L’ex Presidente della Commissione Bilancio contesta la ‘narrazione’ sul fondo salvastati: «I titoli comprati dalla Banca centrale non ci costano nulla perché ridanno gli interessi. In questo momento noi ci finanziamo a zero. Non ha senso insistere a fronte di un finanziamento a zero». Poi aggiunge: «Medici vittime di propaganda e disinformazione»
Il mondo della sanità è da mesi in fermento sull’adesione dell’Italia al MES. Molti sindacati (come l’Anaao Assomed) e associazioni di settore da tempo chiedono di aderire al prestito europeo per avere accesso a risorse immediate e mettere in ordine la sanità duramente colpita dall’emergenza Covid. Sul tema però la politica italiana è molto divisa e la questione taglia in modo trasversale le coalizioni: se da un lato Pd, Italia Viva e Forza Italia spingono per accedere subito ai 36 miliardi del “Pandemic Crisis Support”, dall’altro Lega, Fratelli d’Italia e M5S mettono in guardia da quella che considerano una “trappola europea”.
«Già il fatto che nessun paese europeo abbia deciso di aderire dovrebbe far capire molte cose», spiega a Sanità Informazione l’ex Presidente della Commissione Bilancio della Camera ed economista di punta della Lega Claudio Borghi, facendo riferimento al rifiuto di Grecia, Portogallo e Spagna (tra i paesi più indebitati dell’eurozona) di attingere a questa linea di credito.
«È uno strumento di sottomissione, non uno strumento di finanziamento – continua Borghi -. In questo momento non abbiamo alcun bisogno di finanziarci con altro che non siano i titoli di Stato. I titoli comprati dalla Banca centrale non ci costano nulla perché ridanno gli interessi. In questo momento noi ci finanziamo a zero. Non ha senso insistere a fronte di un finanziamento a zero: non è vero che senza quei soldi non ci sono soldi per la sanità. Basta volerli: in questo momento noi possiamo avere i soldi che servono. Se si insiste a volere il MES, vuol dire che non si è interessati all’aspetto del risparmio. Gli interessa che noi diventiamo vittime di un creditore privilegiato».
I dubbi sul MES hanno iniziato a coinvolgere anche il fronte dei favorevoli tanto che lo stesso Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli (Pd) ha chiesto di superare il MES, «visto con diffidenza dai governi nazionali dell’Unione europea» anche alla luce dei nuovi interventi previsti con il Recovery Fund (al momento bloccato dai veti di Ungheria e Polonia).
«La differenza tra Recovery Fund e MES è che nel caso del MES è esplicito che si tratti di un creditore privilegiato: c’è scritto nero su bianco sul trattato – spiega Borghi -. Per quanto riguarda gli altri prestiti europei (SURE, Recovery Fund e cose di questo tipo) fanno fatica a dirlo, non vogliono scriverlo. Durante l’audizione al Senato del Ministro Gualtieri a domanda specifica sulla “seniority” del SURE è stato risposto che non è rilevante. Io preferisco una cosa non detta a una cosa scritta».
Ma allora perché i sindacati medici continuano a chiedere il MES? «Sono vittime – conclude l’ex Presidente della Commissione Bilancio – di una certa propaganda e di un’informazione sbagliata: gli hanno fatto credere che non arrivano soldi alla sanità perché non abbiamo il MES. Ma non è così».
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