La campagna vaccinale è partita in anticipo ma scatta l’allarme sulle dosi a disposizione delle farmacie. Speranza: «Dobbiamo affrontare e risolvere nel tempo più breve possibile la questione delle farmacie in condivisone con le Regioni»
«Le Regioni hanno fatto uno sforzo enorme che è consistito in un aumento del 70% delle dosi di vaccino influenzale rispetto all’anno scorso. Io penso che dobbiamo affrontare e risolvere nel tempo più breve possibile la questione delle farmacie in condivisone con le Regioni. Secondo me, ci sono le condizioni». È quanto ha affermato il Ministro della Salute Roberto Speranza, prima di entrare questa mattina allo stabilimento Sanofi di Anagni (Frosinone), dove partirà la produzione del vaccino anti-Covid, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla carenza dei vaccini antinfluenzali in farmacia, ovvero una delle questioni più calde in questo momento storico.
La polemica riguarda le disponibilità di vaccino in farmacia per le persone che non fanno parte delle categorie a rischio. Molti titolari di farmacia di tutta Italia lamentano infatti l’esiguità delle dosi di vaccino a loro disposizione ed hanno paura che si ripeta una nuova “questione mascherine”, ovvero che vengano indicati come i colpevoli di un’eventuale impossibilità a fornire i vaccini a tutte le persone che ne faranno richiesta.
Il punto è che la campagna vaccinale di quest’anno è stata anticipata per permettere a più persone possibile di vaccinarsi contro l’influenza stagionale. Il provvedimento è stato preso mesi fa in previsione di una possibile seconda ondata di Covid-19 (che, stando ai dati relativi ai contagi giornalieri, pare sia già iniziata) ed è volta ad evitare i problemi derivanti dalla sovrapposizione di due patologie diverse ma con sintomatologia molto simile. Di solito il vaccino antinfluenzale viene somministrato alle fasce più a rischio della popolazione. Quest’anno, però, con la pandemia da nuovo coronavirus ancora in atto, la richiesta sarà decisamente più alta e si rischia di non avere abbastanza dosi per tutti i richiedenti.
Secondo Federfarma, per la popolazione attiva che non fa parte delle fasce protette e non ha diritto al vaccino gratuito contro l’influenza, ci sono 12 dosi a disposizione per ogni singola farmacia italiana. Il conto è fatto dividendo il numero di 250mila dosi indicato dalla conferenza Stato regioni per le farmacie sul territorio (comprese quelle comunali), ossia 19.330.
Secondo Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco e dell’università degli Studi di Milano, intervenuto a ‘Buongiorno’ su SkyTg24, qualche problema esiste realmente, in Italia, in merito alla disponibilità di vaccino anti-influenza per le fasce di popolazione non incluse nell’offerta gratuita delle campagne istituzionali: «Delle farmacie mi dicono che il vaccino non ce l’hanno e che hanno difficoltà ad averlo. Spero ardentemente che questa cosa venga superata in un breve periodo ma a ieri la situazione era questa».
«Noi eravamo già la Regione che più dava vaccini alle farmacie, non è molto. Ma ora raddoppieremo e credo che questo debba essere fatto da tutte le Regioni. Questa è la considerazione che anche in Conferenza stiamo facendo». Lo ha detto il presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ieri sera a ‘Porta a Porta’ su Raiuno. «Se il Governo spinge ancora di più – ha aggiunto – potremo dare una mano perché è giusto vaccinarsi».
«Le Regioni sono pronte a dare più dosi di vaccino antinfluenzale alle farmacie purché vengano rispettate due condizioni sottoscritte nell’intesa dello scorso 14 settembre». Lo afferma il coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Luigi Icardi, che aggiunge: «La prima condizione è che le aziende ci forniscano le dosi da noi richieste ottemperando il contratto firmato; la seconda è di poter chiedere (ogni regione può farlo o meno a seconda delle esigenze) un 20% in più di dosi», che quindi andranno a soddisfare le richieste avanzate dalle farmacie. «Nell’intesa Stato-Regioni – ricorda Icardi – noi abbiamo assicurato una percentuale ‘di garanzia’ da dare subito alle farmacie, pari all’1,5% di quelle da noi acquistate, ma, come previsto dalle gare, le regioni in caso di necessità possono chiedere alle farmaceutiche il cosiddetto ‘sesto quinto’ ovvero un 20% in più dell’ordine e loro devono essere in grado di fornirlo».
Alcune settimane fa Fofi, Federfarma e Assofarm (rispettivamente la Federazione degli Ordini dei farmacisti, quella dei titolari di farmacia e l’associazione delle farmacie comunali) avevano chiesto di essere autorizzati a somministrare i vaccini direttamente in farmacia, con lo scopo di snellire ulteriormente le procedure e rendere più semplice la copertura vaccinale: «Le farmacie sono pronte a distribuire i vaccini messi a disposizione dal SSN secondo termini e modalità da stabilire, anche per conto delle Amministrazioni regionali che vorranno renderli disponibili», aveva affermato il presidente di Federfarma Marco Cossolo.
La FNOMCeO si era subito scagliata contro la proposta: «Somministrare i vaccini per l’influenza all’interno delle farmacie? Un’idea che, a legislazione vigente, non può essere messa in pratica. E che, comunque, non sarebbe coerente con le competenze sanitarie che la Legge affida, in maniera diversa e peculiare, a Medici, Infermieri, Farmacisti».
Lo stesso ha fatto la FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale): «Se consentiamo che in Italia avvenga quel che succede in alcuni Paesi europei – ha spiegato ai nostri microfoni il Segretario Silvestro Scotti –, ovvero diamo la possibilità di somministrare i vaccini anche a soggetti diversi dal medico, allora propongo di diventare europei al 100%: in altri Paesi la dispensazione dei farmaci viene fatta direttamente nello studio del medico di famiglia. In questo modo noi medici diventeremo un po’ farmacisti e i farmacisti diventeranno un po’ medici».
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