Colloquio con la presidente della Commissione Affari Sociali Marialucia Lorefice (M5S) all’indomani della rielezione. Tra le priorità dei prossimi mesi il budget di salute per la presa in carico delle persone con disabilità e la legge sul fine vita
«Uno dei provvedimenti di cui vado più orgogliosa è il Reddito di cittadinanza. Abbiamo fatto tanto per la sanità in questi anni e già prima del Covid avevamo incrementato il Fondo sanitario. Ma ora mi aspetto molto sul sociale». Marialucia Lorefice, presidente della Commissione Affari Sociali di Montecitorio, ci accoglie con il garbo e la cortesia che la contraddistinguono. La sua rielezione alla guida della Commissione che, tra le altre cose, si occupa anche di sanità, è avvenuta senza troppi patemi: in tanti, anche nelle fila delle opposizioni, hanno riconosciuto il ruolo di equilibrio e la sua conduzione ‘istituzionale’ della Commissione.
Anche per questo, forse, guarda con serenità all’enorme mole di lavoro prodotta in questi due anni: in piena emergenza Covid è stata relatrice di uno dei tanti decreti sfornati da Palazzo Chigi, ma già prima la Commissione aveva approvato numerosi Ddl, tra cui quello, molto atteso dal mondo dei lavoratori della sanità, contro le aggressioni al personale ora in discussione a Palazzo Madama. Nell’orizzonte delle sue priorità ci sono i provvedimenti relativi al sociale e all’aiuto alla genitorialità, ma anche temi etici come la legge sul fine vita, su cui il Parlamento è chiamato ad esprimersi dopo la sentenza Welby – Cappato. La sanità del futuro se la immagina «valorizzata come meriterebbe» perché «37 miliardi di tagli in dieci anni e 70mila posti letto in meno» l’hanno gravemente penalizzata.
Presidente, la sua rielezione è avvenuta senza troppi problemi e anche molti esponenti delle opposizioni hanno riconosciuto l’equilibrio della sua guida. È soddisfatta?
«Sono felice di essere stata rieletta presidente della Commissione Affari Sociali della Camera. Spero di poterlo ritenere un attestato di stima da parte dei colleghi. Stima che è assolutamente reciproca nei confronti di ogni commissario. Vorrei che questa nuova rielezione fosse vista come una opportunità per poter continuare sul percorso già intrapreso in questi due anni di legislatura. Abbiamo affrontato tanti temi, in particolare sulla sanità. Nella nostra Commissione c’è stata sempre la capacità di riuscire a dialogare. È anche vero che sulla sanità tante volte si riesce a convergere, ma ci sono stati anche dei temi sui quali convergere è stato complicato. Però ci ha sempre contraddistinto un confronto franco ed equilibrato. Questo può essere considerato l’elemento che ha caratterizzato la nostra Commissione e che ci ha permesso di lavorare bene».
C’è un provvedimento di cui lei è particolarmente orgogliosa approvato nella sua Commissione?
«Tra tutti i provvedimenti, quello della quale sono più orgogliosa è il Reddito di cittadinanza. È vero che non è un argomento sanitario, ma ricordo che la nostra Commissione riguarda la sanità ma anche le politiche sociali. Su quel provvedimento la Commissione è stata referente insieme alla Commissione Lavoro. È stata una battaglia storica del Movimento 5 Stelle e sono felice che siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo. I detrattori l’hanno considerato una forma di assistenzialismo, ma ci tengo a sottolineare che non è così. Tenendo conto anche di alcuni dati: il dato più allarmante è che un milione e 200mila famiglie vivono sotto la soglia di povertà, e oggi nella nostra società ci sono tante persone tra i 45 e i 50 anni che non riescono a trovare un lavoro e sono tagliate fuori. Il Reddito di Cittadinanza, che esiste in quasi tutti i Paesi d’Europa, serve a dare un sostegno economico ma allo stesso tempo a formare la persona e inserirla nel mondo del lavoro: da questo punto di vista anche i dati forniti dalla Corte dei Conti sono rassicuranti. Ci sono certamente delle cose che possono essere migliorate. Ma questo è il provvedimento del quale vado sicuramente più orgogliosa. Ce n’è un altro che non è ancora legge dello Stato ed è l’assegno unico universale. È un provvedimento del Pd che è stato approvato all’unanimità dalla Camera e adesso aspetta il passaggio al Senato: è una misura molto importante per le famiglie con figli. È necessario sostenere la genitorialità, permettere alle donne di conciliare il lavoro con la famiglia».
E in tema di sanità?
«C’è sicuramente quella del Registro tumori: anche questa è una lunga battaglia del Movimento. La legge sul Registro tumori e registro epidemiologico permette di avere una panoramica della situazione epidemiologica del Paese, l’incidenza dei tumori e capire come migliorare la ricerca, la prevenzione e quindi le cure».
C’è invece qualcosa su cui si poteva fare di più?
«Si poteva fare di più proprio sulle politiche sociali. Negli ultimi tempi abbiamo cercato di recuperare. Però se guardo alla passata legislatura ci siamo concentrati molto sulla sanità e meno sulle politiche sociali e della famiglia. Poi una cosa sulla quale il Parlamento deve necessariamente agire è il fine vita. È un argomento sicuramente molto delicato che vede posizioni diverse tra i gruppi parlamentari e a volte anche all’interno dello stesso gruppo parlamentare. Ma non possiamo aspettare sempre le sentenze: è giusto che il Parlamento legiferi. Noi avevamo già cominciato l’esame di alcuni provvedimenti, poi abbiamo dovuto interrompere a causa dell’emergenza Covid, ma auspico che si possa ripartire anche alla luce della sentenza Cappato – Welby sul caso Dj Fabo. È importante che si trovi una soluzione a questo vulnus normativo e venga garantito il diritto all’autodeterminazione della persona. Capisco che è un tema etico molto complicato, ma auspico che anche in questo caso riusciremo a trovare un punto di caduta: è una battaglia di civiltà».
L’emergenza Covid sta rivoluzionando il Sistema sanitario che si sta adattando a questa nuova esigenza, a combattere una malattia infettiva di questo tipo. Come si immagina la sanità italiana tra qualche anno?
«Immagino un Paese più consapevole di quello che è successo. Vorrei che la sanità venisse valorizzata perché purtroppo negli anni abbiamo assistito a troppi tagli. Si parla di circa 37 miliardi di euro tagliati alla sanità negli ultimi dieci anni e di circa 70mila posti letto. In questa emergenza epidemiologica abbiamo visto un Sistema sanitario che nonostante questi tagli è riuscito a resistere e lo ha fatto grazie a queste donne e a questi uomini che si sono spesi per garantire il diritto alla salute nonostante i tagli e l’emergenza stessa. Se vogliamo davvero ringraziare chi si è battuto al fronte per evitare il peggio lo possiamo fare con gli investimenti. La stagione dei tagli si è già conclusa da un po’ perché fin dall’inizio della legislatura abbiamo voluto che la sanità fosse premiata con nuovi investimenti. Nella scorsa legge di Bilancio abbiamo aggiunto al Fondo sanitario nazionale ulteriori due miliardi, poi durante l’emergenza abbiamo incrementato di ulteriori 3,5 miliardi nel Cura Italia e abbiamo messo ulteriori risorse nel decreto Rilancio, circa 3,2 miliardi. Abbiamo destinato risorse all’aumento dei posti in terapia intensiva e semi intensiva, al potenziamento delle reti territoriali, all’istituzione dell’infermiere di famiglia, abbiamo aumentato le borse di studio di circa il 70% e oggi abbiamo più di 14mila borse di studio».
Da settembre su cosa lavorerà la Commissione Affari Sociali?
«Adesso che l’emergenza è in parte rientrata e quindi non ci stiamo occupando solo di decreti abbiamo ripreso una serie di provvedimenti che avevamo abbandonato per forza di cose. A settembre riprenderemo sicuramente con il provvedimento che riguarda la Lingua italiana dei segni, ci sono diverse proposte di legge. Abbiamo incardinato il budget di salute che è un altro provvedimento importante che porta la firma della collega Celeste D’Arrando: riguarda la sanità e le politiche sociali allo stesso tempo perché l’obiettivo è quello di avere una presa in carico totale della persona con disabilità e in generale con fragilità, perché possa essere valorizzato nella società e anche nel mondo del lavoro laddove le condizioni lo rendano possibile. Poi abbiamo incardinato il Family act che è un disegno di legge della ministra Bonelli. Ripartiremo anche da questo, un pilastro importante delle politiche sociali che punta al sostegno della genitorialità e al lavoro femminile perché purtroppo, nonostante siamo nel 2020, c’è ancora tanto da fare in questo ambito».
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