Più di 30 protagonisti della sanità italiana hanno partecipato al volume promosso da Gregorio Cosentino, Presidente dell’Associazione Scientifica per la Sanità Digitale. All’interno anche la testimonianza di Nicola Barbato, dirigente infermieristico, per 24 giorni in terapia sub-intensiva per il Covid
Incentivare le direzioni strategiche allo sviluppo della sanità digitale, risolvere problemi specifici come il rimborso delle prestazioni in telemedicina, sviluppare la formazione (anche ECM) in materia. Sono i tre cardini per rilanciare la sanità digitale nel nostro paese secondo Gregorio Cosentino, presidente di ASSD, Associazione Scientifica per la Sanità Digitale, e promotore del libro bianco “La Sanità italiana dopo l’emergenza coronavirus” in cui ha raccolto 32 interventi di professionisti sanitari di ogni ordine: da Nino Cartabellotta (Presidente Gimbe) ad Alessandro Beux (Presidente FNO TSRM e PSTRP), da Fernando Capuano (Presidente Simedet) all’avvocato (e coordinatrice del gruppo di lavoro per il Codice Etico della FNO TSRM e PSTRP) Laila Perciballi e tanti altri.
Il volume vede anche la drammatica testimonianza di Nicola Barbato, dirigente infermieristico che ha lottato per 45 giorni con il Covid affrontando anche momenti difficili, come i 24 giorni in terapia sub-intensiva, la paura di morire senza l’affetto dei propri cari e infine il lento recupero, la riabilitazione, le amicizie nate in ospedale e lo speciale rapporto con gli operatori sanitari.
«Ho percepito la sofferenza profonda di chi è alla fine della propria vita, la disperazione di non poter avere vicino le persone che ami – scrive Barbato – l’impotenza verso una malattia sconosciuta e subdola che tradisce e non dà certezza di guarigione. Giorno dopo giorno ho conosciuto operatori come infermieri, medici, OSS, che non mi hanno mai lasciato solo. Tutti con un diverso modo di rapportarsi e di agire ma con la stessa passione di aiutare e assistere, hanno saputo trasmettere serenità, coraggio, emozioni come la comprensione e disponibilità verso l’altro, valori su cui ancora contare e riflettere come umanità».
Il cuore del libro è legato ai temi della sanità digitale da sempre al centro delle azioni della ASSD, associazione nata quattro anni fa e che include personalità da tutte le professioni sanitarie: «In quattro anni – spiega Cosentino – abbiamo tenuto corsi, seminari, convegni, abbiamo siglato degli accordi con ospedali (come Meyer e Careggi) e università per sviluppare formazione. Abbiamo elaborato opuscoli divulgativi e libri. Tutte iniziative a titolo gratuito, siamo un’associazione senza scopo di lucro: lo abbiamo fatto negli anni individuando volta per volta i temi che in quel momento erano ritenuti prioritari. Quest’anno la priorità è stata il Covid che ha avuto una serie di impatti importanti a tutti i livelli: sanitario, economico ma anche psicologico, sociologico e infine sui processi sanitari».
Cosentino ricorda che la sanità digitale non si riduce alla sola telemedicina ma «vuol dire, in senso ampio, applicare ai processi di sanità e a quelli sociosanitari le tecnologie digitali. Si tratta di un processo culturale, un modo nuovo di applicare la medicina. Per esempio, anche la ricetta elettronica o la robotica vi rientrano».
Nella sua introduzione Cosentino sottolinea come il Covid, nella sua tragicità, «abbia favorito anche cambiamenti positivi nella Sanità. All’improvviso sono state superate resistenze culturali, modalità lavorative consolidate, lunghezze burocratiche e vincoli eccessivi del Codice degli Appalti. Si è finalmente compreso in pieno il valore della Sanità Digitale, intesa come l’applicazione all’area medica e a quella della assistenza socio/sanitaria dell’Information and Communication Technology ICT».
In tre casi, sottolinea il Presidente ASSD, il Covid ha imposto una rapida accelerazione nella digitalizzazione in sanità: le visite a distanza, la ricetta dematerializzata, le prenotazioni online.
Tuttavia, manca ancora la volontà politica di accelerare alcuni processi: «Per un retaggio culturale o per interessi, non sempre politica e dirigenti sanitari hanno puntato sull’innovazione digitale – continua Cosentino –. Ma l’introduzione delle tecnologie non deve essere solo una parentesi dovuta al Covid ma una operazione strutturale. Per questo occorre incentivare le direzioni strategiche: il direttore generale, il direttore sanitario e il direttore amministrativo di un Ospedale dovrebbero avere nel loro incentivo annuale anche un incentivo al digitale. È una nostra vecchia proposta che la politica però finora ha ignorato».
Infine un appello affinché si potenzi la formazione sulla Sanità Digitale che «risulta ancora insufficiente sia nell’ambito delle nostre Università sia nelle Aziende Sanitarie o IRCCS in cui gli operatori sanitari lavorano – scrive nell’introduzione -. Solo il 23% dei rispondenti, infatti, indica che nella propria struttura sanitaria è stato implementato un programma di formazione per alcune o per tutte le categorie professionali, mentre il 43% dichiara che non è stata messa in atto alcuna azione di formazione per lo sviluppo delle competenze digitali, neanche di tipo episodico».
Secondo Cosentino servono atti d’indirizzo nazionali (Conferenza Permanente Stato-Regioni, Ministero della Salute, MIUR) vincolanti e verificabili sui progetti formativi dedicati al personale socio-sanitario, che devono interessare anche l’obbligo formativo ECM che nel dossier formativo del professionista della salute deve prevedere una parte obbligatoria relativa alla Sanità Digitale.
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