Per discutere di risorse economiche per la sanità, al Forum sistema salute sono intervenuti l’economista Carlo Cottarelli e il direttore generale Fondazione Policlinico Gemelli di Roma Marco Elefanti. Quest’ultimo ha lanciato l’allarme contagi tra gli operatori sanitari
L’Europa metterà a disposizione dell’Italia i fondi del MES per rafforzare e riorganizzare la sanità, per renderla più resiliente alle crisi e orientata al futuro. Altre risorse potranno fluire dal Recovery Fund o da raccolte mirate dello Stato da destinare alla sanità. Si delinea, dunque, una stagione di investimenti e di cambiamenti in sanità con conseguenze sulle filiere e sull’indotto, sulle imprese, sul lavoro e, infine, sul PIL nazionale. Al Forum del Sistema Salute 2020 in corso a Firenze, in una forma digitale e innovativa, si continua a parlare dell’impatto del Covid-19 sulla sanità italiana.
Nell’incontro virtuale in programma questa mattina, il giornalista Luca Telese ha dibattuto con Carlo Cottarelli (direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano) e Marco Elefanti (Direttore Generale della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma) le scelte di investimento possibili in ambito sanitario.
L’Italia dovrebbe crescere del 2% circa per evitare il rischio di un debito pubblico insostenibile: «Se l’economia italiana avrà una crescita del 2% – che non è facile, il debito sarà sostenibile, altrimenti nel medio periodo i rischi ci sono» ha spiegato Cottarelli. «Stiamo prendendo a prestito dalle istituzioni europee, dalla Bce e dalla Commissione europea e questo comporta rischi politici» ha aggiunto, sottolineando la necessità di lavorare per stimolare la ripresa: «Superata la pandemia la crescita potrà essere anche del 6%, ma guardando al di là del 2021 dobbiamo attuare le riforme per essere in grado, nei prossimi anni, di arrivare a una crescita del 2%».
In riferimento al nuovo Dpcm che suddivide l’Italia in tre zone gialle, arancioni e rosse in base all’andamento epidemiologico delle singole regioni, Cottarelli parla di «provvedimenti necessari ma che arrivano dal punto di vista economico nel momento sbagliato, perché l’economia italiana, dopo il lockdown, stava ripartendo». Cottarelli concorda sulla differenziazione su base territoriale: «Credo che sia stato giusto fare le chiusure parziali mentre il lockdown totale forse, è stato esagerato. E sulle proteste dei presidenti delle regioni “zone rosse”, che contestano le decisioni del governo, ha dichiarato: «Reazione naturale, ma non è buona e si dovrebbe evitare».
La situazione sanitaria italiana desta apprensione per vari motivi: la pressione sugli ospedali è sempre più forte, c’è l’allarme posti letto e, soprattutto, preoccupa la carenza di medici, soprattutto pneumologi, anestesisti e infermieri. A fare il punto sulla situazione del Lazio è il direttore della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma Marco Elefanti: «Ho vissuto l’emergenza all’interno dell’ospedale – ha spiegato – all’inizio il contesto romano non era paragonabile a quello del nord, il quadro era decisamente più sotto controllo. La situazione non esprimeva criticità – ha continuato – ci siamo mossi rapidamente sotto la guida di un assessorato regionale proattivo e in breve abbiamo riconvertito il Columbus in ospedale Covid per evitare di intaccare il Gemelli». A settembre, però, lo scenario è cambiato rapidamente: «Oggi il Colombus è pieno con 250 posti letto e ne stiamo destinando altri 200 ai pazienti Covid – ha precisato, soffermandosi su un problema nuovo ma centrale -: mentre a marzo non avevamo casi positivi tra gli operatori, oggi abbiamo una situazione terribile; tra amministrativi e professionisti sanitari, sono moltissimi a portare il virus da cluster familiari all’interno dell’ospedale».
Elefanti garantisce che nel Lazio c’è stata una crescita progressiva di posti letto messi a disposizione e che è stata attivata una rete di alberghi ricollocati a “emergenza Covid” con un’assistenza infermieristica di base per i pazienti clinicamente guariti ma ancora non negativi al tampone o in convalescenza o che hanno problemi a fare la quarantena al proprio domicilio.
«Il problema, adesso, non sono tanto le terapie intensive quanto reperire il personale – ha aggiunto il direttore generale – noi come policlinico universitario possiamo attingere alle scuole di specializzazione. In piena emergenza – ha specificato – abbiamo contrattualizzato 70 specializzandi al 4 e 5 anno tra pneumologi infettivologi e medici interni. Stiamo valutando se prenderne altri». La possibilità di assumere medici specializzandi che ancora non avevano terminato il percorso universitario, ha fatto la differenza nei mesi più duri dell’epidemia: «Una norma ragionevole, noi ai giovani proponiamo un contratto libero professionale poi un tempo determinato che si trasforma in un indeterminato». Quanto guadagna, allora, uno specializzando entrato in trincea? «Hanno già una borsa di studio sui 1300-1400 euro, contrattualizzati guadagnano 2300-2400 euro. Per sei mesi sono diventati medici e infermieri specialisti, una risorsa nei periodi di massima intensità» ha concluso.
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