Il provvedimento che cancella il superticket risale allo scorso anno ma entra in vigore oggi, primo settembre. FNOMCeO: «Grande atto di civiltà»
«Ogni volta che una persona non si cura come dovrebbe per motivi economici siamo dinanzi a una sconfitta per tutti noi e a una violazione della Costituzione. Per questo a dicembre abbiamo approvato la norma che entra in vigore dal 1 settembre. Il superticket è abolito e nessuno lo pagherà più». Così il Ministro della Salute Roberto Speranza, in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, annuncia l’abolizione della quota di 10 euro sulle visite mediche specialistiche e gli esami diagnostici.
Un provvedimento che risale alla legge di bilancio dello scorso anno (il Viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, lo annunciava già il 16 ottobre 2019 in un post su Facebook) ma che, come detto, entra in vigore, su tutto il territorio nazionale, a partire da martedì primo settembre 2020. Il superticket, introdotto nel 2011, è stato però sempre applicato in maniera molto disomogenea sul territorio italiano: alcune Regioni, infatti, applicavano integralmente la quota mentre altre la differenziavano a seconda del reddito. Altre ancora, infine, l’avevano già abolita. Dal primo settembre però l’abolizione diviene obbligatoria per tutte le Regioni italiane. Il superticket rappresentava, per le casse pubbliche, un’entrata di circa 414 milioni di euro.
L’abolizione del superticket «è un risultato importante di cui siamo molto orgogliosi insieme ai nostri attivisti e alle tante organizzazioni civiche che negli ultimi anni si sono battuti per l’abolizione di questa tassa che aveva pesanti ripercussioni sui cittadini e sull’accesso alle cure. Si trattava di una tassa iniqua che ha alimentato le disuguaglianze». Così Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva. Oltre ad alimentare le disuguaglianze, secondo Gaudioso il superticket ha «aumentato i costi delle prestazioni sanitarie, gravando ancor più sulle tasche delle persone che sempre più spesso rinunciano a curarsi, pur avendone bisogno. E non ha rimpinguato le casse del Ssn, anzi paradossalmente le ha impoverite, spingendo i cittadini, snervati dai costi maggiorati e dalle lunghissime liste d’attesa, ad andare nel privato, che spesso diventa persino più conveniente per alcune prestazioni, come gli esami del sangue».
«L’abolizione del superticket è un atto di grande civiltà, che dà applicazione ai principi di universalità uguaglianza ed equità del nostro Servizio Sanitario Nazionale. È stato uno dei primi impegni presi dal Ministro della Salute, Roberto Speranza, impegno subito mantenuto. Un gesto dal forte valore anche simbolico, segno tangibile del nuovo corso, che vede finalmente le risorse impegnate per la Salute dei cittadini come un investimento e non come un costo», commenta il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (FNOMCeO), Filippo Anelli.
«Il superticket era un’imposizione iniqua, oltre che inefficace: costituiva uno sbarramento all’accesso alle cure pubbliche, e spingeva, paradossalmente, molte persone a rivolgersi alla sanità privata, visto che il ticket era spesso uguale o superiore al costo della prestazione – ricorda Anelli -. Era foriero di disuguaglianze, non solo in base al reddito, ma anche rispetto alla zona di residenza, in quanto veniva applicato in maniera differente nelle diverse Regioni. Era, soprattutto, un effetto collaterale di quella mala gestione della politica che vedeva la sanità come un bancomat cui attingere, e non come una risorsa su cui puntare».
«Per questo la FNOMCeO si è sempre battuta per la sua abolizione, insieme a Cittadinanzattiva: era proprio questo uno dei punti del Patto per il Diritto alla Salute siglato lo scorso settembre insieme ad Antonio Gaudioso – conclude -. I medici sono garanti dei diritti dei cittadini, in primis quello alla Salute. Con questo gesto, il Ministro si conferma dalla parte dei diritti, a fare fronte unico con i professionisti e i cittadini».
«Con l’abolizione del superticket il Servizio Sanitario Pubblico ritorna ad essere ‘la prima scelta’ per i cittadini. Per troppi anni molte prestazioni, soprattutto quelle a più basso costo, erano più convenienti da effettuare in privato. Un’assurdità della quale tutti i cittadini si rendono conto, minando il loro rapporto di fiducia con il SSN e svuotando le casse di quest’ultimo», commenta Tonino Aceti, portavoce della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche.
Dal primo settembre, dunque, «finalmente si cambia musica. Ma tutto questo deve essere solo l’inizio di un ‘grande progetto per l’equità dell’assistenza’, che passa necessariamente anche per la riduzione delle disuguaglianze che ci sono tra le regioni in materia di ticket e in una loro diversa e più giusta rimodulazione della pressione sui cittadini, salvaguardando sempre le condizioni di fragilità. Una pressione – commenta ancora Aceti – che deve essere ulteriormente alleggerita soprattutto alla luce delle difficoltà economiche che le famiglie stanno già vivendo in seguito agli effetti dell’emergenza coronavirus. Revisione dei ticket, contrasto alle liste di attesa e innovazione dei modelli organizzativi e delle politiche professionali sono i quattro pilastri sui quali lavorare per potenziare l’accesso dei cittadini al nostro Servizio Sanitario Pubblico».
«Oggi è un grande giorno per la sanità italiana. Finalmente cala il sipario sul superticket e tutti i cittadini italiani, a prescindere dalla regione di residenza, potranno dire addio alla quota aggiuntiva di 10 euro sul ticket per le visite mediche specialistiche e gli esami clinici». Così il presidente della Fondazione Italia in Salute, Federico Gelli, commenta l’abolizione del Superticket.
«Avremo un sistema sanitario più equo e accessibile. Questo però, deve essere il primo passo per un un più ampio progetto di equità assistenziale che passi per una rimodulazione complessiva del sistema ticket, oltre ad una velocizzazione delle liste di attesa. Una persona non riesce a curarsi come dovrebbe per motivi economici è una sconfitta per il Paese e per quel diritto alla Salute sancito dalla nostra Costituzione», conclude Gelli.
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