«Il Covid ci lascia un futuro con tante fragilità, che obbligano anche la professione a pensare a quale sarà il proprio ruolo Per questo credo che il medico di famiglia debba diventare e sentirsi il primario del suo reparto di medicina fiduciaria, nell’interesse del cittadino che deve trovare un’assistenza primaria multidisciplinare»
«Il medico di famiglia deve diventare primario del suo reparto», è l’invito alla categoria che il presidente dell’Enpam Alberto Oliveti ha rivolto dal 77° congresso nazionale della Fimmg in corso a Villasimius.
«Il Covid ci lascia un futuro con tante fragilità, che obbligano anche la professione a pensare a quale sarà il proprio ruolo – ha detto Oliveti –. Come medici di medicina generale potremo gestire questa transizione con la nostra presenza sul territorio, che è fatta di fiduciarietà, prossimità e competenze, che devono essere integrate. Per questo credo che il medico di famiglia debba diventare e sentirsi il primario del suo reparto di medicina fiduciaria, nell’interesse del cittadino che deve trovare un’assistenza primaria multidisciplinare».
«Allo stesso tempo se dobbiamo lavorare in team, è importante che tutti gli operatori che operano nello studio abbiano interessi allineati ai medici di famiglia e ai cittadini, anche attraverso i meccanismi di remunerazione. Difficile pensare che insieme a un professionista liberale possano convivere collaboratori che siano dipendenti di altri», ha commentato il presidente dell’Enpam.
«Il primario del proprio reparto è quindi un professionista liberale della sanità fortemente radicato nel terreno sociale ed è fonte di coesione e baluardo contro le disparità – ha detto Oliveti –. Un ruolo tanto più importante ora che perfino a una misura di prevenzione è stato dato il nome di distanziamento sociale. In un periodo di divaricazione sociale per censo, istruzione e opportunità, chiamarlo così è stato negare in un colpo solo la cultura costituzionale dei Padri Costituenti».
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