Il biofisico, attraverso studi quantitativi, si è concentrato sulla velocità di crescita o rallentamento dell’epidemia. E, dati alla mano, ha scoperto che il metodo applicato in Oriente, il “Case Finding and Mobile Tracing”, è molto più efficace nel contenimento dell’epidemia rispetto al “Lockdown Stop and Go”
«I sistemi di contenimento come mascherine, distanziamento, lockdown, da soli “rallentano” poco il processo di diffusione del virus. Dobbiamo fare i “tamponi” e tracciare almeno il 70% della popolazione totale, non fermarci a pochi contagi ma avere come obiettivo “infetti zero” per riaprire al più presto tutte le scuole, tutti i ristoranti, tutte le attività economiche e culturali senza aspettare che tutta la popolazione sia vaccinata». Parola di Antonio Bianconi, per vent’anni professore di Biofisica alla Sapienza, membro della “European Academy of Sciences” e dal 2012 direttore del Rome International Center for Materials Science Superstripes (RICMASS).
A Sanità Informazione Bianconi racconta come è giunto a queste conclusioni: insieme ai ricercatori del RICMASS, del CNR, dell’INFN e dell’Università di Camerino ha dato vita a un gruppo interdisciplinare di fisici sperimentali e teorici per estrarre dai dati a disposizione le leggi fisiche della dinamica del Covid-19: «Noi cerchiamo le leggi matematiche di meccanica statistica che permettono di prevedere lo sviluppo futuro dell’epidemia dall’analisi dei dati. Ci siamo focalizzati sullo studio della dinamica. Non misuriamo tanto il numero dei morti, dei ricoveri e dei contagi ma misuriamo la velocità di crescita o rallentamento dell’epidemia nel suo complesso», spiega Bianconi.
Gli studi posti in essere fin dal marzo scorso dal gruppo di scienziati avevano portato a conclusioni importanti: analizzando la dinamica della diffusione virale era emerso fin dal marzo scorso che il metodo “Lockdown Stop and Go“, proposto dall’Imperial College di Londra e adottato dall’Italia e da altri paesi europei, fosse meno efficace del protocollo alternativo disponibile, detto “Case Finding and Mobile Tracing”, messo in azione nello stesso periodo in Corea del Sud. Così il 29 marzo avevano scritto una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e firmata da altri ricercatori tra cui il microbiologo Andrea Crisanti, in cui si chiedeva di adottare questo metodo alternativo.
Dal governo, però, nessuno ha risposto all’appello. «Abbiamo avuto un muro di gomma enorme, siamo arrivati a tutti i livelli ma senza esito», spiega Bianconi che sottolinea: «Il nostro è un discorso fisico-matematico che non sempre viene compreso dai medici».
La notizia della lettera a Conte è tornata alla ribalta nelle ultime settimana quando a renderla pubblica è stata l’associazione di accademici Lettera 150 che ha lanciato una petizione arrivata già a 35mila adesioni chiedendo al governo una svolta radicale nella lotta al Covid.
«La frenata al dilagare dell’epidemia in Italia dopo 15 giorni di lockdown c’era stata a marzo – ricorda Bianconi – ma, malgrado l’Italia avesse scelto giustamente di applicare la versione più rigida possibile del protocollo dell’Imperial College, la crescita esponenziale del tempo di raddoppio, che indica la velocità di congelamento della crescita dell’epidemia, era lenta. Attuando rapidamente il protocollo alternativo applicato nello stesso tempo in Corea del Sud si poteva fermare il lockdown dopo 30 giorni».
Bianconi ha un posto di rilievo nella storia della fisica: in Italia ha dato inizio alla ricerca in fisica delle fluttuazioni quantistiche a livello locale in sistemi complessi e nelle proteine usando la radiazione di sincrotrone a Frascati dal 1971. Ha studiato le fluttuazioni dinamiche di proteine intrinsecamente disordinate, simili alla proteina spike del Sars-CoV-2, e della mielina sviluppando nuovi metodi di analisi di “big data” sperimentali per svelare l’ordine correlato che si manifesta nel mondo della materia vivente. Queste ricerche hanno contribuito alla nascita di quella che oggi si chiama la “fisica dei materiali quantistici complessi”. Oggi si occupa del meccanismo di amplificazione delle fluttuazioni quantistiche dal livello atomico al livello macroscopico passando attraverso i livelli nanoscopico, mesoscopico e microscopico.
Affascinante il metodo statistico-matematico alla base delle sue teorie elaborato studiando quantitativamente l’evoluzione temporale dei casi di Covid-19: «Noi guardiamo le derivate, le variazioni temporali: compensiamo le fluttuazioni statistiche dei dati, le funzioni matematiche sono molto semplici. A noi interessa la dinamica. È noto che il contagio cresce secondo la legge della crescita delle popolazioni e dell’evoluzione delle specie di Darwin. Questa è una legge fisico-matematica della biofisica, una scienza tesa a trovare le leggi matematiche della vita. «I processi dinamici – spiega Bianconi – non si sviluppano in un sistema omogeneo ma in uno eterogeneo: alla fine si osserva una legge di crescita con un andamento a potenza misto esponenziale, noto nella crescita dei cristalli di proteine come la Legge di Ostwald».
Bianconi, così come Crisanti, è un fautore del protocollo Case Finding and Mobile Tracing alla base del quale c’è in primis una politica di tamponi di massa: testare tutta una regione o una provincia in un tempo ristretto, massimo in due giorni. Fatto il tampone a tutta la popolazione fondamentale diventa l’app per ogni cittadino su cui viene caricato il segnale di “negatività” o “positività” all’infezione. Questo protocollo è stato testato, dopo Corea del Sud e Cina, in molti paesi della Asian-Pacific Association: Giappone, Taiwan, Nuova Zelanda, Australia e, in Europa, dalla Norvegia, con chiari risultati quantitativi.
La lotta è contro il tempo: «Sono fondamentali i tempi. La diffusione del virus in un network come una regione italiana ha dei tempi naturali: il tempo di infezione, il tempo di rimozione dalla catena di contagio, il tempo di raddoppio degli infetti ma – continua il biofisico – bisogna tener conto di questi numeri per modificarli con il giusto protocollo. In Australia, operando Stato per Stato, sono arrivati ad “infetti zero” in due Stati. Si può fare anche in Italia e siamo ancora in tempo ad agire perché anche con il vaccino ci vorranno almeno otto mesi prima di fermare la catena dei contagi».
Bianconi propone di applicare questo metodo partendo dalla scuola: «Lancio un appello alla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: riapriamo in sicurezza tutte le scuole. Bisogna partire col progetto “contagi zero” in ogni scuola: per realizzare questo, bisogna applicare un protocollo differente iniziando con tamponi a tappeto in tutte le scuole. Poi i ragazzi dovrebbero avere obbligatoriamente l’app che ne attesta la negatività senza la quale non si può entrare. Così possiamo raggiungere l’obiettivo».
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