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Gravidanza e Maternità 7 Settembre 2020

Alcol in gravidanza: gravi problemi per il neonato, anche a lungo termine

L’alcol in gravidanza è pericoloso per il bambino. La Società Italiana di Neonatologia (SIN) lamenta poca informazione e troppa accondiscendenza culturale con le donne in età fertile

È noto ormai da tempo come l’alcol in gravidanza e durante l’allattamento, anche se assunto in piccolissime dosi, sia una sostanza che può causare gravi problemi al nascituro, a breve e lungo termine.

Nel mondo, circa il 60% delle donne beve alcol durante la gravidanza ed ogni anno nascono circa 120 mila bambini (in Italia quasi 2500) che probabilmente svilupperanno lo spettro dei disordini feto-alcolici (FASD). Si tratta di una serie di anomalie fisiche e neuro-comportamentali, di gravità molto variabile. In occasione della Giornata mondiale sulla Sindrome feto-alcolica e i disturbi correlati che si celebra il 9 settembre, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) richiama l’attenzione sulle disabilità e i problemi derivanti dall’uso di bevande alcoliche durante la gravidanza, per contrastare il problema e contribuire alla diffusione di una corretta informazione.

LA SINDROME FETO ALCOLICA (FAS)

La sindrome feto-alcolica (FAS), una condizione malformativa complessa, diagnosticabile già in epoca neonatale, caratterizzata da specifiche malformazioni facciali (rime palpebrali brevi, labbro superiore sottile, filtro naso-labiale piatto e allungato), microcefalia, deficit di crescita staturo-ponderale e ritardo neuro-psicomotorio.

Il pattern cognitivo-comportamentale dei bambini con FAS può includere:

  • deficit di funzionalità esecutiva e motoria
  • deficit di elaborazione/integrazione delle informazioni
  • discrepanze tra abilità verbali e non verbali
  • disturbi di apprendimento, dell’attenzione ed iperattività

Se non opportunamente individuate e trattate in età precoce, tali problematiche possono comportare una serie di disabilità secondarie che tendono a manifestarsi soprattutto in adolescenza: scarso rendimento scolastico o lavorativo, mancanza di vita autonoma e difficoltà socio-relazionali.

«A livello mondiale, la stima della prevalenza della sindrome feto-alcolica (FAS), che rappresenta la più grave ed evidente forma tra le alterazioni imputabili all’alcol, oscilla tra lo 0,5 e i 3 casi su 1000 nati vivi nella maggior parte delle popolazioni – afferma Fabio Mosca Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN) – mentre l’intero spettro dei disturbi correlati (FASD), riguarda circa l’1% della popolazione globale. Un dato che deve far riflettere è che la FASD attualmente costituisce la prima causa di ritardo mentale nei bambini dei paesi ad alto tenore economico».

L’ALCOL IN GRAVIDANZA È SEMPRE NOCIVO

Molte future mamme sono erroneamente convinte che consumare vino, birra, liquori, amari o superalcolici in maniera “moderata” non comporti problemi per il feto. Viceversa, sono poche le donne informate del fatto che il consumo di alcol in gravidanza sia sempre nocivo a prescindere dalla quantità assunta e dalle volte in cui viene consumato. L’Italia, dove culturalmente l’alcol è accettato è tra le nazioni al mondo con prevalenza maggiore di sindrome feto-alcolica. Non esistono attualmente dati italiani sul consumo di alcol in gravidanza e sull’incidenza e la prevalenza della FAS/FASD. Per questo motivo, il Ministero della Salute ha recentemente finanziato all’Istituto Superiore di Sanità (ISS) un progetto sulla prevenzione, diagnosi precoce e trattamento mirato dello spettro FASD e della FAS.

LA PREVENZIONE

La FASD si può prevenire al 100%, ma per farlo è indispensabile che i medici forniscano alle donne in gravidanza e in età fertile, tutte le informazioni utili per capire quali possano essere le conseguenze del consumo di alcol. Recentemente molti studi hanno dimostrato come l’alcol agisca anche sul DNA degli spermatozoi e dunque sarebbe consigliabile che anche gli uomini riflettessero sulle possibili conseguenze dell’assunzione di alcolici durante il periodo fertile. L’unica indicazione corretta da fornire sarebbe infatti la totale astensione da alcol già da quando si comincia a pensare di voler concepire un figlio, una consapevolezza purtroppo non ancora abbastanza diffusa.

 

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