I Gruppi Intervento Rapido Ospedale Territorio individuano i pazienti più gravi, li seguono, gli prescrivono la terapia, se occorre gli fanno l’ecografia e l’elettrocardiogramma. Landini (Fondazione Santa Maria Nuova): «Modello da copiare a livello nazionale»
Curare, ove possibile, gli anziani colpiti dal Covid direttamente nelle RSA evitando l’intasamento degli ospedali. Parte da questa intuizione il prezioso lavoro delle unità Girot (Gruppi Intervento Rapido Ospedale Territorio) che soprattutto nella provincia di Firenze (ma anche in altre aree della ASL Toscana Centro) stanno dando un grosso contributo ad arginare l’epidemia di coronavirus creando quel filtro sul territorio che non sempre MMG e USCA riescono a fare.
«Le Girot erano nate nella precedente epidemia Covid, molto più leggera di questa perché poi ci fu il lockdown generale – spiega a Sanità Informazione Giancarlo Landini, Presidente della Fondazione Santa Maria Nuova di Firenze, la onlus dello storico ospedale fiorentino -. Ora soffriamo di più, i nostri ospedali sono sotto pressione. Anche allora ci fu il problema delle RSA e così si decise di andare direttamente nelle RSA a curare questi ammalati per dargli una assistenza qualificata superiore, perché i medici di medicina generale non avevano gli strumenti per poter agire al meglio. I medici di base sono inoltre divisi tra una RSA e l’altra e hanno difficoltà a seguire i pazienti in maniera efficace. Se questi malati diventano positivi e non c’è nessuno che li segue e che separi i percorsi tra negativi e positivi questi vanno al Pronto soccorso e la situazione diventa ingestibile».
Le Girot individuano i pazienti più gravi, li seguono, gli prescrivono la terapia, se occorre gli fanno l’ecografia e l’elettrocardiogramma perché sono dotati anche di strumenti (ecografo ed elettrocardiografo). Poi viene lasciato all’USCA il compito del follow up. Al modello la Fondazione Santa Maria Nuova Onlus ha contribuito in modo determinante raccogliendo fondi per 2,4 milioni di euro e acquistando cinque elettrocardiografi portatili, cinque ecografi portatili, cinque stampanti portatili e un’agenda multioperatore.
«Da quando ci sono le Girot – spiega ancora Landini – abbiamo riscontrato una netta diminuzione di ingressi di pazienti dalle RSA ai Pronto soccorso: si sono praticamente azzerati. Vorremmo che questo esempio fosse preso anche dalla nostra regione e poi portato a livello nazionale. La battaglia decisiva per sconfiggere il Covid si gioca sul territorio. Se noi stiamo in ospedale ad aspettare che arrivino gli ammalati la battaglia è persa, bisogna intercettarli fuori».
In questo momento le Girot stanno seguendo più di 900 malati in 30 RSA di Firenze. L’equipaggio medico infermieristico parte ogni mattina dalla casa di cure intermedie Villa Donatello con a bordo le attrezzature necessarie, su tutti ecografo ed elettrocardiografo. Il modello è in espansione anche a Prato, dove ci sono delle unità gestite dal reparto di Geriatria della dottoressa Donatella Calvani e a Pistoia gestito dalla Geriatria del dottor Carlo Adriano Biagini.
«I nostri reparti sono pieni di pazienti relativamente giovani con necessità di ventilazione perché la malattia è piuttosto importante. Proprio ora ho davanti a me il quadro di un reparto di malati Covid – aggiunge Landini -. Abbiamo una donna del ‘62, una del ‘48, una del ‘41, una del ‘39, una del ‘34, una del ‘66. Non ci sono grandi anziani, ma adulti o anziani con un quadro grave. Le persone anziane con comorbidità e i grandi anziani sono curati bene nelle loro residenze. Vanno curati bene dove sono».
Secondo Landini la scelta del lockdown è una scelta inevitabile (la Toscana è stata da pochi giorni inserita in zona rossa) e forse anche tardiva: «I nostri ospedali stanno andando bene, non si può paragonare la nostra situazione a ciò che accade in alcune zone del nord o del sud Italia – conclude Landini -. Nei nostri Pronto soccorso i pazienti sono tutti assistiti e il posto a fine giornata si trova per tutti, sia a pazienti Covid che no Covid: questo ci rende abbastanza orgogliosi del lavoro fatto. Il problema è che se si va avanti con questi arrivi possiamo resistere 7-10 giorni ma poi andremo in crisi anche noi. Dobbiamo diluire l’arrivo dei pazienti nei nostri ospedali. Per me il lockdown andava fatto anche prima».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato