Lavoro e Professioni 9 Novembre 2020 12:06

Monza Brianza, contagi in aumento. Il tour de force dei MMG: «Turni di 18 ore, tra visite a domicilio e vaccini»

Ruggero Molteni, medico di famiglia a Cesano Maderno: «Entro oggi l’adesione ad ATS per avere i tamponi nasofaringei antigenici rapidi. Questo permetterà di accorciare i tempi di attesa e accertare la positività anche dei contatti»

di Federica Bosco
Monza Brianza, contagi in aumento. Il tour de force dei MMG: «Turni di 18 ore, tra visite a domicilio e vaccini»

Cresce il numero dei contagi nella zona di Monza Brianza che tra il 21 ottobre e il 4 novembre ha avuto il maggior numero di positivi, 1422 ogni 100 mila abitanti. Un incremento costante che ha avuto una impennata negli ultimi 15 giorni con conseguenze pesanti sulla sanità locale. A pagare il prezzo più alto di questa improvvisa accelerazione di contagi sono i medici di medicina generale. Ne sa qualcosa Ruggero Molteni, 54 anni, in servizio da anni a Cesano Maderno con un riscontro estremamente positivo dai pazienti per la sua grande empatia e disponibilità. Una caratteristica che in questo periodo significa telefono che squilla ininterrottamente e giornate interminabili. Eppure un sabato sera all’ora di cena riesce a trovare il tempo anche per noi. Sono le otto e trenta, ha appena terminato una telefonata con un paziente con sintomi Covid per tracciare tutti i contatti degli ultimi 14 giorni, ma non mostra insofferenza o fretta nel chiudere la conversazione.

Dottore, come sta al termine dell’ennesima giornata in trincea in questa guerra contro il nemico Covid?

«Sono giornate piene, tutto è cambiato improvvisamente circa quindici giorni fa. La situazione è precipitata, abbiamo superato i 1400 casi e il sistema è in forte stress. Io lavoro 18 ore al giorno festivi compresi. Mi collego all’alba intorno alle 6 al pc dell’ambulatorio da remoto e inizio a smistare le tantissime e-mail che ricevo durante la notte dai pazienti che non riescono a collegarsi durante il giorno. Per lo più sono persone che hanno avuto esito positivo dal tampone o hanno saputo di contatti risultati postivi e vogliono rassicurazioni, o ancora sapere se sono stati contagiati. Per tracciare i contatti di chi è risultato positivo sono necessarie lunghe telefonate anche di 30 minuti. Fino a qualche settimana fa questo era compito dell’ATS; oggi, a causa dell’alto numero di contagi, la “palla” è passata ai medici di medicina generale».

Un’attività che va ad aggiungersi alla solita routine ambulatoriale?

«Certamente. Dopo il lavoro da remoto, mi aspetta l’ambulatorio con le visite consuete di pazienti che devono avere una consulenza su esami fatti o la prescrizione di ricette. Durante queste ore, che ho ridotto al minimo, sono costretto a spegnere il cellulare perché altrimenti non avrei modo di visitare e prescrivere ricette».

Per le visite a domicilio dei pazienti Covid invece ci sono le Usca, è corretto?

«In realtà da quando si attiva il servizio al momento in cui escono le Unità speciali di continuità assistenziali che dovrebbero valutare la gravità della malattia, oggi trascorrono in media tre o quattro giorni. Un tempo troppo lungo per il paziente in difficoltà respiratorie, perciò nella maggior parte dei casi provvedo in prima persona a fargli visita, ovviamente con le dovute protezioni. Prescrivo la terapia da fare a casa e lascio un saturimetro per misurare l’ossigenazione del sangue. Quindi rimango in contatto telefonico per valutare l’evolversi della malattia. Nella maggior parte dei casi cortisone, paracetamolo ed eparina a basso contenuto molecolare sono sufficienti per migliorare le condizioni del paziente in pochi giorni».

Come è cambiato il profilo dei pazienti Covid oggi?

«Se fino a settembre scorso erano i giovani dai 18 ai 25 anni ad esser positivi, seppur asintomatici o solo con febbre, progressivamente col passare delle settimane l’età è salita. Ora sono dai 40 ai 55 anni e l’80% dei casi sono sintomatici. Ormai da questa settimana il tampone positivo risulta su persone con febbre e tosse. Gli asintomatici oggi per una difficoltà oggettiva di tracciamento dei contatti non vengono sottoposti a tampone, anche perché i tempi di attesa sono di 12/14 giorni, quindi del tutto inutili per chi ha sintomi e irrilevanti per i parenti dei positivi. La soluzione adottata è stata di isolamento fiduciario per quattordici giorni. Per il territorio di Monza e Brianza l’ATS non riesce più a tracciare i contatti, quindi le nuove linee guida dicono che dopo 14 giorni senza sintomi e adeguatamente distanziati dal positivo, si può rientrare al lavoro. Con il tampone rapido antigenico ci sarà invece la possibilità di fare, al decimo giorno dell’ultimo contatto, la verifica, e se il tampone risulterà positivo si interromperà l’isolamento domiciliare con quattro giorni di anticipo».

Saranno i medici di medicina generale a fare i tamponi rapidi?

«Entro la giornata di lunedì 9 novembre dobbiamo dare l’adesione ad ATS per avere i tamponi nasofaringei antigenici rapidi. Questo da un lato permetterà di accorciare i tempi di attesa, accertare la positività anche dei contatti e interrompere le quarantene fiduciarie; dall’altra graverà ulteriormente sui medici di medicina generale che dovranno attrezzarsi negli ambulatori per fare i tamponi».

A gravare sul lavoro dei medici di medicina generale nell’ultima settimana ci sono anche le vaccinazioni, un capitolo importante in questo periodo: come si è organizzato?

«Per far fronte a questo momento delicato ho ridotto al minimo l’orario di ambulatorio che riservo principalmente ai pazienti con patologie gravi che non si possono rimandare. Fuori orario fisso gli appuntamenti per le vaccinazioni  antinfluenzali che per ora sono una cinquantina, destinate ai pazienti a rischio con età inferiore a 65 anni. Per gli anziani faremo una vaccinazione di massa: dal Comune di Cesano Maderno verrà messo a disposizione un auditorium con tre o quattro medici di medicina generale con percorsi protetti che accoglieranno in modo adeguato le persone da vaccinare».

Che tipo di correlazione esiste tra vaccino antinfluenzale e Covid?

«Due studi hanno dimostrato che il vaccino antinfluenzale aiuta. Il primo, pubblicato su The Lancet, dimostra che il virus dell’influenza fa sì che le cellule contagiate esprimano in superficie un recettore su cui il Covid si attacca, quindi chi è debilitato dall’influenza rischia di essere colpito anche dal Covid, per cui il vaccino diventa uno strumento utile per tenere lontano anche il Covid. Il secondo studio realizzato dal Monzino ha dimostrato che nelle località dove sono state fatte più vaccinazioni antinfluenzali i tassi di mortalità per Covid sono risultati essere più bassi, quindi probabilmente il vaccino antinfluenzale riduce l’aggressività del Covid ed è quindi fortemente consigliato».

 

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