Umberto Tirelli, responsabile del dipartimento di Oncologia medica del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano: «Perdere il vizio è possibile, ma smettere di fumare dopo anni di dipendenza è davvero difficile. La soluzione è affidarsi a prodotti alternativi, ma che siano validi come le innovative soluzioni a tabacco riscaldato»
«Smetto quando voglio» è la frase più frequentemente pronunciata dai fumatori, di cui, una buona fetta, si trincera dietro la convinzione di non essere schiavo di una dipendenza. Tuttavia il fumo, più che un’abitudine, è una vera e propria assuefazione a un vizio che in alcuni casi può diventare una malattia. Ed è con questa termine: ‘malattia’, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il tabagismo nella decima revisione della classificazione internazionale delle patologie. Ciliegina sulla torta, l’indagine pubblicata di recente dall’Istat, che segnala in netto aumento l’abitudine al fumo, soprattutto da parte dei giovani in particolare fra i 25 e 34 anni. Dunque, come correre ai ripari? Lo abbiamo chiesto a una voce autorevole nel campo, Umberto Tirelli, responsabile del dipartimento di Oncologia medica del Cro di Aviano.
Per combattere il tabagismo quale alternativa a disposizione ritiene essere più consigliabile per la salute?
«Tutto quello che può essere utile per perdere il vizio. Per combattere il fumo, quando la persona non riesce a smettere con i soliti rimedi, spesso fallimentari, parlo del chewingum, del patch e quant’altro, esistono i prodotti a rischio ridotto. In Gran Bretagna, per esempio, il Ministero della Sanità, già da anni, fa la pubblicità insieme alle associazioni dei medici, affinché la gente fumi le sigarette elettroniche invece di quelle tradizionali. È chiaro che non bisognerebbe fumare, questo lo sappiamo tutti, ma quando hai di fronte persone di 40-50 anni che fumano un pacchetto o due al giorno di sigarette, hanno provato tutti i rimedi disponibili e non hanno funzionato, evidentemente a questo punto, secondo i britannici e anche secondo gli italiani, i prodotti a rischio ridotto sono il sistema migliore».
Una soluzione al tabagismo, come segnala il professore Tirelli, può ricercarsi infatti nei prodotti a rischio ridotto, ottima alternativa alle sigarette tradizionali. Si tratta infatti di strumenti che riducono o eliminano i componenti nocivi o potenzialmente nocivi, conservando invariata la soddisfazione del fumatore.
I prodotti a rischio ridotto hanno effettivamente meno ripercussioni sulla salute? Perché?
«Nei prodotti a rischio ridotto, non si innesca il fenomeno di combustione ma di riscaldamento. È proprio la combustione che genera le sostanze cancerogene, mentre nei prodotti a rischio ridotto questo non avviene, quindi il danno per la salute è decisamente minore. Le sigarette elettroniche producono degli aromi, dei vapori, che non danneggiano l’apparato respiratorio come le la combustione della sigaretta tradizionale. Segnalo nuovamente il caso della Gran Bretagna, l’unico Paese dove il calo delle sigarette tradizionali è massiccio e aumenta proporzionalmente l’utilizzo delle sigarette elettroniche. Quindi ripeto, i medici in Gran Bretagna, consigliano di passare alla sigaretta elettronica per ridurre i danni del fumo».
I prodotti a tabacco riscaldato sono il futuro? È possibile che in un’ottica futura le sigarette vengano soppiantate da questo tipo di prodotti?
«Certo, questo è molto probabile. La nicotina infatti è la sostanza che provoca la dipendenza ed è il cordone ombelicale, quello difficile da tagliare. Interessante, in quest’ottica, l’iniziativa della Philip Morris che ha proposto alla Food and Drug Administration, un nuovo prodotto che contiene nicotina, ma a differenza delle sigarette tradizionali, non brucia ma riscalda».