Dal 12 agosto sono in vigore nuove regole per l’aborto farmacologico. Due settimane in più per ricorrervi e la possibilità di farlo in ambulatori e consultori. L’intervista alla presidente Aogoi Elsa Viora
Lo scorso 12 agosto il Ministero della Salute ha emanato una circolare di aggiornamento delle “Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine“. Le nuove norme, che aggiornano quelle del 24 giugno 2010, sono state approvate dal Consiglio Superiore di Sanità e modificano il ricorso all’aborto con metodo farmacologico in due punti fondamentali.
L’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) farmacologica è una procedura medica basata sull’assunzione di RU486, o mifepristone, e prostaglandina a distanza di 48 ore l’una dall’altra. Il primo principio attivo causa la cessazione della vitalità dell’embrione, in quanto interessa i recettori di progesterone necessari per mantenere la gravidanza, mentre il secondo ne causa l’espulsione. In Italia questa procedura è disponibile, sotto richiesta della donna interessata, in alternativa all’aborto chirurgico. Tuttavia, risultava ancora poco scelta dalle donne per l’obbligo di effettuarla comunque in ospedale e per le tempistiche ristrette entro le quali si poteva procedere.
Con le nuove linee guida le modifiche alla fruizione dell’Ivg farmacologica sono andate a modificare proprio questi aspetti. Dunque è ora possibile ricorrervi:
Sanità Informazione ha raggiunto la dottoressa Elsa Viora, presidente Aogoi (Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani), per parlare di una modifica che avvicina l’Italia agli altri Paesi europei in materia di aborto.
«Noi di Aogoi siamo favorevoli a questa modifica – spiega – che sicuramente aumenterà la fruizione di aborto farmacologico in Italia, ancora poco diffuso rispetto al resto del mondo. Va tenuto conto, inoltre, che l’estensione dell’utilizzo del farmaco vale anche per gli aborti interni, quelli non voluti». Ma, ricorda Viora, «resta fondamentale informare la donna sulla procedura che va a scegliere» e sul «dolore che potrà subire», in modo che il professionista sanitario possa fare con lei una valutazione appropriata. Importante è far capire che «non si tratta di un obbligo» e come tale va approfondito.
«Credo che una cosa importante sia far capire che non è affatto vero che in questo modo la donna viene lasciata sola», prosegue Viora. «L’obbiettivo delle nuove linee guida è più in alto: è quello di offrire una scelta alla donna su quale tipo di aborto preferisce e di garantire una consulenza e una vicinanza comunque efficace, con la possibilità di stare a casa e non in ospedale». Lo «spirito dell’ordinanza» non è quello di «lasciare tutta le responsabilità alla donna e non è così che va percepita».
Finora le difficoltà nella scelta dell’Ivg farmacologica in Italia sono state legate, oltre che a resistenze di altra natura, anche alle «difficoltà organizzative». La visione che la vorrebbe una procedura “meno impegnativa” rispetto a quella chirurgica non trovava la risposta che c’è in Svezia o in Francia. Dove la scelgono rispettivamente il 95% e il 70% delle donne. Questo proprio perché continuava ad essere prerogativa ospedaliera, dove organizzare le visite pre e post procedura risultava impegnativo. Venendo poi a ripresentarsi il problema delle tempistiche.
«Nella nuova circolare questi impedimenti sono superati, senza nulla togliere alla sicurezza della donna – spiega la presidente Aogoi -. Ora anche il territorio può occuparsene, ma c’è comunque bisogno di verifiche precise. Il collegamento funzionale con l’ospedale è essenziale, così come l’autorizzazione della Regione». Cogliere questa opportunità per le strutture ambulatoriali e i consultori sarà perciò occasione di riorganizzazione.
Anche l’approssimarsi dei mesi invernali, con l’emergenza Covid-19 ancora in corso e possibili chiusure, potrebbe trovare in questa modifica un alleato prezioso. Durante il lockdown, infatti, proprio con la presidente Viora avevamo parlato dei ritardi nelle Ivg programmate a causa del blocco delle attività negli ospedali. «Se le strutture territoriali sono adeguate, la nuova Ivg farmacologica sgrava sicuramente gli ospedali da una parte delle attività», conferma.
«In vista dell’inverno – continua – la telemedicina è da prevedere sempre. La possibilità di controlli telefonici o su altre piattaforme online è sicura e confortante. Bisognerà continuare a tenersi in collegamento per non far mai sentire sole le donne. In modo che possano avere un solo accesso alla struttura e proseguano con le visite da casa in via telematica».
Per il futuro di chi accompagnerà le donne che scelgono di ricorrere all’aborto, ricorda Viora, resta fondamentale una priorità: «È necessario applicare meglio la 194, garantendo l’accesso alla contraccezione e sostenendo i consultori », fa presente. «Nel momento dell’Ivg bisogna valutare la situazione con la donna ed offrire subito un metodo contraccettivo – prosegue – perché in Italia abbiamo un 26% di Ivg ripetute che potrebbero essere evitate. Se però al momento dell’interruzione si parlasse anche della contraccezione e si offrisse una contraccezione, eventualmente a lungo termine, questo sarebbe un ulteriore passo molto importante».