La ricerca di Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma finanziata dalla FISM ha individuato nelle risposte immunitarie scorrette al virus di Epstein Barr una delle concause della malattia
Un nuovo studio del laboratorio di Neuroimmunologia della Fondazione Santa Lucia IRCCS, sostenuto dalla FISM- Fondazione Italiana Sclerosi Multipla – e in collaborazione con l’Ospedale San Camillo e l’Ospedale Sant’Andrea di Roma, ha individuato nelle alterate risposte immunitarie che dovrebbero tenere sotto controllo il virus di Epstein Barr una delle concause della Sclerosi Multipla, malattia neurologica che colpisce soprattutto i giovani adulti, circa 126mila persone in Italia.
«La Sclerosi Multipla – si legge nel comunicato congiunto – è legata ad un improprio attacco del sistema immunitario contro la guaina che riveste le cellule nervose, causa di infiammazione e sofferenza del tessuto cerebrale determinando la comparsa di sintomi di disfunzione neurologica fino, nei casi più gravi, alla perdita di funzioni motorie e cognitive. Questi sintomi – prosegue – comportano grave disabilità per la persona e la necessità di un percorso di neuroriabilitazione ospedaliera di alta specialità».
«Il virus di Epstein Barr – spiegano gli esperti – è un patogeno in grado di infettare la specie umana e di stabilire con essa un rapporto di “equilibrio immunologico”, nella maggior parte dei soggetti innocuo e asintomatico, mentre in alcune persone è all’origine di malattie come la mononucleosi infettiva o ad una maggiore propensione allo sviluppo di alcuni tumori».
«Lo studio della Fondazione Santa Lucia IRCCS, con il prezioso supporto del neurologo Dott. Claudio Gasperini, dell’Ospedale San Camillo, e del neurologo Prof. Marco Salvetti, dell’Ospedale Sant’Andrea – continua – ha scoperto che nella SM, la popolazione di globuli bianchi deputati al controllo dell’infezione del virus di Epstein Barr, i linfociti T citotossici, non è in grado di sorvegliare efficacemente le cellule infettate, che quindi sfuggono alla rete immunologica che le contiene e si accumulano nel cervello, dove determinano infiammazione».
«Grazie ad avanzate tecniche di citofluorimetrtia multiparametrica, che permette di effettuare misurazioni complesse sulle cellule del sistema immunitario, è stato visto che nei pazienti con sclerosi multipla i linfociti T citotossici specifici per il virus di Epstein Barr mostrano chiari segni di “invecchiamento” e di “esaurimento”».
«Lo studio – prosegue – è stato, infine, esteso anche ad una coorte di pazienti in terapia con glatiramer acetato, un farmaco di prima linea in uso per la sclerosi multipla che ha un effetto immunomodulante. In questi pazienti, nessuno dei quali ha avuto ricadute cliniche durante il periodo di osservazione e di trattamento, la percentuale di linfociti citotossici specifici per il virus, e con caratteristiche di esaurimento funzionale e di senescenza, è paragonabile a quella presente nei soggetti sani, e questo suggerisce che il farmaco agisca anche ristabilendo un’efficace ed adeguata risposta antivirale».
«Molti trattamenti per la sclerosi multipla, come per altre malattie autoimmuni, hanno un effetto immunosoppressorio, cioè riducono la vivacità delle risposte immunitarie, e possono quindi avere come effetto collaterale una maggiore suscettibilità alle infezioni» ha commentato la dott.ssa Daniela Angelini, biologa e dottoressa in neuroscienze del Laboratorio di Neuroimmunologia della Fondazione Santa Lucia IRCCS e responsabile dello studio. «Durante l’emergenza Covid-19 molti pazienti e i loro medici sono preoccupati che il decorso di un eventuale contagio possa essere aggravato dall’assunzione di farmaci immunosoppressori. Questo studio, oltre a fornire un quadro dettagliato della risposta antivirale nel corso della sclerosi multipla, suggerisce che l’uso del glatiramer acetato è sicuro anche per i pazienti con infezioni virali» ha concluso la dottoressa.