Secondo l’OMS i sistemi sanitari non hanno ancora risposto adeguatamente al peso globale di malattia correlato ai disturbi mentali. De Lorenzo (CdA TeRP): «A causa della pandemia Covid-19 osserviamo che tanti giovani ma anche tanti over 65 stanno soffrendo in questo periodo. La rete pubblica va fornita di nuova linfa»
Porre più attenzione sulla salute mentale e sulla prevenzione anche in tempo di Covid-19. È la richiesta che i Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica rivolgono alle istituzioni in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale che si celebra ogni anno il 10 ottobre. Istituita nel 1992 dalla Federazione mondiale per la salute mentale (WFMH) insieme all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), quest’anno è dedicata al tema dell’accesso e ha l’obiettivo di accendere i riflettori sull’importanza di questa politica sanitaria a livello mondiale: “Mental Health for All Greater Investment – Greater Access. Everyone, everywhere” è lo slogan.
Del resto i dati a livello mondiale testimoniano come questa categoria di patologie sia molto diffusa: secondo lo studio “Global burden of disease” dell’Istituto per la valutazione e misurazione della salute (Ihme) circa 971 milioni di persone (il 13% della popolazione globale) soffre di una forma di disturbo mentale. Un tema che non risparmia i giovani: il 10-20% di bambini e adolescenti soffre di disturbi mentali. A fronte di questi numeri, l’OMS ha sottolineato che i sistemi sanitari non hanno ancora risposto adeguatamente al peso globale di malattia correlato ai disturbi mentali. Il divario tra la necessità di trattamento e la sua reale offerta è molto ampio in tutto il mondo.
Non fa eccezione l’Italia: secondo il rapporto SISM 2016 nel 2015 il numero complessivo di accessi al Pronto Soccorso per patologie psichiatriche ammonta a 585.087, mentre 807.035 sono state le persone trattate dai Dipartimenti di Salute Mentale. Si tratta però solo della punta dell’iceberg, perché a causa dello stigma che ancora caratterizza questi malati, c’è forte resistenza ad accedere alle cure, dunque ci sono ancora molte persone che avrebbero bisogno di aiuto ma che restano nell’ombra. Quasi due milioni sono state le prestazioni di Riabilitazione Psichiatrica a cui si aggiungono le 629.644 attività di supporto alla vita quotidiana, le 523.509 attività di supporto alla famiglia e le 94.802 attività di supporto sociale (per un totale di oltre tre milioni).
«Il concetto di stigma è questo impianto culturale che rende le cure da un lato meno accessibili e dall’altro meno capaci di attrarre investimenti da parte del sistema – sottolinea Valerio De Lorenzo, Presidente CdA TeRP di Roma e membro della CdA nazionale -. A causa della pandemia Covid-19 osserviamo che tanti giovani ma anche tanti over 65 stanno soffrendo in questo periodo. I DSM fanno un lavoro enorme, gestiscono un bisogno complesso. Il problema è che i numeri sono ancora più grandi delle possibilità che ha il sistema pubblico di gestirlo. Il bisogno c’è, i giovani sono quelli più a rischio in questo periodo storico. La rete pubblica va fornita di nuova linfa».
«Fondamentale agire sulla prevenzione – gli fa eco Giusy Stella, membro della CdA dei TeRP di Roma -. Oltre al lavoro clinico quotidiano, è fondamentale coinvolgere tutte quelle strutture, come le scuole, dove si può fare un lavoro culturale e di rete che possa coinvolgere i giovani e le famiglie. Nel momento in cui ascoltano e familiarizzano con determinate tematiche c’è poi la possibilità che al momento del bisogno non vi siano resistenze ad accedere alle cure».
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