Il deputato e medico M5S racconta a Sanità Informazione i suoi incontri al Ministero della Salute per sbloccare l’impasse su delle norme attese dal 2018: «Ho parlato con FNOMCeO, Anaao e Collegio Italiano dei Chirurghi e tutti si sono detti molto preoccupati per il disinteresse che avvolge il tema». Ma Speranza annuncia un’accelerazione
«Sui decreti attuativi della Legge Gelli dovremo accelerare o la riforma resterà monca». Le parole sono del Ministro della Salute Roberto Speranza che, interrogato sul finire dell’audizione in Commissione Sanità dalla senatrice di Forza Italia Maria Rizzotti sul tema, si è impegnato ad andare a fondo sul tema.
In realtà gli ultimi tre decreti attuativi della Legge 24 del 2017 sulla responsabilità professionale sembrano avvolti in una nuvola di mistero. L’emanazione spetta al Ministero dello Sviluppo Economico in quanto trattano i temi assicurativi, ma l’impulso è del Ministero della Salute. L’anno scorso, dopo le prime bozze, sembrava imminente il via libera del Ministro Stefano Patuanelli, invece poi tutto è rimasto impantanato nelle stanze ministeriali, complice anche l’emergenza Covid.
Eppure, dopo l’emergenza, le norme sono particolarmente attese da medici e operatori sanitari. Come ha spiegato lo stesso padre della Legge, Federico Gelli, non essendoci sul Covid-19 linee guida e buone pratiche assistenziali, molti professionisti potrebbero essere esposti a cause e richieste di risarcimenti che già si stanno manifestando nei tribunali italiani.
Ad infittire il mistero la testimonianza del membro della Commissione Bilancio di Montecitorio e medico Carmelo Massimo Misiti (M5S). Da luglio sta sollecitando gli uffici di Lungotevere Ripa sul tema, ma senza successo.
«A luglio ho presentato un’interrogazione e poi ho chiesto appuntamento al Capo di Gabinetto del Ministro Speranza Goffredo Zaccardi. All’incontro c’era il Capo dell’Ufficio legislativo del ministero ed era stata convocata anche la dottoressa Rossana Ugenti (Direzione generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio Sanitario Nazionale) – racconta Misiti a Sanità Informazione -. Manifestai con sommo dispiacere che non solo non c’erano i decreti attuativi, ma che noi medici in quel momento vedevamo come ci fosse da parte degli uffici del ministero una voglia di tutelare i direttori generali, i direttori amministrativi piuttosto che gli operatori sanitari, i medici, gli, infermieri, gli OSS e tutti quelli più impegnati nel fronteggiare la pandemia. Mi dissero che ne avremmo riparlato a settembre ma così non è stato, nonostante le mie numerose sollecitazioni».
Misiti ha poi condiviso le sue preoccupazioni con altri attori istituzionali come la FNOMCeO, l’Anaao, il Collegio Italiano dei Chirurghi e tutti si sono detti molto preoccupati per il disinteresse che avvolge il tema.
«Gli avvocati – spiega il deputato M5S – hanno cominciato a fare gli annunci sui giornali: ‘se tu pensi che uno dei tuoi cari possa essere vittima di malasanità puoi rivolgerti a noi perché noi tuteleremo i tuoi interessi e non pagherai nulla se non alla fine del contenzioso’. Pensano di andare su un terreno fertile. Così i sanitari sono vittime due volte del sistema».
Secondo Misiti, uno dei problemi più importanti è «la franchigia fino a 100mila euro sulle polizze assicurative delle strutture sanitarie. Ciò vuol dire che l’assicurazione entra in azione per risarcimenti dai 100mila euro in su. Ma fino a 100mila euro pagano le strutture sanitarie con i soldi che hanno in cassa. Potrebbero esserci parecchi casi in cui per venire incontro al paziente si concedono fino a 100mila euro di risarcimento. Ciò aumenterebbe la spesa sanitaria costringendo le strutture a rivalersi sui camici bianchi».
Misiti ricorda, però, che anche per la pandemia i medici rischiano di pagare per responsabilità altrui: «Medici e operatori sanitari hanno gestito la pandemia in base alle indicazioni che arrivavano dalle direzioni. I piani pandemici però erano fermi al 2010 e solo poche regioni li avevano aggiornati. L’Agenas avrebbe dovuto vigilare affinché questi piani fossero messi a norma», continua il deputato M5S.
Ma allora perché questo ritardo nei decreti attuativi della Legge Gelli? «Non so se è disinteresse – chiarisce Misiti -. Non vorrei ci fosse la copertura di interessi in alto a discapito delle persone che alla fine sono i veri soldati di questa battaglia. Non pagheranno gli amministrativi, i direttori generali ma pagheranno i medici, perché in caso di eventi avversi gli avvocati se la prenderanno col medico o con la struttura che poi comunque si rivarrà sul medico».
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