Il presidente dell’Istituto superiore di sanità spiega perché la stima di rischio e l’Rt non sono dati incerti come qualcuno ha suggerito. Oggi dati stabili per Rezza: 32 mila nuovi positivi e 731 morti
Forse bisogna ricordare che «la stima di rischio non è una pagella». Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, ha voluto ribadirlo in apertura della conferenza al Ministero della Salute. «Alcuni indicatori richiedono del tempo, anche solo per la raccolta. Ad esempio questo accade se vogliamo sapere la differenza di tempo fra l’inizio dei sintomi o conoscere meglio il range di incubazione. Non si tratta di stime istantanee», ha voluto spiegare.
Sull’Rt, il più dibattuto degli elementi in calcolo, si è espresso Stefano Merler, matematico della Fondazione Bruno Kessler di Trento, che ha collaborato alle stime di questi mesi. «Le stime dell’Rt sono tutto tranne che incerte – ha insistito -. Le forchette delle varie Regioni non sono grandi. Non c’è molta incertezza sulle stime che facciamo, i dati sono pubblici da settimane, per chi è interessato sono pubblicati sul sito del ministero della Salute, basta andare a vederseli».
«Dipende molto da come ci comportiamo, se rispettiamo le regole. L’aver adottato delle misure stringenti nelle zone del Paese dove l’Rt è più elevato ha la finalità di raffreddare l’indicatore e che rapidamente l’Rt vada sotto 1, che comunque vuol dire una crescita dei casi più lenta, ma sempre una crescita. L’obiettivo è portare Rt dove è sopra 1 sotto a questo livello», ha insistito Brusaferro, a chi chiedeva qual è lo scenario previsto per Natale.
Sull’influenza della scuola nel rialzo dei contagi, Brusaferro è netto. «C’è un monitoraggio che ha sviluppato il Miur mirato ad individuare eventuali focolai o presenza di casi nel mondo scolastico. In realtà si è valutato come la diffusione nelle scuole sia sovrapponibile a quella delle altre fasce del Paese».
Gianni Rezza, direttore della Prevenzione al ministero, ha poi snocciolato i dati della giornata. Dopo un abbassamento dei dati sotto la soglia dei 30 mila ieri, dovuto al classico abbassamento del weekend, oggi l’Italia registra 32.191 nuovi casi positivi. Con 208.500 tamponi effettuati. «Dai dati che vediamo c’è una stabilizzazione nel numero dei test positivi giornalieri, forse una lieve flessione. Non sembra esserci una crescita», ha commentato Rezza sul momento.
I ricoveri in area medica sono stati 538, mentre quelli in intensiva 120. Aumentano anche i decessi, che oggi toccano soglia 731, «effetto dei casi degli ultimi due mesi». «La percentuale di test positivi sul numero totale è oggi ancora sopra il 10%, intorno al 15%. Un dato abbastanza elevato» ha concluso Rezza.
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