Lavoro e Professioni 16 Ottobre 2020 06:33

Il Covid non ferma l’Ospedale Bufalini di Cesena, primo hub ‘Diamante’ in Italia per la cura dell’ictus cerebrale

Eccellenze della sanità | L’Ospedale romagnolo ha ottenuto l’ESO-Angels Award Diamond, progetto che ha già coinvolto più di 600 centri nosocomiali in tutta Europa. Più posti letto e riduzione dei tempi di presa in carico i punti di forza

Il Covid non ferma l’Ospedale Bufalini di Cesena, primo hub ‘Diamante’ in Italia per la cura dell’ictus cerebrale

Romagna eccellenza nella lotta all’ictus cerebrale. Merito del lavoro messo in piedi da dirigenti, medici e operatori dell’Ospedale Bufalini di Cesena a cui è stato conferito il più elevato riconoscimento europeo nella cura dell’ictus cerebrale con l’accreditamento di centro ‘Diamante’.

Si tratta di un primato in Italia, essendo il Bufalini il primo centro Hub, ovvero a elevata complessità di cura per l’ictus, ad ottenere l’ESO-Angels Award Diamond. Un’altra eccellenza sanitaria italiana che si traduce in un servizio più efficiente per i cittadini e nella possibilità di salvare vite umane.

OSPEDALE BUFALINI E L’ICTUS CEREBRALE IN ITALIA

L’ictus cerebrale, cioè l’occlusione di una grande o piccola arteria del cervello, in Italia rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, e la prima causa assoluta di disabilità. In Italia ogni anno, circa 185mila persone vengono colpite dalla patologia e di queste 150mila sono i nuovi casi mentre 35mila sono gli ictus che si ripetono dopo il primo episodio. Quando l’arteria occlusa è molto grande spesso non basta il trattamento farmacologico, ma serve intervenire con una trombectomia meccanica.

Fondamentale dunque fare rete e condividere a livello europeo le buone pratiche. Il progetto europeo Angels, a cui l’Ausl Romagna partecipa dal primo trimestre 2020, ha già coinvolto più di 600 centri nosocomiali in tutta Europa al fine di realizzare un network di eccellenza europeo nella cura dell’ictus ischemico.

RIDURRE I TEMPI 

In una patologia tempo dipendente come l’ictus è stato fondamentale il lavoro fatto per ridurre i tempi di accesso alla terapia riperfusiva per l’ictus nonché quelli della presa in carico ospedaliera. Quattro le unità operative coinvolte: Neuroradiologia, Neurologia e Stroke Unit, Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso e Anestesia e Rianimazione.

«Il premio è frutto di un lavoro fatto quest’anno sull’ambito di Cesena per cercare di ridurre i tempi per quanto riguardava il percorso del paziente che dal Pronto soccorso deve ricevere il trattamento fibrinolitico (trattamento farmacologico per la lisi del trombo, ndr)» sottolinea Marco Longoni, Direttore della Neurologia e Stroke Unit del nosocomio romagnolo.

OSPEDALE BUFALINI, GLI INTERVENTI APPORTATI E I PROGETTI FUTURI

Tra gli interventi apportati, l’ampliamento dei posti letto da 4 a 8 e il potenziamento della Stroke Unit. Ultimo intervento l’introduzione di un infermiere che affianca il neurologo nella gestione del paziente con ictus per quanto riguarda le terapie farmacologiche.

Ma già si guarda al futuro per rendere ancora più efficiente il reparto: «Vogliamo ridurre ulteriormente la tempistica nella logica di far arrivare più velocemente la giusta cura ai pazienti e iniziare in maniera ancora più tempestiva la terapia che ha l’obiettivo di riaprire il vaso chiuso – sottolinea Longoni -. Faremo sicuramente di nuovo delle simulazioni di percorso e dei briefing o incontri multidisciplinari dove ridiscutere le possibili criticità per fare ancora meglio».

L’IMPATTO DEL COVID

L’eccellenza del Bufalini è maturata proprio in un periodo di massima criticità per la sanità italiana, quello del Covid, che paradossalmente, invece di essere un intralcio, ha favorito il lavoro dell’equipe.

«Per scelta aziendale l’attività sullo stroke nel periodo Covid non ha avuto nessuna riduzione e così tutti i pazienti sono stati portati direttamente a Cesena – racconta a Sanità Informazione Maria Ruggiero, direttore della Neuroradiologia interventistica -. In condizioni normali la diagnosi viene fatta all’ospedale di Rimini: poi se c’è l’indicazione il paziente viene portato a Cesena. Un doppio passaggio che durante il Covid non c’è stato per tutti coloro che venivano dal sud della Romagna. Questo ha accelerato tantissimo i tempi considerando che durante il lockdown per strada non c’era nessuno. A Cesena concentriamo l’attività anche per malformazioni vascolari del cervello come aneurismi ed emorragie cerebrali sia in elezione che in urgenza».

L’IMPORTANZA DELL’ORGANIZZAZIONE

Ma il segreto del successo risiede anche nel lavoro d’equipe. «Essere un unico gruppo che accoglie il paziente sin dall’inizio e senza tappe intermedie fa diagnosi e trattamento accelera i tempi. Inoltre essendo l’ospedale di Cesena hub per la terapia endovascolare per tutta la Romagna, all’ospedale di Rimini e in quello di Forlì a distanza, con la telemedicina, facciamo direttamente le diagnosi TAC e AngioTAC per lo Stroke» spiega ancora la dottoressa Ruggiero che individua nell’organizzazione la chiave per raggiungere l’eccellenza in questo campo: «Per alcune patologie è fondamentale. Ci vuole la competenza, la capacità clinica da parte degli operatori ma è fondamentale l’organizzazione. Noi in realtà siamo favoriti dall’essere un’azienda unica. La Romagna ha un unico direttore generale, un’unica direzione strategica. Questo fa sì che una volta che si prende una decisione presa da un singolo che non deve mettersi d’accordo con nessuno si va in quella direzione».

PREVENZIONE E SINTOMI DA RICONOSCERE

Resta fondamentale la prevenzione e l’immediato riconoscimento dei sintomi: i tre principali sono un disturbo improvviso del linguaggio, la bocca storta e il deficit di forza in una parte del corpo. Più rari e più difficili da riconoscere i disturbi visivi. «Chi ha questi sintomi deve allertare immediatamente il 112 – spiega Longoni – e attivare la centrale operativa. Questo garantisce un percorso rapido e tempestivo e una presa in carico immediata. Se il personale del 118 conferma il sospetto di ictus, il paziente entra nel percorso codificato come sospetto ictus e in genere vi è una preallerta da parte del territorio al centro che riceve il paziente. A quel punto in genere il neurologo è già pronto a ricevere il paziente in Pronto soccorso».

 

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