente esposta a questo tipo di traumi». Il discorso cambia se si tratta di bambini: per loro più che di incidenti da sport bisognerebbe parlare di danni da incuria. «L’insolazione, al mare o in montagna – dice Seddio – è il peggior nemico dei più piccoli. Per questo è necessario proteggere pelle e testa dal sole, utilizzando creme ad alta protezione e cappelli. Evitare anche l’eccessiva permanenza in acqua».
Immobilizzare la parte e applicare il ghiaccio sono i primi due suggerimenti. «Soprattutto l’applicazione di freddo – dice Seddio – aiuta a diminuire l’infiammazione ed eventualmente ridurre al massimo anche l’ematoma che potrebbe comparire a seguito di un trauma». Ma prevenire sarebbe meglio che curare: «Utilizzando il buon senso si eviterebbero la maggior parte degli infortuni. Lo sport va praticato solo se si è preparati a farlo e se proprio non si può rinunciare all’esperienza, allora – conclude – sarà meglio farsi affiancare da un istruttore».
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