Intervista al Presidente della Commissione sanità della Lombardia Emanuele Monti: dai vaccini antinfluenzali alla zona rossa, le strategie della Regione
A Milano l’ospedale in fiera arriva a sfiorare quota cento. Tanti sono i posti letto occupati da malati Covid. Un numero che nessuno avrebbe voluto raggiungere, ma alla luce delle polemiche e degli attacchi rivolti a Regione Lombardia nei mesi scorsi, suona come una rivincita, nelle parole di Emanuele Monti (Lega), Presidente della Commissione sanità di Regione Lombardia. Che non fa sconti a nessuno.
«L’ospedale in fiera oggi sta aiutando tutto il sistema sanitario lombardo, prendendo in carico decine e decine di pazienti – esordisce Monti -. Nonostante le critiche noi siamo andati avanti anche perché, voglio ricordarlo, è stato allestito grazie a donazioni di privati, e oggi non possiamo che ringraziare i benefattori che ci permettono di salvare vite umane. Certo, speravamo di non utilizzarlo, era considerata un’ancora di salvezza, ma oggi ci permette da un lato di curare bene tanti pazienti Covid, e dall’altro di alleggerire le terapie intensive dei diciotto ospedali hub, che stanno continuando ad erogare servizi e prestazioni urgenti in ambito oncologico e chirurgico di alta specialità a pazienti gravi che non possono rimandare interventi e terapie».
Se con l’ospedale in fiera oggi Monti può togliersi qualche sassolino dalla scarpa, la battaglia contro il Covid mette in gioco tanti altri fattori su cui Regione Lombardia deve fare i conti. «Lo scorso 5 agosto – racconta Monti – abbiamo redatto e deliberato un piano ospedaliero e territoriale perché temevamo che ci sarebbe stata una recrudescenza del virus. Questo ci ha permesso di affrontare la questione e di non andare mai in sofferenza. Abbiamo faticato tanto, siamo tornati ad affrontare lo tsunami che ci aveva investito nei mesi di marzo ed aprile, ma questa volta con un piano e un programma molto ben definito».
«Sul territorio – continua – con la presa in carico precoce delle persone abbiamo fatto tanti tamponi da diventare i numeri uno in Italia, sia come cifra assoluta che per numero di tamponi eseguiti per abitante. Nelle ultime settimane addirittura abbiamo raggiunto una media di 46 mila tamponi al giorno. Una cifra mostruosa, a cui abbiamo aggiunto 3 milioni e 600 mila test antigenici rapidi che permettono di andare a riscontrare la malattia soprattutto nelle scuole, nei pazienti disabili e nelle strutture sociosanitarie e residenziali per anziani. Stiamo cercando di presidiare il territorio con 81 punti tampone e con 26 hub drive through».
«E poi – spiega Monti – abbiamo creato ambulatori sul territorio dedicati al Covid, potenziato l’assistenza domiciliare, attivato le Usca con 400 medici che visitano a domicilio i cittadini. In questo modo gli ospedali hanno potuto riorganizzarsi, hanno creato posti per sub acuti, hanno preso in carico migliaia di pazienti senza andare in sofferenza. Quindi in Lombardia oggi stiamo curando tutti».
I VACCINI ANTINFLUENZALI
Un racconto che però fa a pugni con le inefficienze riscontrate da più parti, a partire dalla carenza di vaccini antinfluenzali evidenziata da medici di medicina generale, farmacisti e associazioni di categoria. «Al riguardo le posso dire che si è fatta tanta confusione – la replica di Monti -. In primo luogo, l’influenza arriva a dicembre, non a settembre, e dura tre mesi come la copertura del vaccino. Quindi occorre farlo a novembre per avere la copertura vaccinale fino a febbraio. Chi sostiene che quest’anno era da fare in anticipo dice il falso disorientando le persone. Questo è detto dalla scienza e non dalla politica, che ha voluto strumentalizzare la questione».
Il tema della mancanza di dosi presso i medici di medicina generale è uno degli aspetti che più hanno messo in crisi il sistema sanitario lombardo, accusato di non aver provveduto per tempo a rifornirsi nonostante i proclami. Accuse che Monti respinge al mittente: «Regione Lombardia, per non creare le code negli ambulatori dei medici di medicina generale, ha deciso che i vaccini, acquistati in numero più che doppio rispetto allo scorso anno, fossero diluiti su più consegne in più settimane. Voglio assicurare che i vaccini ci sono, abbiamo iniziato a farli in collaborazione con i Comuni e con hub territoriali, e si andrà avanti in questa direzione per arrivare a fine novembre con la copertura della maggior parte della popolazione a rischio. A dicembre completeremo l’opera e daremo i vaccini restanti alla popolazione che non rientra nella fascia target».
Nel racconto di Emanuele Monti, poi, non può mancare il capitolo RSA, protagoniste della cronaca lombarda della prima ondata. E a tal proposito, proprio oggi è stato discusso in Aula un progetto di legge di cui Monti ci anticipa il contenuto: «Voteremo il progetto di legge sulle RSA e saremo i primi a farlo in Italia, mettendo in sicurezza 65 mila anziani e 100 mila operatori. Un sistema che rischiava di fallire. Invece grazie a questo progetto di legge che mi vede primo firmatario e relatore porterà alle RSA lombarde, alle strutture sociosanitarie per disabili e per la cura delle dipendenze, 100 milioni di euro».
Nel tentativo di spegnere le critiche e portare a termine i tanti progetti messi in campo per fronteggiare il nemico invisibile, il Presidente della Commissione sanità rivendica la paternità del plasma iperimmune: «Questa è una scoperta lombarda – sottolinea -. Siamo stati i primi grazie ai medici del Carlo Poma di Mantova e del San Matteo di Pavia. Con l’identificazione dei corpi neutralizzanti sono riusciti a trovare quel plasma che potrebbe essere utilizzato in pazienti Covid, anche se al momento siamo bloccati da AIFA. Ma noi non ci siamo arresi, e abbiamo creato la banca del plasma in diverse strutture ospedaliere. Abbiamo infatti vinto, grazie ad un progetto capofila italiano della ASST dei Laghi di Varese, un bando europeo da 8 milioni di euro per dotare di infrastrutture per l’immagazzinamento del plasma le varie aziende ospedaliere lombarde. Considerato tutto questo, stride pensare che il progetto di sperimentazione nazionale del plasma sia poi stato affidato alla Toscana. Credo che le motivazioni alla base di questa decisioni non siano tecniche».
Infine, Monti attacca la decisione del Governo di dividere il Paese in zone sulla base del rischio, e contesta (ovviamente) la scelta di mettere la Lombardia in zona rossa. «Contesto questa suddivisione schizofrenica perché la Lombardia non aveva, all’epoca, ragione di subire le massime restrizioni, analizzando il numero di tamponi positivi e dei pazienti in terapia intensiva ogni cento abitanti. All’errore hanno poi cercato di rimediare “ricolorando” le altre regioni. Alla fine di questa settimana ci sarà una nuova discussione con il Governo e confidiamo di essere spostati nella zona arancione, perché crediamo nella possibilità di poter continuare a lavorare ed esercitare le attività in sicurezza».
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